Parte sabato 11 luglio, nell’ambito di Bologna Estate 2020 “Stasera parlo io all’Archiginnasio”, la rassegna letteraria organizzata da librerie.coop in collaborazione con Coop Alleanza 3.0 e Bper Banca, che da 8 anni anima il cortile della storica biblioteca cittadina e che quest’anno presenta un programma di 13 appuntamenti ad ingresso gratuito, tutti alle ore 21
il Cortile dell’Archiginnasio sarà a capienza ridotta. Si possono prenotare massimo 150 posti, andando nei giorni precedenti alla libreria Coop Zanichelli (piazza Galvani, 1/h). I tagliandini per l’ingresso saranno distribuiti in libreria a partire dal 9 luglio settimana per settimana. Compatibilmente alla disponibilità dei posti è possibile ritirare il tagliando d’ingresso anche la sera stessa dell’incontro
Reading di Laura Morante, che interpreterà un’antologia di racconti tratta dal suo libro Brividi immorali (La Nave di Teseo, 2018). Interventi musicali a cura di Cristiana Passerini, arpa.
Saluto dell’Assessore alla Cultura, Matteo Lepore
In collaborazione con Musica Insieme.
Musica Insieme e Librerie COOP portano sul palco del Cortile dell’Archiginnasio una delle più celebri e brillanti attrici italiane, Laura Morante, diretta fra gli altri da Bertolucci, Amelio, Salvatores, Avati e premiata con il David di Donatello per La stanza del figlio di Nanni Moretti e con il Nastro d’argento per L’amore è eterno finché dura di Carlo Verdone. Laura Morante sarà ospite di Stasera parlo io nella doppia veste di autrice e lettrice: interpreterà infatti un’antologia di racconti tratta dal suo libro Brividi immorali (La Nave di Teseo, 2018), dove la parola si fa letteralmente musica nel ritmo vivace e incisivo delle storie narrate, che raccontano la quotidianità con sguardo ironico e scanzonato. Al fianco di Laura Morante, l’arpista Cristiana Passerini, solista ospite di compagini come l’Orchestra della Toscana, Toscanini e RTSI di Lugano sotto la guida di Muti, Inbal, Nagano, Metha, Maazel. Cristiana Passerini interpreterà alcuni brani dalle Suites francesi di Johann Sebastian Bach (da lei incise nel 2020 in un apprezzatissimo cd per Bottega Discantica), che alternano momenti vivaci e danzanti ad oasi di pace meditativa, intrecciandosi in un dialogo ideale alla narrativa di Laura Morante, per culminare nella vivacità della Giga finale bachiana e del racconto che dà il titolo al libro, con il quale si concluderà il reading.
Carlo Lucarelli, L’ inverno più nero. Un’indagine del commissario De Luca (Einaudi). Con Giampiero Rigosi, scrittore e sceneggiatore.
1944, Bologna sta vivendo il suo «inverno piú nero». La città è occupata, stretta nella morsa del freddo, ferita dai bombardamenti. Ai continui episodi di guerriglia partigiana le Brigate Nere rispondono con tale ferocia da mettere in difficoltà lo stesso comando germanico. Anche per De Luca, ormai inquadrato nella polizia politica di Salò, quei mesi maledetti sono un progressivo sprofondare all’inferno. Poi succede una cosa. Nella Sperrzone, il centro di Bologna sorvegliato dai soldati della Feldgendarmerie, pieno di sfollati, con i portici che risuonano dei versi degli animali ammassati dalle campagne, vengono ritrovati tre cadaveri. Tre omicidi su cui il commissario è costretto a indagare per conto di tre committenti diversi e con interessi contrastanti. Convinti che solo lui possa aiutarli.
«Alle 17:10, al primo calare del sole, il coprifuoco avrebbe trasformato il suk dentro le mura di Bologna in una città fantasma, accecata dall’oscuramento e muta, a parte gli scarponi delle pattuglie o quelli dei partigiani. Ma fino a quel momento, quella casbah fradicia e sporca, che scoppiava di voci rombando sorda come un treno in una galleria, brulicava di gente che cercava qualcosa, la neve, il burro, una sigaretta, un attimo in piú per superare quello che per tutti, dall’inizio della guerra, forse da sempre, era l’inverno piú ruvido e freddo. L’inverno piú nero».
Giovanni De Plato, Il mistero di Evita. Una storia d’amore e di potere (Chiarelettere). Con Teresa Accietto, docente argentina, Aldo Balzanelli, giornalista e Pier Ferdinando Casini, senatore della Repubblica Italiana.
Buenos Aires, 1° maggio 1952. Dal balcone della Casa Rosada, Evita saluta il popolo adorante incitandolo a proseguire nel cammino che sta facendo grande l’Argentina, non prima di averlo messo in guardia da un pericolo: «Il nemico ci spia e ci ascolta… I traditori della patria sono mescolati a noi». Il presidente Perón la trascina dentro quasi di peso. Teme l’esaltazione di quella ragazzina della pampa che in meno di un decennio è diventata first lady. È atterrito all’idea che il carisma e l’afflato indipendentista della sua amata consorte indispettiscano i poteri forti interni e stranieri che finora lo hanno supportato nell’ascesa. Meno di tre mesi più tardi, Evita muore dopo una misteriosa lobotomia. Affidata a un chirurgo americano, anziché al medico di fiducia che da tempo le sta curando il cancro. De Plato consegna alle voci alternate di Evita, di Perón e del giovane sindacalista Carlos Maiorino il racconto di una parabola gloriosa e di un destino tragico. Un mito che continuamente si rinnova nell’immaginario popolare attraverso film, canzoni, libri.
Ivano Dionigi, PAROLE CHE ALLUNGANO LA VITA. Pensieri per il nostro tempo (Cortina). Con Matteo Maria Zuppi, Cardinale e Arcivescovo di Bologna, e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Piccoli pensieri sulla nostra identità e sul nostro futuro, formulati da altri viaggiatori prima di noi, da altri compagni di viaggio. Alla ricerca di una risposta alla domanda di Agostino: “Tu chi sei?” (Tu quis es?). La domanda di ognuno di noi. In questi tempi di incertezza e solitudine, ci sentiamo smarriti e cerchiamo di capire quel che sta accadendo intorno a noi. Cos’hanno da dirci Virgilio e Lucrezio, Seneca e Agostino, che affrontano questioni e interrogativi dibattuti già duemila anni fa ad Atene e Roma? Ci sono voci che, resistendo al tempo, aiutano ad alimentare una nuova speranza nonostante la crisi. Questo libro compie un viaggio, in più tappe e con brevi percorsi, tra passato e presente, tra antichi e moderni. Il punto di partenza è occasionale: una parola tradita, che reclama la restituzione del proprio volto, un episodio di cronaca, un dibattito su politica, scuola, lavoro, una riflessione su tragedie improvvise che possono colpire l’umanità.Giovedì 16 luglio, ore 21
Gad Lerner, NOI, PARTIGIANI (Feltrinelli). Con Ettore Tazzioli, Direttore di Trc Tv.
Con la Resistenza è cominciata una nuova epoca, la nostra. Il tempo tragico ed eroico che ha messo fine allo Stato fascista ha per protagonisti donne e uomini capaci della decisione estrema di conquistare anche con le armi una libertà per molti sconosciuta. Ma la memoria svanisce e gli errori della storia possono ripetersi. Insieme all’Anpi, Gad Lerner e Laura Gnocchi hanno costruito un romanzo collettivo, frutto della raccolta senza precedenti di oltre quattrocento interviste filmate. Un’impresa che non è ancora finita, una corsa contro il tempo per dare voce a coloro che, nei venti mesi che separarono l’8 settembre 1943 dalla Liberazione, erano giovanissimi, adolescenti o addirittura bambini. È un tentativo di esplorare il mondo della loro scelta. Cosa passava per la loro testa? Come si sono formati i codici di comportamento, le idee, la visione del mondo, il loro “antifascismo esistenziale”? Molti vengono da famiglie in cui l’opposizione al regime risale agli anni venti. Altri, all’improvviso, l’8 settembre si trovarono a vivere le “svestizioni” frettolose e poi la disobbedienza all’arruolamento nelle file repubblichine e alla deportazione nei campi di lavoro in Germania. C’è chi andò in montagna da sedicenne, fuggendo da casa e rinunciando a frequentare l’ultimo anno di scuola, e chi scelse l’attività clandestina all’insaputa dei genitori. Episodi drammatici, amori leggendari e dinamiche familiari si intrecciano in un racconto corale di malinconia ma anche di felicità, che riporta alla luce i valori civili fondamentali che oggi dobbiamo difendere. Come scrivono Gad Lerner e Laura Gnocchi nell’introduzione, “chi liquida l’antifascismo riducendolo a ideologia obsoleta deve fare i conti con l’insegnamento che ci viene da questi uomini e da queste donne ancora presenti fra noi. La scelta da essi compiuta quando erano ragazzi deve rinnovarsi, a partire dal loro esempio, perché il fascismo non abbia un futuro”.Lunedì 20 luglio, ore 21
Grazia Verasani, Come la pioggia sul cellofan (Marsilio). Con Marcello Fois, scrittore.
Giorgia Cantini, investigatrice privata a capo di una piccola agenzia di periferia nella Chinatown di Bologna, è appena stata lasciata da Luca Bruni, dirigente della questura e capo della Omicidi, e sfoga la propria tristezza ubriacandosi nei bar e nei locali della città. È in questa fase non facile della sua vita che incappa in Furio Salvadei, un affascinante cantautore alla soglia dei cinquant’anni che sembra avere tutte le fortune – fama, ricchezza, talento –, ma che al momento è un musicista in piena crisi artistica ed esistenziale. Furio infatti abusa di alcol, è deluso dal mondo discografico, ed è sotto stress a causa di una donna, Adele, una fan insistente che gli dà il tormento seguendolo ovunque e pressandolo con telefonate e messaggi. Furio incarica Giorgia di pedinare la sua persecutrice e di provare a riportarla alla ragione prima che si trasformi in una stalker violenta. Il problema è che Adele dimostrerà di essere un vero e proprio enigma. Sotto le piogge persistenti dell’autunno alle porte, con la mente un po’ annebbiata dai drink delle sue sere solitarie e dalla nostalgia di Bruni, Giorgia si perderà in un’indagine che è un continuo gioco di specchi e sovrapposizioni, e in una vita filtrata da schermi, computer, telefoni, tv, dove i sentimenti diventano mere proiezioni. Quella realtà fittizia che, come un involucro di cellofan, protegge dagli urti è la stessa che separa i personaggi di Grazia Verasani dal contatto nudo con le cose: sembrano tutti alla ricerca di una vertigine che li faccia sentire più vivi, ma che, inevitabilmente, non li dispensa dal rischio di precipitare.Martedì 21 luglio, ore 21
Marcello Domini, Di guerra e di noi (Marsilio). Con Nicola Zanarini, giornalista Rai 3 Regione Emilia-Romagna.
Di guerra e di noi è la storia di due fratelli e copre l’arco di due guerre mondiali, correndo a perdifi ato dal 1917 al 1945. Comincia nelle campagne intorno a Bologna, e da lì non si sposta. Proprio come L’amica geniale dal Rione, a Napoli. Proprio come Patria di Aramburu dal piccolo paesino alle porte di San Sebastián. Di guerra e di noi è infatti un grande romanzo popolare. Al centro della storia ci sono due fratelli che rimangono orfani (il padre non torna dalla Prima guerra mondiale) e che la madre, ormai sola, è costretta a separare. Il più grande, di nome Ricciotti, andrà a studiare in collegio a Bologna. Il più piccolo, Candido, resterà al mulino. Il collegio di Ricciotti è un collegio di ricchi, e la vita di Candido al mulino è una vita da poveri. Finiti gli anni avventurosi e duri del collegio, Ricciotti sarà segnalato per andare a lavorare nella neonata Casa del fascio, dove incontrerà Leandro Arpinati, che diventerà suo mentore e amico. Candido resterà invece a lavorare nelle campagne frequentando sempre più quegli uomini e quelle donne che, col passare degli anni, andranno a formare le bande partigiane. Ma Ricciotti non è fascista, e Candido non è interessato più di tanto alla politica. Pensano entrambi a mandare avanti il mulino, a proteggere la madre e i lavoratori che vi lavorano, pensano a correre dietro alle ragazze, e soprattutto a comportarsi bene quando molti intorno a loro, a causa della guerra, si comportano male. Come per Oskar Schindler, tuttavia, la grande occasione per trasformare il mulino di famiglia in un progetto onesto ma più ambizioso è proprio la guerra. Marcello Domini segue le vite dei due fratelli lungo ventotto anni, e segue, senza mai perderle di vista, le vite dei personaggi che intorno ai fratelli e al mulino si muovono, e lo fa rovesciando situazioni, svelando fondi segreti (dei muri e dei personaggi), collegando incontro a incontro, fatto a fatto, con una voce profonda, potente e in fondo scanzonata, perché, per la guerra, parte la giovinezza.
Alberto Sebastiani, PADRE NOSTRO (EDB). Intervengono Andrea Battistini, Professore di Letteratura Italiana Unibo e Pierfrancesco Pacoda, critico musicale e saggista.
La preghiera del Padre nostro è stata di recente ripensata e riscritta da due teologi, Vito Mancuso e José Tolentino Mendonça, dal gruppo folk rock dei Gang, dal cantautore Vasco Brondi (meglio noto come Le luci della centrale elettrica), dal gruppo di rock alternativo Il Teatro degli Orrori e dallo scrittore Erri De Luca.
L’analisi delle loro rielaborazioni mostra un comune denominatore: l’intenzione di responsabilizzare l’uomo – nella sua relazione con l’altro, con sé e con il mondo – facendo leva su un testo condiviso. In particolare, la declinazione laica del discorso da parte dei Gang e di De Luca riguarda il rapporto con i migranti, con gli sbarchi e le stragi del Mediterraneo, cioè con un conflitto culturale e politico a tutt’oggi irrisolto. In questi testi, il dialogo tra la letteratura e altri linguaggi esprime quindi una lettura profonda del nostro tempo, offre un orizzonte non banale a cui tendere e dimostra come esso sia cercato da artisti diversi attraverso le parole di una preghiera universale ripensata e riscritta anche in chiave civile. È l’espressione della ricerca di un «noi», di una comunità solidale capace di costruire parole diverse rispetto alla retorica dominante.
Paolo Nori, CHE DISPIACERE. Un’indagine su Bernardo Barigazzi (Salani). Con Nicola Borghesi, attore e regista.
Bernardo Barigazzi è uno scrittore che ha cominciato a fare il giornalista ma non l’ha detto a nessuno. Quando non scrive è impegnato a corteggiare Marzia, barista laureata in filosofia, con cui ha una relazione fatta, prevalentemente, di appuntamenti mancati. Con lo pseudonimo di Ivan Piri dirige “Che dispiacere”, un giornale sportivo che esce in edicola solo i giorni successivi alle sconfitte della Juventus. Sembrerebbe uno svago innocente, finché Barigazzi non si trova suo malgrado coinvolto in un’indagine di polizia. Manuel Carrettieri, ultrà con la passione per la cocaina, è stato ucciso e più di un indizio collega Barigazzi al delitto. In una Bologna autentica e insieme fiabesca, tra le osterie del centro e i vialoni della periferia, va in scena una commedia degli equivoci popolata di indimenticabili protagonisti, densa di umorismo e umanità. Per la prima volta Paolo Nori si misura con il giallo, passando dal racconto in prima persona a quello in terza, e orchestrando una sinfonia di voci e personaggi.
Caterina Mazzucato, IO SONO IL MARE (Il Saggiatore). Con Cristiano Governa, giornalista, scrittore e sceneggiatore.
Il mare è un abisso di tenebra: ad andare troppo in fondo non si torna più. Una ragazza di quindici anni scompare nella notte, vicino alla Scogliera degli Angeli. Non ci sono tracce, non si trova il corpo; solo le scarpe sono rimaste, una sulla pietra, l’altra in acqua, a suggerirne il destino. La notizia travolge il paese, lì vicino: arrivano i telegiornali, poi i sommozzatori. Eppure, nulla. Sparita. Sul caso cala impietoso un velo di indifferenza, a fagocitare ogni ipotesi e ogni pettegolezzo. C’è qualcuno però che non si arrende: un uomo, un appassionato di immersioni subacquee, decide di tornare in acqua per trovare la ragazza. A spingerlo è il desiderio di riscattarsi nei confronti della donna amata che lo ha lasciato e, insieme, di annegare nello sforzo la propria insostenibile sofferenza. Nella solitudine e nel silenzio delle profondità marine, tuttavia, circondato solamente dalla vastità e dalle creature dell’ombra, i ricordi lo travolgeranno e sarà costretto a rivivere tutto: il primo, romantico incontro; la passione, la felicità; l’ultimo dolore condiviso, l’addio straziante.
Io sono il mare è un viaggio romanzesco in un universo rovesciato; un’immersione in un luogo senza tempo, in cui anemoni variopinti e coralli millenari dominano la superficie della Terra e animali estinti sopravvivono attraverso le forme di migliaia di specie differenti. Tra storie dimenticate e rimorsi mai confessati, nella sua ricerca disperata il protagonista dovrà esplorare ogni centimetro del fondale della sua anima fino a capire qual è la differenza tra ciò che sparisce per sempre e ciò che invece sa tornare a galla. Perché il mare è un involucro trasparente: più lo si indossa, più ci si rivela.
Filippo Venturi, GLI SPAGHETTI ALLA BOLOGNESE NON ESISTONO (Mondadori). Con Giovanni Egidio, Direttore la Repubblica Bologna.
È un venerdì sera come tanti alla Vecchia Bologna: ci sono le coppie che chiacchierano bevendo Lambrusco, c’è la food blogger che mangia con la forchetta in una mano e il telefonino nell’altra e ci sono i soliti turisti che osano chiedere al padrone di casa eresie come gli “spaghetti alla bolognese”. Emilio Zucchini li corregge bonariamente e dirige il traffico tra sala e cucina con piglio esperto e gioviale, quando d’un tratto una ragazza alle prese con un piatto di tagliatelle comincia a gridare e contorcersi in preda a una crisi allergica. A pochi isolati da lì, intanto, Mirko Gandusio detto il Grande Gandhi, abbattuto per aver mandato all’aria in un colpo solo il suo lavoro da buttafuori e la relazione più seria della sua vita – dopo quella con sua madre, s’intende -, si imbatte nel Duomo di Bologna e decide di entrare. Dall’altare uno sguardo misericordioso lo attrae: “è lei, la Diva, l’unica e inimitabile Madonna di San Luca, il simbolo della città”, che come tutte le primavere è stata portata in processione in centro. Sarà un richiamo mistico, sarà che ormai non ha più nulla da perdere, fatto sta che Gandhi si arrampica sull’altare, raggiunge la tavola di legno che ritrae la beata vergine e, anziché inginocchiarsi ad adorarla, la stringe al petto e se la fila nell’oscurità. È l’inizio di un weekend rocambolesco per l’intera città, ma soprattutto per Zucchini, che presto scoprirà che lo strano teatrino andato in scena nel suo ristorante e il rapimento della Madonna di San Luca sono legati a doppio filo, e si ritroverà suo malgrado impantanato in entrambi. Toccherà a lui, con le sue entrature alla Curia e le sue, meno efficaci, conoscenze in questura, dare una mano a districare la matassa e lanciarsi alla ricerca della signora più amata di Bologna.
Presentazione del libro Guglielmo Marconi. Memorie 1895-1899 a cura di Gabriele Falciasecca (Pendragon). Con Mauro Felicori, Assessore alla Cultura Regione Emilia-Romagna.
Un testo inedito di Guglielmo Marconi: un dattiloscritto in inglese riscoperto di recente, conservato a Oxford nella Bodleian Library, in cui lo scienziato bolognese scrive in prima persona. Si tratta di un documento probabilmente non destinato alla pubblicazione nelle intenzioni del suo autore (sebbene molte sue parti siano state utilizzate per interventi pubblici): in esso Marconi non si limita a ricostruire le sue ricerche di laboratorio, ma esprime anche le sue idee su grandi temi, si lancia in previsioni – per lo più del tutto azzeccate – sul futuro della radio, racconta aneddoti personali, si concede divagazioni e addirittura qualche spiritosaggine. Ed è proprio questa dimensione intima, il fatto che non fosse destinato alla divulgazione, che rende questo testo un reperto eccezionale: il grande scienziato, di solito molto asciutto nei suoi scritti ufficiali – nei quali raramente lasciava trasparire emozioni o idee personali – ci svela qui infatti aspetti poco conosciuti del suo complesso e affascinante mondo interiore.Giovedì 30 luglio, ore 21
Serata in commemorazione della strage del 2 agosto.
In collaborazione con l’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980.
Roberto Scardova, L’oro di Gelli. La strage del 2 agosto 1980, 40 anni dopo. (Castelvecchi) e Cinzia Venturoli, Storia di una bomba. Bologna 2 agosto 1980: la strage, i processi, la memoria (Castelvecchi). Modera Paolo Bolognesi.
Volume in corso di pubblicazione.