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99 objects, l’enciclopedia formato rivista sul collezionismo e l’arte dell’accumulo seriale

29-03-2018

Di Giulia Petruzzelli

Sono dieci anni e un po’ che Matteo Petri e Luciano Paselli collaborano insieme, ma questo è decisamente il loro progetto più ambizioso.

Duo artistico bolognese da sempre attento ai simbolismi della quotidianità, da qualche mese i Petri Paselli si sono imbarcati in un’altra avventura fatta di oggetti raccolti e fotografati, di pubblicazioni a tiratura illimitata, di blog, di mostre, di collaborazioni artistiche.

99objects è un’indagine sociologica sul mondo del collezionismo, quello minore, popolare, in cui gli oggetti più comuni diventano tesori da scovare e conservare gelosamente. Allo stesso tempo, è anche un esempio di editoria indipendente: il magazine 99objects, stampato autonomamente da Luciano e Matteo, immortala in volumi monografici completamente privi di testi i soggetti, anzi gli oggetti, da collezione come i souvenir in melammina anni ’70 nel primo numero, i portachiavi anni ’90 nel secondo e così via, per 99 volumi (contando di farlo proseguire per circa 35 anni di attività!). I testi, in realtà, ci sono e si trovano sul blog omonimo che presenta o, meglio, colleziona una serie di articoli sulla pratica del raccogliere e catalogare, firmati da studiosi ed esperti in materia. Talmente articolato da rendere difficile una classificazione unica (è arte contemporanea? è ricerca etnografica? è editoria alternativa?), il nuovo progetto dei Petri Paselli si muove lungo il confine sottile che separa (o unisce) il collezionismo vero e proprio e l’accumulo seriale. Quindi l’hobby e la patologia. Il collezionismo “alto” e quello “basso”. Ma anche l’offline e online. Matrioska interminabile di gesti e significati.

Chi decide di stare al gioco di 99objects accetta di essere vittima di una forma di possesso allo stesso tempo diversa e uguale a quella che si prova nel collezionismo: diversa perché, di fatto, nessuno degli oggetti fotografati nel magazine è in vendita. Ciò che si (ri)possiede, invece, attraverso la rivista è la memoria del tempo che gli oggetti fotografati riportano, come quando si ha tra le mani una vecchia cartolina, una specie di amarcord delle cose. Uguale perché il magazine stesso è un oggetto da collezionare, numero dopo numero, per riappropriarsi di un tempo che è contemporaneamente vicino e lontano.

 

Perché proprio 99 e non un altro numero?

99 non è 100, ma ci va molto vicino. Per il titolo abbiamo pensato ad un numero che esprimesse a pieno l’idea di incompletezza. L’atto del cercare è un bisogno proprio di ogni collezionista nonché il motore di ogni collezione. Una collezione completa, finita, è qualcosa di immobile e perde il senso di necessità. Il nostro augurio ad ogni collezionista è quello di preservare il proprio desiderio di ricerca e di stupore. In questo senso il titolo che abbiamo scelto è proprio un augurio: 99 di questi giorni!

Quanti collezionismi ci sono in 99objects?

Non lo sappiamo! Lo stiamo scoprendo noi stessi strada facendo ma di certo, attraverso ogni numero della nostra enciclopedia atipica, entriamo in contatto con tipologie di collezionisti e collezionismi diversi che seguono ognuno logiche e meccanismi specifici. Potremmo dire per questo che diventiamo esperti di una nuova materia ad ogni nuovo numero.

Se gli oggetti ci dicono qualcosa sulle società del tempo, cosa ci rivela un progetto come 99 Objects del tempo di oggi?

99objects è un progetto trasversale tra passato presente e futuro. Parla di oggetti del passato appartenenti alla memoria collettiva del presente: oggetti inutili, spesso poco collezionati, che grazie a rari e curiosi appassionati rimangono in vita permettendo a chi li osserva di aprire i segretissimi “cassetti della memoria” e di ricordare di quando eravamo adolescenti, della casa della zia, della vacanza in montagna, ecc…

La rivista non è a tiratura limitata: perché?

Volevamo creare un oggetto “libro” che potesse essere alla portata di tutti, sia a livello economico che di disponibilità, uscendo per un attimo dalle logiche dell’arte contemporanea e del libro d’artista.

Il primo numero di 99 objects era dedicato ai souvenir, oggetto su cui avete già lavorato in passato (Souvenir d’Italie): anche gli altri oggetti hanno una correlazione con i vostri lavori precedenti? C’è un ordine dietro alla vostra selezione?

L’ordine è assolutamente libero e gli oggetti non sono necessariamente legati a progetti passati. Ad esempio ora stiamo lavorando sui trofei delle gare di bocce per il terzo numero in uscita a maggio: forse la prima volta che lo sport entra nella nostra ricerca. I numeri seguono l’evoluzione della nostra ricerca artistica incentrata principalmente su accumulo e collezionismo: con l’avanzare della ricerca crescono anche i contatti e la rete di collezionisti con cui collaborare, dando al progetto sempre nuove possibilità. Quello che vogliamo mantenere è il costante senso di meraviglia e sorpresa per chi ci segue.

 

Siete voi stessi collezionisti degli oggetti fotografati o no? E, più in generale, siete voi stessi collezionisti? Di cosa?

 E’ molto difficile dire di cosa siamo collezionisti. Forse collezioniamo collezioni! Lo stesso progetto è una collezione di collezioni. Un museo formato enciclopedia. Abbiamo alcuni oggetti preferiti, che vanno da quelli a tema alpino, ai visori souvenir, i videogames e i giocattoli in generale. Per il nostro lavoro abbiamo un vasto archivio di oggetti, di serie di oggetti, che ispira in modo più o meno diretto i nostri lavori. Il secondo numero, ad esempio, è nato proprio da una nostra raccolta adolescenziale.

Qualche anticipazione sui prossimi numeri?

Il terzo numero sarà dedicato ai trofei delle gare di bocce di Bologna e zone limitrofe. Il quarto ancora non lo abbiamo definito: potrebbe essere dedicato ai distintivi di montagna, alle ceramiche come ai gettoni delle giostre, ai chiudilettera, agli incarti delle arance…

Quando ci siamo conosciuti il vostro progetto mi ha riportato alla mente una scena di uno dei film più iconici che mi sia capitato di vedere: “Ogni cosa è illuminata” (il protagonista raccoglie in buste di plastica trasparente tutti gli oggetti, cibo compreso, che assumono un qualche significato per lui). Collezionare il presente, oltre che il passato, è possibile?

Nel momento in cui una cosa viene raccolta diventa passata, almeno nel mondo materiale. Il mondo virtuale lo stiamo studiando!

Ormai è passato qualche mese dal lancio del progetto: che reazioni suscita?

Molto positive e ricche di entusiasmo. Ci emoziona vedere come davanti ai nostri libri e le nostre opere le persone inizino a navigare nella propria memoria, scoprendo di aver per lungo tempo rimosso ricordi ed emozioni. “Questo l’avevo anch’io”, “Mia nonna ne aveva uno in montagna”, “Lo devo avere ancora da qualche parte, lo devo cercare”, sono le classiche frasi che aprono lunghi racconti: episodi privati che perfetti sconosciuti ci raccontano in preda ad una empatia reciproca. L’altra fase invece è condividere con noi le loro collezioni pazze o quelle dei loro amici. Il passaparola in un progetto così è fondamentale, e sta funzionando! Inoltre c’è la curiosità di designer, giornalisti, curatori, scrittori, organizzatori… tantissimi “…ori” che stanno portando a diverse collaborazioni interessanti.

  

Quali sono i vostri prossimi appuntamenti?

 Abbiamo appena presentato il progetto insieme a Stefano Salis (ilsole24ore) a Milano, alla Libreria 121+ exTemporanea (Corraini) e abbiamo avuto un’ottima accoglienza. Stiamo lavorando a diverse nuove tappe: la prossima sarà una mostra personale al Museo Ettore Guatelli di Parma (Ozzano Taro) a cura di Mario Turci. Per l’inaugurazione, il 6 maggio ore 16.00, stiamo preparando un percorso attraverso alcune opere che indagano il rapporto tra arte, collezionismo e antropologia. Inoltre terremo una lectio magistralis sul tema “Arte come collezionismo/collezionismo come arte”. Sarà anche l’occasione per presentare 99objects e il terzo numero. Inoltre stiamo lavorando con Adiacenze (Galleria d’Arte Contemporanea di Bologna – ndr) per l’organizzazione generale e con diverse realtà per collaborazioni “satellite”. Dopo aver collaborato a grafiche ispirate al primo numero insieme ad Emanuele Centola di Emmaboshi Studio, stiamo ora lavorando sul concetto di portachiavi impossibile con l’artista/ceramista Andrea Salvatori, mentre il duo di designer Ctrlzak è già operativo sul tema del terzo numero. E poi…non possiamo dirvi tutto!

Nella vostra ricerca di oggetti, e di collezionisti, vi sarà certamente capitato qualche episodio degno di nota…ce lo raccontate?

 “Qualche” è restrittivo! Il mondo dei collezionisti è meraviglioso, ma difficile, perché ogni collezionista crea un mondo parallelo con proprie regole. Siamo sempre impreparati e ogni volta è come la prima volta. Dagli oggetti nascono storie a amicizie. Una su tutte quella con Rossella Ricci, collezionista dei posacenere del primo numero. La sua storia la potete leggere sul nostro blog, insieme a tante altre curiosità.

Il vostro rapporto con il kitsch?

Più che un rapporto è un matrimonio alle nozze di diamante (il diamante possibilmente grande di plastica azzurra, con incastonata dentro una conchiglia, glitter e pezzettini verdi per simulare le alghe marine)!

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