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Se una notte appare Mastroianni. “Via Veneto”, la favola di Simone Fiorito

12-02-2019

“E se la Roma degli anni 60 tornasse a splendere per te?”

Ho tra le mani il nuovo libro di Simone Fiorito, Via Veneto, che ho incontrato in vista della presentazione di martedì 12 febbraio alle 20,30 al Cortile Cafè.

Via Veneto è la favola moderna di una cameriera sognatrice, Cecilia, appassionata agli anni della Dolce Vita, aspirante attrice, che ha lasciato il suo fidanzato Marcello ed è scappata a Roma per inseguire la sua ambizione. La realtà si rivela molto diversa dalle sue aspettative e la possibilità di riuscire a ottenere un provino importante è lontana.

Non solo, Cecilia è tormentata dal pensiero del suo ex, che di fatto ama ancora. Decide di tornare da lui ma trova una porta chiusa. Ma come in tutte le favole, arriva l’aiutante magico e una notte appare Mastroianni, che come nel celebre Midnight in Paris, porterà Cecilia indietro nel tempo, negli sfavillanti anni 60.

Marcello darà preziosi consigli a Cecilia e forse per il provino non è detta l’ultima parola. Vendetta dei sentimenti e nostalgia d’amore sono i temi del libro per una Cenerentola verace, che fuma, beve e non si fa mettere i piedi in testa.

Il romanzo è scritto in prima persona e la protagonista è una ragazza. Come ti sei calato nella parte?

“Sono cresciuto con tre donne in casa: mia mamma, mia sorella, mia nonna. Mio padre è andato via quando ero piccolo. Ho passato gran parte della vita immerso in un mondo femminile. E anche sul lavoro sono circondato da sole donne. E poi ho tante amiche che hanno letto e dato un parere sul romanzo. Le ho studiate da vicino. Da come si vestono, da cosa dicono, dai modi di fare. Per un po’ ho parlato al femminile”.

Mi fai un esempio?

“Origliando una conversazione in un bar ho scoperto il verbo ‘svetrinare’. Non esiste ma significa andare per vetrine. La migliore di tutte però l’ho sentita in ufficio, non so se si può dire, è volgare”.

Ride e diventa rosso.

Cecilia lascia il ragazzo per rincorrere il suo sogno, per la carriera. Le due cose non si possono conciliare? Perché pensa che potrà raggiungere il suo obiettivo solo rinunciando all’amore?

“Se fosse stata con lui non avrebbe davvero potuto concentrare le sue forze sulla carriera. Cecilia si pone questa domanda ossessiva per tutto il libro e si autoconvince di dover scegliere tra amore e professione. Capirà che la domanda è sbagliata perché mette due cose diverse a confronto. Ma per quanto sbagliata è stata la sua scelta di cui si trova a vivere le drammatiche conseguenze. Ed è quello che è successo a me”.

Tu hai fatto una scelta come Cecilia? Hai lasciato la tua ragazza per seguire la carriera di scrittore?

“Sì, e con questo libro ho provato a chiudere questa storia, a lasciamela alle spalle”.

Un atto terapeutico. Ti sei pentito della scelta?

 “Sì”.

E non si torna indietro?

“No”.

Ne è valsa la pena?

“Sì, anche se è complicato. Quando vedrò il mio romanzo alla Feltrinelli allora potrò dire che ne è valsa la pena. Ma non è facile”.

Lei lascia lui, poi lei torna e lui la respinge. E questo la fa impazzire, la riempie di rimorsi, e allo stesso tempo le tira fuori una grinta inarrestabile, la voglia di farcela a tutti i costi.

Invece di diventare attrice perché è quello che vuole dalla vita, la molla che scatena l’azione è la vendetta. Perché?

“Perché è una forma malata e contorta di amore puro. A lei non interessa più davvero della recitazione. Prima lascia lui per la recitazione, poi sarebbe disposta a lasciare la recitazione per lui. Non sa tenere una scelta e perseguirla. Si rende conto di avere sbagliato, che ha perso l’uomo della sua vita. Lei è innamorata di lui, l’unico modo di riaverlo è diventare famosa. Se non può più entrare dalla porta di casa loro, l’unico modo per arrivare a lui è attraverso un cartellone pubblicitario”.

Cecilia incontra vari personaggi del passato tra cui Anna Magnani. La grande attrice chiede alla ragazza che viene dal futuro com’è stata l’evoluzione del femminismo, movimento che nasce proprio negli anni 60. Pensi che le donne si siano emancipate?

“Io credo di sì e che siano andate oltre. Hanno ribaltato i ruoli, in alcuni casi prendendosi non solo la libertà ma anche i lati peggiori degli uomini. Sul lavoro soprattutto. I ‘ruoli’ sono fluidi e questo genera confusione. La consapevolezza della donna spaventa l’uomo che reagisce con la timidezza o con la violenza, purtroppo”.

Gli anni 60 sembrano l’era d’oro, un periodo idealizzato. I meccanismi non sono però rimasti sempre gli stessi nel mondo dello spettacolo?

“La tv berlusconiana che noi abbiamo visto negli anni 90 e duemila nasceva proprio in quegli anni. E lì, in quel periodo, già ci sono i semi di quello che è stato dopo, quello che abbiamo vissuto noi. La grande intuizione di Fellini con La Dolce Vita è dire proprio questo. L’amaro che sta dietro a tutto quello che sembra dolce e dorato che è sofferenza di dover ostentare. E che si è acutizzato oggi con il mondo dei social”.

Oltre alla stampa hai fatto anche la copertina

“Si tra il reale e l’esplosione fantastica, come la storia, ambivalente, tra due mondi reale e immaginario. Mi sono ispirato a alle copertine degli album dei Beatles, di Ghali e anche a una locandina del Biografilm Festival”.

Dove si può acquistare il tuo romanzo?

“Da Modo info shop, in via Mascarella 24/b oppure si può ordinare in tutti i punti Feltrinelli e Ibis libri”.

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