Questo weekend il nostro nuovo tirocinante Davide Bassan a realizzare un reportage fotografico durante la due giorni di Bologna Furiosa, il festival di arte e cultura ballroom di cui vi abbiamo raccontato qui la scorsa settimana, realizzato dall’Associazione GiroRotondo APS con l’intento di far emergere “il potere dei corpi e del femminile, il rapporto tra Queerness, provocazione e fede”.
La cronaca e l’emozione della performance non solo è stata catturata dalla lente di Davide, ma con il suo racconto ci trasporta in uno spicchio di universo queer inclusivo e ruggente, ripercorrendo le 48 ore trascorse tra workshop, talk e kiki ball.
Sabato 14 ottobre, arrivato nei pressi della scuola di danza Ruiballet, in Via Galliera, mi sono ritrovato catapultato in uno scenario che non vedevo dai tempi di Paso Adelante. Qui, nel giro di qualche ora, il ballo ha iniziato a strutturarsi come asse portante di Bologna Furiosa. Sono passate quattro ore, scandite da altrettanti workshop, ciascuno con la propria guida e i suoi gruppi danzanti. Alcuni workshop appaiono più canonici, con le loro fasi di riscaldamento e le ripetizioni di vari passi, talvolta liberi, talvolta codificati. Altri più spinti, come il cosiddetto “Sex Siren”. Tant’è che sono state abbassate le serrande della vetrina che dava sulla strada, e che fino a quel momento aveva visto fermarsi vari passanti incuriositi. Poco dopo vengo a sapere che è stato fatto poiché in passato dei ragazzini si sono fermati davanti alla vetrina coi pantaloni abbassati. Io sono rimasto colpito dalla complicità, sensuale e a tratti dolce, che traspariva. Qualcosa di molto distante dalla volgarità.
Cose da segnalare: tanti corpi, tutti diversi, tutti in movimento, tutti con una traccia di quel “potere” che Bologna Furiosa diceva di voler far emergere, e che credo abbia a che fare con una certa forma di espressività, che non passa per le parole e che tuttavia si può cogliere e tentare di descrivere.
L’evento si è spostato poi nel pomeriggio, attorno alle 18:30, presso il The Social Hub in zona Bolognina. Un hotel dal look moderno, che quando ci entri pensi di trovarti in chissà quale capitale europea. Qui, tra le luci colorate e gli interni trendy del luogo, si è tenuta una lettura di Medusa in collaborazione con WeReading intitolata La corona di Pandora. A seguire, un talk intitolato Queerness, tra il bisogno di fede e provocazione e che ha visto dialogare tra di loro e col pubblico nuovamente Medusa, poi Beatrice Mazza, Valeria Fonte, Gay Christian Africa, una coppia sposata che spiccava per il dato anagrafico sopra la media in rappresentanza dell’associazione La Tenda di Gionata (un’associazione di volontariato cristiana), Kenjii, Nemesi e Valeria Fonte. Il tutto moderato da Edoardo D’Elia. A chiudere il ciclo di eventi della giornata, infine, lo spettacolo teatrale “Correre sull’acqua: Alla fine ci si abitua”, ideato da Eleonora Armaroli e Valentina Ruocco e da loro interpretato assieme a Francesco Ragazzini.
Fino al 22 ottobre, l’hotel sarà sede di una mostra fotografica in tema con l’evento, ricordo che durante la lettura c’è stato pathos, nel talk equilibrio tra i molti dialoganti ed un mix di storie, spesso molto biografiche, che hanno saputo suscitare varie emozioni, dalle tristezze alle risate, passando per i sorrisi.
L’imponente struttura stile capannone industriale del Dumbo è lo spazio che domenica 15, fino alle 22, inoltrate è diventato il tempio della Kiki Ball. In questo tempio, la performance ha continuato a svolgere la sua funzione di asse portante. Nella Kiki Ball, comincerò di lì a breve a capire, esistono varie categorie di stili e performance, che vengono eseguite individualmente o in gruppo (le cosiddette “house”) su di una sorta di passerella, in questa occasione creata dal vuoto lasciato dalla folla circostante, e culminante di fronte ai giudici (in cui riconosco volti visti a tenere i workshop o a parlare al talk il giorno prima), in questo caso seduti su un divano. Il rumore della folla era intenso e si mescolava alla musica lanciata dal DJ, andando a creare un sottofondo costante. A dirigere quest’orchestra di energia, la voce di Titi Munera.
Un altro elemento fondamentale che ha attirato la mia attenzione è stato l’abbigliamento dei presenti, votato all’eccentrico, e che incarnava altri di quei temi che Bologna Furiosa intendeva evidenziare durante questo weekend, ovvero “l’importanza del cattivo gusto e della creatività sfrenata”. Il ballo ha fatto emergere fin dai workshop un potere comune a tutti i corpi, che trascende le etichette, in particolare quelle di genere, alimentato ulteriormente dalla Kiki Furiosa, mettendo in scena un campionario talmente variegato e intrecciato, da risultare difficile da etichettare in categorie tradizionali. Nella bolla della Kiki, si vedevano solo corpi muoversi, esprimersi e competere “in un luogo di liberazione come quello della Ballroom scene” senza avvertire la necessità di definirli.
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