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“Baci Sparsi”. La ragione non può curare il cuore

28-03-2019

Di Sara Musiani

Dietro quel caschetto sbarazzino non immagineresti di trovare una scrupolosa assicuratrice: invece Giovanna Maccari nella vita di tutti i giorni è una donna moderna, impegnata in contrattazioni telefoniche e corse in palestra, a teatro, o concentrata sulla tastiera del suo adorato pc nel tempo che riesce a ritagliarsi.

È lontana, ma non troppo, dalla protagonista femminile del suo romanzo d’esordio, Baci Sparsi (Segmenti Editore), che immaginiamo passeggiare mollemente in pomeriggi parigini senza impegni, ai bordi della Senna.

Immersa nell’atmosfera borghese della Parigi degli anni ’50 Margot è una giovane donna con una vita all’apparenza serena e stabile. È appassionata del proprio lavoro in una casa editrice, legata alle amicizie di sempre, sposata col primo uomo di cui si è innamorata. Il fil rouge del romanzo si trova però fra le righe degli scambi epistolari con l’unico amico autentico trasferitosi in Cina. Lettera dopo lettera, la libertà di pensiero si affaccia, l’autodeterminazione emerge in un’iperbole che obbliga il lettore a condividere le riflessioni della protagonista, ed empaticamente a sostenerla nel suo percorso di affrancamento dagli stereotipi, nel nome della propria felicità.

Incontriamo Giovanna dopo una delle ultime presentazioni in una libreria della sua città d’adozione, Bologna.

Sei una scrittrice esordiente: come nasce l’idea di un racconto e com’è nata quella che ti ha portato a questo primo libro?

“Ho iniziato con le poesie e, dopo aver frequentato la scuola di scrittura creativa di Gianluca Morozzi, ho iniziato a cimentarmi nei racconti, storie compiute con un inizio e una fine, una forma di sperimentazione meno impegnativa rispetto alla stesura di un romanzo. Mi sono fatta ispirare da vicende di donne comuni che attraverso la quotidianità scoprono la loro forza o anche solo la loro vera identità e di cui ho tratteggiato la bellezza attraverso la loro intensità.

Amo l’universo femminile che mi è anche più famigliare rispetto a quello maschile. La trama del romanzo invece ha fatto capolino durante un laboratorio teatrale in cui, a noi partecipanti, hanno fatto scegliere un’immagine, volti di persone, partendo dai quali avremmo dovuto costruire un breve monologo da portare in scena con pochi oggetti. Mi colpì un volto di donna che mi suggerì il personaggio di Margot, attorno a cui ho costruito le vicende che riguardavano lei e gli altri personaggi con cui interagiva”.

L’autrice Giovanna Maccari e Gianluca Morozzi

Margot, la protagonista, è un personaggio nel quale credi che si identificheranno le tue lettrici? Come la descriveresti?

“Margot è da un lato una donna che riconosce l’importanza dell’autonomia e della realizzazione anche in un’epoca, gli anni ’50, in cui erano poco diffuse. Allo stesso tempo deve farsi strada tra i condizionamenti sulle scelte sentimentali che lasciavano meno libertà d’espressione rispetto alla vicina rivoluzione dei costumi degli anni ’60 e ’70. A un livello più profondo è facile che si possa identificare con lei chi quell’epoca l’ha vissuta o lambita. Trattandosi di tematiche universali, credo ciascuno si possa identificare nell’importanza quanto nella difficoltà di fare delle scelte”.

Baci sparsi è, come lo hai definito tu, un romanzo di formazione, in che modo i personaggi cambiano durante lo svolgersi della trama?

“Margot, la protagonista, è una giovane donna che si è sempre domandata poco, almeno in ambito sentimentale (al contrario di lavoro e amicizie) che cosa la rendesse felice. Costretta dall’infanzia al quasi totale isolamento da una malattia ossea che le imponeva di indossare il busto, Margot porta con sé una chiusura e una rigidità che non sono solo fisiche. Nutre dei dubbi sul matrimonio che sta per affrontare e uno dei primi gesti di ribellione che si permette di fare è buttare una parte degli inviti stesi dalla madre nella Senna.

A poco a poco si guarda dentro, lo fa sia scrivendo lettere a Gerard, suo amico d’infanzia che vive dall’altra parte del mondo, sia osservando come variano scenari sentimentali a lei vicini in cui non sembra esservi davvero nulla di certo, nel bene e nel male. Margot passa attraverso una delusione che le apre gli occhi e le fa scoprire la strada per capire davvero ciò che vuole e la fa stare bene. Inizia a essere coraggiosa e quando è chiaro ciò che vuole tutto sembra convogliare in quella direzione.

Ciascuno dei personaggi, anche minore, entra a contatto con una parte di sé che non conosce: chi con l’assenza di scrupoli nel prendersi le cose, chi con la rinascita, l’anticonformismo. È incredibile come la vita, attraverso la varietà dei suoi scenari, ti riveli l’importanza di prendere delle decisioni e andare avanti per la tua felicità, oltre ogni conformismo o condizionamento sociale ma imponga di tenere alcune cose e lasciarne altre per poter giungere alla meta ma anche godersi il viaggio. Straordinario come ti metta sempre a contatto con i tuoi valori, certe volte creando smottamenti inaspettati. È ciò che mette inizialmente in crisi un individuo ma poi fa crescere”.

Parlare al pubblico dei lettori: come vivi questa prima esperienza?

“Come tutte le esperienze nuove, checché desiderate, facendomi uscire dalla mia zona di comfort, all’inizio mi ha messo un po’ di agitazione. Non ho mai amato stare al centro dell’attenzione e forse questo è anche uno dei motivi per cui, invece che parlare davanti a decine di persone, ho sempre preferito starmene a scrivere dietro il monitor di un computer. Per lo stesso motivo adoro ascoltare le vicende che ciascuno di noi ha da raccontare e osservare i particolari. Certo, ho avuto qualche episodica esperienza di palcoscenico avendo frequentato per tre anni dei laboratori teatrali alla fine dei quali si andava in scena.

Questa volta per me è stato piacevolmente diverso: a parte qualche imbarazzo iniziale, l’interazione con le persone, amici per lo più, è stata totale. È meraviglioso il confronto che si crea attraverso il dialogo, gli episodi o i personaggi del romanzo, per confrontarsi su tematiche di carattere universale come la realizzazione personale, l’amicizia, l’amore. Ancora, l’occasione per poter parlare di letteratura, la passione di sempre. E questo è il potere dell’arte: creare una connessione tra persone completamente diverse tra loro annullandone le distanze e mettendole in relazione attraverso la bellezza”.

Hai qualche altro libro nel cassetto per il futuro?

“Certo, lo scorso anno ho chiesto il part-time appositamente per scrivere il secondo a quattro mani con un’amica, un noir che ha a che fare con le truffe nel mondo delle assicurazioni, in cui peraltro lavoro. Continuo a scrivere racconti, storie di donne. Le stesse che, da che ho iniziato, pubblico per una rivista femminile a tiratura nazionale.

E in cantiere, per la verità, c’è anche il terzo, una sorta di biografia di una psicopatica, una donna che, per amore, perde completamente contatto con la realtà. Una parte di me immagina anche un seguito, una sorta di spin off di ‘Baci Sparsi’ ma calma: le idee e la passione, ahimè, per ora, sono superiori al tempo a disposizione. Ho iniziato tardi a fare davvero ciò che amavo e voglio andare avanti. Realizzo con stupore che anche gioia e soddisfazione possono essere strade di non ritorno”.

Strade di non ritorno che Margot, Giovanna e tante donne intraprendono quando decidono di uscire da schemi prefissati, per seguire semplicemente le proprie passioni.

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