Dal 22 al 24 settembre torna il festival internazionale di cinema lesbico Some Prefer Cake con la sua 15esima edizione, al Nuovo Cinema Nosadella e negli spazi del Giardino Lorusso. L’inaugurazione vedrà in scena lo spettacolo musicale Ci siamo rotte di Le Cadavere Squisite e a seguire la proiezione di Luki (Italia/2022) di Marta Bencich (10′) il cortometraggio in motion graphic sull’attivista Luki Massa, in anteprima regionale.
Il festival è organizzato dall’associazione Luki Massa Aps, con la direzione artistica dell’agenzia Comunicattive, nell’ambito di Bologna Estate 2023, e nell’ambito del Patto generale di collaborazione per la promozione e la tutela dei diritti delle persone e della comunità LGBTQIA+ nella città di Bologna 2022-26, con il sostegno della Film Commission della Regione Emilia Romagna e del Master Gemma in Studi di genere e delle donne.
Some Prefer Cake anche quest’anno celebra la ricchezza del cinema lesbico, proponendo produzioni indipendenti da tutto il mondo e attraverso una varietà di generi affronta temi fondamentali all’interno della comunità lesbica: dall’importanza della visibilità come pratica politica alle diverse esperienze di attivismo, dalla memoria alla creazione artistica, passando per le relazioni affettive, i corpi, la cura, l’amore nelle sue infinite forme.
Vi aspettano 22 film tra lungometraggi e cortometraggi, 2 presentazioni di libri, 3 mostre, 3 aperitivi in giardino con dj set, 1 concerto live, 1 spettacolo di stand-up comedy, 1 performance e 1 party al cinema.
Tutti i film sono sottotitolati, gli incontri avranno la traduzione simultanea in LIS per garantirne la fruibilità alle persone sorde. Gli spazi del festival sono accessibili alle persone in sedia a rotelle.
Abbiamo raggiunto la regista Marta Bencich che presenterà in anteprima il suo cortometraggio su Luki Massa, pioniera del movimento lesbico, prematuramente scomparsa nel 2016. Bencich, autrice e disegnatrice, ha sceneggiato e diretto il corto animato come “un tuffo nelle origini dell’attivista, nella sua infanzia nei fantasiosi dintorni di Baia, vicino a Napoli. Uno spirito libero, una vita in cui tra il quotidiano e lo straordinario non è mai esistito un vero confine”.
Marta, sei ex direttrice artistica di Some Prefer Cake, che hai co-fondato con Luki Massa, attivista e soggetto del tuo cortometraggio. Ci racconti cosa ti ha portato alla genesi del festival e il tuo rapporto con Luki?
«Il festival è nato dal desiderio e dall’esperienza di Luki, che aveva fondato il festival di Cinema Lesbico Immaginaria con l’associazione Visibilia e voleva portare avanti il lavoro di diffusione della cultura indipendente lesbica, in particolare del cinema, e dalla mia passione per ogni traccia lesbica capace di emergere nella cultura, anche in quella mainstream. Erano anni in cui c’erano poche immagini di lesbiche e per noi era fondamentale dare risonanza da dentro il movimento alla molteplicità e alla forza delle esperienze lesbiche. Quel periodo è stato il trampolino di lancio per la diffusione mediatica che viviamo di oggi».
Come si intreccia il tuo percorso personale a quello professionale? Quale si nutre più dell’altro?
«Ho dedicato questo mio primo lavoro di animazione a Luki perché un lavoro così creativo nasce necessariamente dall’anima ed è stata una scelta istintiva. È stato un lavoro profondo, sia difficile che bellissimo, e i confini dei due percorsi si confondono e si nutrono l’un l’altro».
Nell’immaginario collettivo, mainstream e di non-attivismo, il movimento lesbico resta quasi sotto tono rispetto alla rappresentazione gay e, in tempi recenti, transgender. Quali sono le cause e le cure, per te?
«Purtroppo la tendenza a relegare le donne in secondo piano è un retaggio molto forte e trasversale. Non so a livello di movimento, non ho una risposta sulle cure, ma al livello delle singolarità oggi ci sono molte lesbiche dichiarate e molto è cambiato da prima, da quando abbiamo creato il festival. Penso che anche questa diffusione capillare di visibilità sia importante e potente».
Raccontaci il movimento lesbico per come lo vivi e lo vedi tu oggi, rispetto ai suoi esordi
«Credo che ogni epoca e ogni generazione abbia la propria percezione e il proprio modo di vivere il movimento e di portarlo avanti e che sia giusto così. Credo che nei cambiamenti di questi anni ci siano state delle cose perse, in particolare il senso di libertà e di rivoluzione dagli anni 70 in poi è andato via via scemando non solo fuori ma anche dentro il movimento, ma anche tante cose nuove belle, la diffusione mainstream è altrettanto importante in prospettiva. È importante la comunicazione fra generazioni, in modo da capire da dove veniamo ma anche per vedere con apertura dove stiamo andando. Il mondo cambia e anche il movimento si adatta al cambiamento».
Di inclusività e rappresentanza si parla tanto, soprattutto nelle pratiche artistiche e creative, nei tuoi anni di direzione artistica cosa cercavi nei vari progetti da presentare al festival?
«Volevo dar voce alle tante storie di lesbiche e di donne, la molteplicità è fondamentale, e sicuramente io e Luki nelle storie cercavamo sempre un atteggiamento costruttivo e libero, non vittimista. Il desiderio era di rompere con la narrazione negativa della cultura mainstream e dare spazio alle voci autentiche, proponendo immagini più ricche e più vere, che in quegli anni era impossibile trovare se non nei circuiti indipendenti».
C’è una visione di Femminismo e Lesbismo come “energia di lotta”, come si muovono assieme? E cosa le separa?
«Per me, così come per Luki, il lesbismo non può prescindere dal femminismo. Lottare insieme a tutte le donne e a tutte le lesbiche è sempre stata la passione vitale di Luki».
Che importanza hanno i luoghi, sia nel tuo lavoro che nella memoria?
«I luoghi per me sono molto importanti, i colori della natura, le atmosfere della città. I luoghi magici dell’infanzia di Luki hanno segnato la sua capacità di sognare un mondo più ricco di quello che ci vogliono dare. E la natura, le piante, gli animali sono rimasti anche da adulta importanti per lei, come lo sono per me. L’attivismo di Luki non aveva solo la carica politica, aveva in sé una cura dell’umano e della vita che faceva la differenza».
C’è un passaggio specifico nel corto in cui la mamma di Luki le dice: “te ne vai sempre dove gli altri non hanno il coraggio di andare” – quasi profetico nella storia, emblematico e riassuntivo del suo spirito. Cosa definisce il coraggio di un’attivista?
«Saper immaginare il mondo che vuoi e avere il coraggio di credere di poterlo costruire, giorno dopo giorno. Questo era proprio lo spirito, l’essenza di Luki».
Luki Massa è stata una pioniera, scomparsa troppo presto, qual è la sua eredità? E cosa vorresti vedere le nuove generazioni di lesbiche e identità queer prendere e portare avanti?
«Essere sempre libera e trasversale, in relazione con tutti senza chiusure ma anche salda nei suoi principi. Bisogna portare avanti le battaglie in cui si crede con passione e in più si è ad immaginare, più idee possono venire per andare avanti».
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