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Da Fedez a J-Ax. Tristan Vancini, graphic designer nella musica. “Ma la mia anima è tra i graffiti”

21-12-2022

Di Lucia Bertoldini

Dal design di un’insegna del fornaio sotto casa alle collaborazioni con Moschino e Juventus, dall’insegnamento in ambienti prestigiosi al mondo dei graffiti: Tristan Vancini è un artista poliedrico. Noto graffitaro di origine bolognese, alla fine degli anni ’90 si sposta a Milano dove inizia la sua carriera come designer.

Il suo più recente progetto è il design per il singolo La Dolce Vita di Fedez, Tananai e Mara Sattei.

In generale, i suoi lavori per il mondo della musica vengono organizzati in collaborazione con lo Studio Cirasa di Milano e si concentrano sulle uscite deluxe dei dischi o sulle limited edition. Sempre per Fedez, Tristan ha riprodotto tutti i tatuaggi del cantante per poterli convertire in trasferelli tatuabili sulla pelle del pubblico più giovane.

Un altro dei progetti, forse il più conosciuto, è quello che riguarda l’album Comunisti col Rolex di Fedez e J-Ax, del quale Tristan ha peraltro disegnato il logo. «Mi era stato chiesto di riprodurre lo stile rivisitato della Obey per avvicinarsi alla propaganda russa di inizio ‘900, e così ne ho realizzato la componente grafica».

Spesso Tristan viene anche chiamato per la grafica più tradizionale, com’è stato il caso del disco Rivoluzione di Rocco Hunt, per il quale si è occupato della grafica interna al CD/vinile e del design dei titoli delle canzoni. «Al contrario di come si può pensare, i titoli di quell’album sono tutti fatti a mano, non è stato usato un font predefinito».

Tristan Vancini ha iniziato con i graffiti da ragazzino nelle strade di Bologna, città alla quale è profondamente legato. Proprio a Bologna si è diplomato in Design all’Istituto d’Arte e in seguito si è spostato a Milano per frequentare lo IED (Istituto Europeo di Design) e coronare la sua formazione artistica, portando avanti parallelamente tanto i graffiti quanto il graphic design ma cercando comunque di mantenere i due mondi separati. «La mia anima però – dice – è tra i graffiti della cultura hip hop».

Tristan Vancini

Per Tristan, i graffiti rappresentano un mondo ampissimo. Ci confida che sono stati il suo inizio all’arte a 14 anni, che l’hanno reso uno tra i primi in Italia nell’ambito della grafica e della cultura hip hop. Tristan Vancini ci tiene a sottolineare che «i graffiti e la street art sono due cose ben diverse». Infatti, la street art ora così di moda è fondamentalmente istituzionalizzata e a volte addirittura promossa dallo Stato come forma di arte “alternativa”. I graffiti, invece, nascono a New York dalla cultura hip hop e underground. «Per definizione, non devono essere istituzionalizzati – ci dice, dato che – porre un limite “legale” a questo mondo annullerebbe la loro stessa ragione di esistere. I graffiti devono prendersi lo spazio, e non riempire quello che già viene designato loro».

Fin da piccolissimo, il disegno è stato il suo modo per esprimersi: da bambino, ha iniziato a disegnare prima ancora di parlare e scrivere, e da sempre ha subito il fascino delle lettere e dei font. «Quando andavo allo stadio con papà venivo colpito dai loghi e dal design delle bandiere delle varie squadre». Fin da quell’età, Tristan già sognava di fare della grafica la sua professione: «il mio sogno di bambino era quello di fare il design delle confezioni di giocattoli».

Il suo non è solo un sogno, ma anche un talento, tanto che anche il suo primo professore di disegno notò la sua manualità grafica e la particolarità del suo tratto. «Il tratto deve “muoversi”, deve accendersi. – spiega-  È importante che sia tanto semplice quanto vivo e incisivo».

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