UNA è una cantante e Elettra Irregolare è una dj. Sono compagne nella vita e unite nella musica. E sono le autrici del brano Tacchi a spillo e mascherina. Pensato durante il lockdown, voluto dai due collettivi artistici e transfemministi bolognesi Elastico faART e Collettiva ElettroniKa. Realizzato a “distanza” con il montaggio e la regia di Maura Costantini di Visual Lab, è un mescolarsi di istanti costretti tra le mura domestiche dove si intrecciano le vite delle cento persone che hanno partecipato al video.
Dall’alba al tramonto, e anche oltre, Tacchi a spillo e mascherina è un inno alla vita. Pensato e montato come se fosse un’unica giornata di riprese, è in realtà la summa di tanti piccoli vissuti. Momenti diversi e persone diverse a formare un mosaico più grande.
E se questo momento ce lo ricorderemo per sempre, perché cambierà le nostre percezioni e abitudini, ci ricorderemo anche che il modo in cui reagiamo a ciò che accade ci definisce come persone. Perciò questa canzone incarna l’ottimismo di chi spera si risolva tutto per il meglio, l’ironia di chi sa ridere della tristezza e dell’inquietudine, e la resilienza di chi la pandemia l’ha affrontata e la sta affrontando senza piegarsi a lei. E ha quella leggerezza dello spritz al bar che tutti abbiamo aspettato con ansia dalle prime settimane di quarantena.
Tenendo fede a questi concetti e con l’inclinazione propria di Tacchi a spillo e mascherina, vi proponiamo un’insolita intervista a tre in cui le due autrici e la regista si chiedono quello che non si sono ancora chieste, quello che pensano i lettori vogliano sapere, quello che passa loro per la testa.
MAURA a Marzia
Come è nata Tacchi a Spillo e mascherina?
È un pezzo scritto e prodotto in una dimensione totalmente casalinga (per ovvie ragioni) perché pensato e registrato durante il lockdown. Io e la mia compagna, che è una dj, abbiamo condiviso la quarantena h24 insieme al nostro cane, Tao. Siamo entrambe abituate a stare in mezzo alla gente e a viaggiare. Tacchi a Spillo è stata la nostra evasione. Una terapia che ci ha permesso, seppur virtualmente, di viaggiare da Bologna a Miami, da Palermo a Berlino e ha unito persone da tanti luoghi diversi, facendole divertire e ballare nelle loro stanze e sui loro balconi.
DALILA a Marzia
Per te che sei abituata a lavorare in studio con tecnici e musicisti professionisti, com’è stata l’esperienza di una produzione totalmente casalinga?
Da un certo punto di vista stupenda! E poi conta anche il fatto di poter dedicare tutto il tempo necessario al progetto, di trovarsi in una situazione familiare dove ti prepari la colazione e cominci a lavorare in ciabatte. Penso anche che nei casi in cui il sound lo consente sia la situazione ideale per registrare un disco. Posso dirti che mi è mancata la possibilità di delegare ad altri quelle parti in cui mi sento meno preparata. Lo hai sperimentato tu stessa quando, nel mezzo della produzione, per poter arrivare ad un risultato accettabile, ci siamo dovute mettere a studiare teoria del mixaggio. Per fortuna ho tanti amici fonici e tecnici del suono che ci hanno assistite e dato consigli. Ne approfitto per dire grazie a Sergio Altamura, Maurice Noha e Clelia Patrono per il supporto costante.
DALILA a Maura
Maura, tu come regista e montatrice video tendi a stare sempre dietro la telecamera. Come mai hai deciso di mostrarti anche tu nel video?
Eh, la quarantena fa brutti scherzi! Forse in questo periodo saturo di videochiamate con familiari e amici, di riunioni su piattaforme digitali e di attività sportiva in casa ho avuto modo di familiarizzare con la mia immagine molto più di quanto abbia mai fatto nella mia “vita vera”. A forza di vedermi nei vari schermi è come se mi fossi abituata alla mia immagine. Chi mi conosce bene, sa che ho un debole per i timelapse: non avrei mai potuto trascorrere tanto tempo senza realizzarne uno. Mentre Marzia e Dalila componevano il pezzo, io stavo già documentando la mia quarantena con la GoPro. È stato naturale per me decidere di inserire anche il mio piccolo contributo.
MARZIA a Maura
Qual è la cosa che più ti ha divertita e quella che più ti ha stressata di questo video?
Mi sono divertita un sacco a visionare tutti i contributi ricevuti ed entrare un po’ nell’allegra quotidianità di ogni partecipante. È stato molto stimolante cercare una chiave interpretativa che permettesse di collegare tutti i frammenti di video in un’unica “storia”. Ho cercato di enfatizzare i piccoli “rituali” quotidiani che ognuno di noi compie e di unire tutti i pezzi come un puzzle in cui il risultato finale è però superiore alla somma dei singoli pezzi.
È stato invece super stressante far coesistere i vari formati e stili dei video ricevuti: orizzontali, quadrati, verticali, grandi, piccoli, velocizzati, rallentati, fermi o in movimento, con o senza audio, alcuni già effettati in qualcosa che potesse sembrare un solo video. Ci tengo molto all’aspetto tecnico e alla qualità dell’immagine, per cui puoi immaginare quanto sia stato difficile accettare contributi così disomogenei tra loro. La spontaneità ed autenticità hanno però battuto le imperfezioni del video .
MAURA a Dalila
Come è andata la vostra relazione artistica in questa prima esperienza di collaborazione considerato che siete anche una coppia?
Tutto è nato un po’ per gioco e un po’ per sfruttare in una maniera costruttiva tutto questo tempo libero che improvvisamente ci è piombato addosso. Sono una dj che da molto tempo desidera cimentarsi nella produzione e ho colto al volo la possibilità di immergermi in questo universo. Credo basti ascoltare il brano per capire che è stata un’esperienza divertente per entrambe, una boccata di ossigeno e un tentativo di sdrammatizzare un po’ la situazione. Credo di aver messo a dura prova la pazienza di Marzia con le mie infinite domande e richieste. Sono usciti aspetti del nostro carattere sconosciuti ad entrambe. Abbiamo anche discusso animatamente. Un’esperienza da ripetere insomma!
MARZIA a Dalila
Cosa ti ha divertito di più di questa esperienza e cosa ti ha divertita di meno?
“Il momento più divertente e anche la svolta del brano, è stato quando Marzia si è presentata con il testo. Tutto resta avvolto nel mistero perché vivendo insieme a stretto contatto sto ancora cercando di capire in quale momento della giornata sia riuscita ad isolarsi e prendersi il tempo per scrivere! So solo che il giorno prima c’era una vaga idea di buttare giù due righe ed il giorno dopo, eccola che mi sottopone la misteriosa agenda sulla quale appunta le sue idee. Sono impazzita. La sua fotografia del momento che tutti stavamo vivendo era, per quanto mi riguarda, ironicamente geniale e, oltre a farmi ridere anche alla decima lettura come fosse la prima, ha dato un senso a quello che stavamo facendo.
Il momento meno divertente dovrei sforzarmi per trovarlo, forse quando venivo rimproverata per la mia mancanza di metodo, ma essendo tutto nuovo per me, ogni cosa è stata una scoperta ed un’occasione per imparare e quindi anche quei momenti alla fine rientrano nei ricordi positivi e anzi li considero un regalo da parte di Marzia”.
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