12 anni all’Ansa, prima da inviato, attualmente come responsabile di redazione dell’Emilia-Romagna, Leonardo Nesti è un volto noto del panorama giornalistico locale. Con il romanzo Tempi come questi. Storia di musica, politica e amore, Nesti si affaccia anche sul panorama narrativo, pur non rinunciando alla sensibilità giornalistica verso tematiche politiche e sociali.
Lo fa raccontandoci della “generazione tradita” di Sergio, ricercatore alle prese con il precariato, e della sua band di musicisti scarsissimi e con personalità problematiche, uniti dall’obiettivo di organizzare un concerto memorabile.
Ne parla con noi.
Tempi come questi: il chiaro richiamo a Times Like These dei Foo Fighters non sarà certo sfuggito al lettore, salvo che non abbia trascorso gli ultimi 20 anni chiuso in una stanza insonorizzata. Ci spiega Nesti che Dave Grohl (frontman dei Foo Fighters e batterista dei Nirvana) è “un amico” del protagonista dai tempi dei Nirvana: “nei momenti di sconforto, lui ha la tradizione personale di mettere il cd del concerto Mtv Unplugged in Ny e di suonarci sopra ritagliandosi un ruolo. Gli sembra così di entrare in contatto con i componenti dei Nirvana, di intesserci un dialogo”.
I personaggi del romanzo suoneranno Times Like These e cercheranno di applicarne il messaggio: è in tempi come questi che impari a vivere di nuovo, che impari ad amare di nuovo. Ma come si fa a capire quali siano i “tempi come questi”?, si domanda Nesti. La risposta insita nella canzone è che sono proprio tempi come questi a dircelo; ovvero, non importa chi tu sia, cosa tu stia facendo o che fase della vita tu stia attraversando, è adesso che devi imparare a vivere e ad amare di nuovo.
Ciò ci porta ad un altro brano intessuto nella trama del romanzo, Redemption Song di Bob Marley, di cui Nesti cita la frase “we forward in this generation, triumphantly” (progrediamo in questa generazione, trionfalmente).
“Mi piace pensare che Bob Marley si rivolgesse ad un pubblico universale, non solo alla sua generazione, ma a tutte. C’è bisogno del tuo impegno, del tuo impulso per non far fermare il progresso dell’umanità neanche per un secondo. In fondo il messaggio del mio libro è anche un messaggio di speranza: siamo qua, poteva andarci peggio, poteva andarci meglio, ma andiamo comunque avanti trionfalmente”.
Tempi come questi mostra l’effetto salvifico della musica, ma ne esalta in particolare il valore di esperienza politica. L’esperienza collettiva della band permette ai personaggi di superare le proprie turbe esistenziali condividendo “i propri problemi, i propri sogni, le proprie speranze”. Il cambiamento del modo di fare musica diventa allora indicatore di cambiamenti sociali di più ampia portata.
“Fare musica all’epoca significava trovare altri ‘sciagurati’, chiuderti in sala prove e suonare. Oggi ci si può chiudere in cameretta con una buona attrezzatura e riuscire comunque ad avere un pubblico. Va in crisi il modello della band in favore di uno che fa tutto da solo. Questa è una buona metafora dell’oggi: si è persa l’idea di risolvere i problemi mettendoli in comune o attraverso un percorso da fare con gli altri. Viene meno la dimensione politica, l’idea per la quale se si migliora la condizione di tutti, migliora anche la propria”.
L’esperienza politica è dunque una potenziale soluzione, ma quali sono i principali problemi di questa “generazione tradita”?
“È una generazione cui era stato detto che studiando avrebbe avuto un futuro luminoso; che per prima ha raccolto la sfida di un mondo iperconnesso; che urlava, non presa sul serio, che un altro mondo era possibile e che alla fine si è ritrovata più sola, più povera, più incazzata di prima”.
La profetessa di queste dinamiche è… Britney Spears! Ecco la componente pop che non ti aspetti, contestualizzata tuttavia con brillantezza ed ironia.
Parlandone, Nesti fa riferimento alle note in stile D. F. Wallace cui ha fatto spesso ricorso nel romanzo. Eccovene un assaggio: “Britney è riuscita a inculcare nelle teste di un’intera generazione, sia fra chi la amava, sia chi fra la disprezzava (perché i grandi profeti sanno parlare anche agli agnostici), la convinzione che, sì, non bisognava preoccuparsi più di tanto perché le cose non sarebbero potute che migliorare. […] Quando poi il nuovo millennio ha faticato a mantenere le promesse fatte, Britney ne ha incarnato la decadenza. Si è umiliata, si è resa ridicola, è stata abbandonata da chi prima la celebrava. […] Si è ridotta come tutti quelli che, in quegli anni, avevano scommesso sul fatto che il futuro non potesse che portare costanti miglioramenti”.
La musica, nell’ascolto e nella pratica, è davvero eloquente a proposito del nostro immaginario. Dai Nirvana a Britney Spears, Tempi come questi orchestra la narrazione degli anni ’90. Ma se lo si volesse “aggiornare” ai giorni nostri, quali artisti includerebbe o escluderebbe Nesti?
“Includerei Vasco Brondi, bravissimo. Direi invece che non ci sono artisti che escluderei a priori. Oggi si fa un gran parlare della trap; da un punto di vista di musicale mi respinge (ho provato ad ascoltarla) ma non mi piace esteticamente. Eppure credo sia da guardare con attenzione, perché un fenomeno che catalizza così tanta attenzione non si può ignorare”.
Ignorarlo è effettivamente difficile, così come nel 1961 non si poté ignorare l’impatto della Merda d’Artista sul mondo dell’arte. Non ce ne vogliano i lettori, ma notiamo una certa affinità tra le due cose.
C’è un’ultima questione, non poco rilevante per un magazine centrato a Bologna, l’ambientazione bolognese di Tempi come questi. Nesti ci regala una piccola esclusiva: “Nella prima stesura, avevo inventato questo libro in un luogo X, ma nella mia testa era sempre stato Bologna. Rileggendolo poi, mi sono convinto a metterci Bologna, perché pur essendo una storia di fiction, molte cose richiamano situazioni che ho visto o persone che ho conosciuto in questa città. Delocalizzare il libro sarebbe stato un torto nei loro confronti”.
Cosa resta oggi della Bologna di Tempi come questi?
Salutandoci, Nesti ce lo dice con una battuta mutuata da Enrico Brizzi: “Oggi senti spesso dire che Bologna non è più quella di una volta… Ma perché, tu lo sei?”.
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