Il 4 e il 5 marzo arriva a Bologna il Triste Film Festival, ospitato dal Centro Sociale della Pace in via del Pratello. Alla sua prima edizione, il festival ci porta una rassegna di drammi e melodrammi per dare sfogo al nostro male di vivere. Finalmente saremo liberi di continuare a piangere anche dopo che le luci di sala vengono accese!
Il Triste Film Festival è stato inaugurato il 14 febbraio con l’evento Sad Valentino presso il Cinema Odeon. Gli organizzatori, che avevano in gestione il bar del cinema, hanno creato dei drink per l’occasione: tra una lacrima e l’altra, era possibile bere In Gin di Vita, Birre Calde, Vino Rotto, oppure Moscio Mule.
Per conoscere la storia dietro quest’idea, triste o allegra che fosse, abbiamo chiacchierato con Jacopo Fiorancio dell’Associazione Triste Film, il gruppo di appassionati cinefili che gestisce questo festival in collaborazione con Mubi Italia. Jacopo ci racconta che il festival è stato ideato quasi per scherzo: «Stavamo lavorando alla creazione di una rassegna cinematografica abbastanza impegnativa per la Cineteca di Bologna, e questa è stata la scintilla per iniziare a chiederci: come mai siamo attratti da questi film così emotivi?».
Lo scherzo si è tramutato in realtà dando vita a un vero e proprio festival melodrammatico, che ha avuto un gemello altrettanto disperato a Parigi: il festival Tant qu’il y aura du mélo (Finché c’è il melodramma) tra il 2020 e il 2021.
Il prodotto finale è una piccola rassegna di film diversi tra loro per tematica ed epoca di produzione. I due temi principali sono da un lato Peggiori amici, sulle crepe che percorrono le più forti amicizie, e dall’altro Sad Saddles (Selle tristi), dove il western s’intreccia a storie di grande emotività.
Ad aprire le danze di lacrime sabato 4 marzo ci penserà la proiezione My Own Private Idaho (Gus Van Sant, 1991), dove Mike (River Phoenix) e Scott (Keanu Reeves) cercano la giusta distanza tra loro nell’America suburbana degli anni ‘90.
Il film d’archivio per l’occasione, proiettato sabato sera alle 21.20, s’intitola The man who laughs (L’uomo che ride): anche se, a dirla tutta, non ci aspettiamo di fare chissà quali risate. Il film è un muto del 1928 di Paul Leni, e per l’occasione verrà sonorizzato dal vivo dall’artista Emrays presente in sala.
Il programma completo lo trovate sulla loro pagina Facebook.
La selezione di questi film porta una rassegna di temi diverse sotto la stessa cornice informale, alla quale diamo l’allegro e simpatico nome di schadenfreude: ossia il godimento delle disgrazie altrui. Jacopo ci ha raccontato che il tutto è pensato come «un evento rilassato e informale in uno spazio collettivo e senza struttura da film festival canonico».
Uno spazio, aggiungiamo noi, dove tutti possono sentirsi liberi di struggersi a loro piacimento. Del resto, “finché i film sono deprimenti le nostre vite possono non esserlo”, come recita la battuta del film La terza generazione di R.W. Fassbinder.
Jacopo ricorda anche che durante il festival ci sarà la possibilità di partecipare al crowdfunding per il sostenimento dell’iniziativa facendosi scattare una foto dalla fotografa Caterina Sansone, che sarà felice di immortalare i vostri occhi gonfi dopo l’uscita dal cinema.
Per una volta la famigerata resilienza potrà quindi finalmente uscire dalle nostre menti: infatti, il motto del festival sarà “Struggere per ricostruire”, e con un po’ di speranza anche empatizzare. Quindi pianto libero e, se proprio è necessario, In Gin di Vita!
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