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180 etichette per attaccarsi a Bologna

18-02-2019

Di Luca Vanelli
Foto di Attaccati a sta Bolo

Quando si arriva da lontano e la nostalgia di casa si fa sentire, una nuova città può sembrare fredda e senza colori. Ma come si porta colore in una città che non si sente propria?

Iris, Claudia e Carla hanno pensato che uno sticker può fare la differenza.

Da qualche mese queste ragazze hanno lanciato Attaccati a sta Bolo, una nuova pagina Instagram, insieme ad altri studenti, soprattutto pendolari da Parma, Reggio Emilia e Bassano del Grappa. Si sono accorte che Bologna è una città più artistica e aperta delle realtà da cui provengono, ma le ragazze sentono anche il bisogno di sentirsi più a casa: ci hanno raccontato come pensano di farlo.

Da dove è nata l’idea?

“È iniziato tutto come un gioco: un giorno siamo entrate in un negozio di cinesi e abbiamo trovato un pacco di 180 etichette a 1 euro. Ci siamo chieste come potevamo utilizzarle in maniera alternativa e da lì è partito tutto”.

E il nome?

“Ne avevamo pensati diversi, ma alla fine ci è piaciuta l’idea di un nome che potesse essere letto in due modi diversi: sia ‘attaccàti a sta bolo’, in riferimento agli adesivi attaccati ai muri di Bologna, sia ‘attàccati a sta bolo’, quindi sei tu che ti attacchi ai muri e abbracci la vita di Bologna con uno dei tuoi pensieri”.

Come mai avete scelto proprio gli stickers per esprimervi?

“Per noi è un’occasione per portare pezzetti di qualsiasi forma d’arte nel mondo urbano, esprimendo noi stessi. Visto che Bologna è una città nuova e sconosciuta, diventa anche un modo per interagire con lei e sentirla nostra”.

Cos’hanno di particolare i vostri patacchini?

“Prima di tutto sono fatti completamente a mano, sempre. E poi l’imperativo categorico è che ogni persona lavori sulla propria ispirazione: sia quella che arriva dalle canzoni o dai paesaggi, sia quella legata a situazioni personali o sentimenti vissuti.

Ognuno si esprime nel modo che gli è più congeniale: c’è chi sa disegnare meglio e si affida al disegno, a matita, a penna o con gli acquerelli; c’è chi invece preferisce far dominare le parole e fare disegni più stilizzati. Non importa la bravura, importa quello che si vuole comunicare”.

Non avete paura di essere accusate di imbrattamento?

“Attaccando uno sticker su un muro, un palo o un cestino della spazzatura vorremmo che il passante a cui cade lo sguardo sulle nostre frasi e sui nostri disegni si fermasse a riflettere. Non vogliamo siano visti come una deturpazione dei luoghi pubblici: noi cerchiamo di essere originali, utilizzando tecniche particolari e cercando di regalare un momento di riflessione nelle continue corse che si fanno in città”.

Avete mai pensato a qualche collaborazione?

“Per il momento siamo ancora in una fase primordiale: ci limitiamo a distribuire etichette e ad attaccarle in giro per la città e i treni. Non puntiamo alla luna, anche perché ci piace la nostra semplicità: sarebbe bello se il progetto rimanesse sempre così spontaneo e alla portata di tutti.

Inoltre in futuro ci piacerebbe estenderci ad altri campi tematici. Per ora ci siamo concentrati sulle canzoni, ma le possibilità sono infinite: citazioni letterarie, film, diritti, critica sociale o magari anche qualcosa di inerente ai nostri campi di studio, come la filosofia”.

Quindi chiunque può decidere di partecipare e collaborare con voi?

“Assolutamente sì: è tutto molto aperto, sempre nei limiti della decenza! Siamo pronti a rispondere a tutti sulla nostra pagina Instragram, convinti che più l’esperienza artistica è varia, più il progetto aumenta di valore. Ci rivolgiamo a chiunque voglia lasciare una traccia: le etichette le offriamo noi!”.

Per ringraziarci le ragazze ci hanno fatto un regalo: lo sticker di About.

Lo hanno attaccato da qualche parte in giro per Bologna.

È aperta la caccia, se lo trovate mandateci foto e localizzazione!

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