Un artista sospeso a sei metri dal suolo per 96 ore, esposto alle intemperie sullo stile dei monaci stiliti, in performance multimediale moltiplicata da schermi che trasmetteranno opere video dei fenomeni ambientali più estremi.
Così si apre la quarta edizione di BOOMing Contemporary Art Show, la fiera dell’arte “emergente e in stato di emergenza” in programma dall’1 al 4 febbraio da Dumbo, in occasione di Arte Fiera e Art City, diretta e curata da Simona Gavioli affiancata da Doc Creativity.
Leonardo Panizza e Giulio Boccardi ci terranno incollati alla loro performance che vedrà protagonista la natura unendo la Gen Z e le tematiche della sostenibilità per richiamare l’attenzione sull’indifferenza e la passività con cui sembriamo accogliere il cambiamento climatico. Si chiama In Nome del Cielo e sarà trasmessa trasmessa live h24 sul canale Youtube di Exibart).
Un main project che riassume il senso di questa edizione, ovvero ADESSO, nel nome di un’urgenza non più rimandabile. ADESSO è infatti il tema cardine e uno dei quattro temi su cui si sviluppa BOOMing: Generation(Z), Feminisms e Everyday for Future.
«Potremmo affermare che non siamo stat* noi a selezionare i temi – spiega Simona Gavioli – ma in un certo senso è accaduto l’opposto: sono proprio i temi trattati alla fiera che ci hanno scelto. Fin dalla nascita del progetto abbiamo deciso di promuovere un’arte che recupera il suo ruolo di guida e si fa portatrice di esperienze e valori per tracciare un percorso nella vita delle persone e delle comunità. La scelta di utilizzare il suffisso -ing indica proprio la visione di un’arte in divenire, dinamica e foriera di cambiamenti».
Andando per ordine, il primo grande settore, ADESSO, si concentra sul qui ed ora, per analizzare il presente tramite la trasversalità dell’arte; Generation (Z) va da sé che dà voce in capitolo all’ultima delle generazioni, la più coinvolta, e desiderosa di esserlo, nei cambiamenti attuali; Feminisms, «volutamente plurale», come ci conferma Simona poiché volto a snocciolare le tante sfaccettature del genere quindi non solo del femminile, in ottica di donare maggiore rilievo al tema della fluidità, sottorappresentato nel sistema e nel mercato dell’arte; infine, Everyday For Future che, senza troppi giri di parole, ricorda ancora una volta quanto l’argomento clima e i pericoli che ne derivano sia quanto di più presente siamo disposti ad ammettere.
All’interno del Binario Centrale, sarà possibile visitare gli stand di circa 23 espositori, tra cui alcune gallerie di grande rilievo che accompagnano il festival da diverse edizioni fra cui D406, BI-BOx, Febo & Dafne e Candy Snake Gallery mentre al primo piano, oltre alle nuove proposte di gallerie emergenti, collettivi indipendenti, realtà ibride e spazi non profit, ci saranno 18 progetti selezionati tramite una open call che ha visto la partecipazione di circa 100 artist*, collettivi e curatori/trici. Inoltre conferenze, talk, podcast e tavole rotonde dedicati alle nuove tecnologie e all’AI, all’arte queer, alle proposte dei giovani, all’analisi dell’attualità più stringente.
Tra i tanti artisti saranno presenti Marco Cortesi e Mara Moschini che con il loro docu-podcast Fango si avvalleranno della veridicità di storie personali riportando in auge il dibattuto tema del potere personale; L’intelligenza artificiale, così all’ordine del giorno da non poter mancare, sarà motivo di discussione al talk che vedrà la partecipazione di Generali Arte ideata dal Dott. Italo Carli Head of ARTE Generali Italia con Pelin Zeytinci, ideatrice e curatrice di ReA! Art Fair, e Maria Myasnikova, Erica Massaccesi e Francesca Rossi di Artsted. «Sarà un’esperienza eclettica – afferma Simona – arricchita dalla presenza del podcast live La Merenda e dalle performance About Skin di Laura Silvestrelli e Improvvisazioni di Paolo Loschi e Andrea Duprè».
Altre esperienze di forte impatto sono Snail House dell’artista cinese Zoujie Li, che ha percorso il suo quartiere di Shangai come una lumaca, appesantito da un carapace opprimente, e racconta il suo viaggio attraverso foto e illustrazioni, i disegni dell’autodidatta brasiliano Branco, una sorta di alfabeto che rigenera il nostro rapporto con la terra, la serie delle parafilie di Diego Dominici – già autore della forte immagine simbolo di questa edizione – che espongono le contraddizioni tra gioco di ruolo consensuale e prevaricazione della donna, liberazione e oggettificazione, le artiste di Crumb, prima galleria europea dedicata esclusivamente alle donne artiste, le edizioni limitate delle opere di Cellar Contemporary e Studio d’Arte Raffaelli, l’arte phigital della galleria Zanini Arte e la street art irriverente della Galleria Deodato Arte.
BOOMing diventa anche una vetrina per il suo spinoff nato da poco, BOOMing LAB, un luogo dove mettere a sistema le esperienze di diversi artisti, provenienti da orizzonti vari. Una molteplicità di visioni che finalmente trova respiro in un progetto trasformativo e in uno spazio ad hoc come Cemento, in via Nazario Sauro. All’interno del LAB trova posto anche il percorso di Artista URBANO – alter ego di Urbano Marano, protagonista di una mostra off allestita nel locale.
Una programmazione ricca di artist* emergenti e non, il cui collante è l’arte accompagnata da approcci inclusivi e circolari atti a valicare i limiti dettati da categorie predefinite e da preconcetti. «Gli artisti coinvolti incarnano un’arte imprescindibile, intrinsecamente legata al cambiamento e posta in maniera critica di fronte a un’epoca priva di direzione e caratterizzata da ritmi disumani, sottomessa a uno sviluppo incessante – spiega Simona.- Non si può più rimandare il confronto. Il momento è proprio ora! I/le ragazz* della gen-Z sono stat* i/le prim* a fare i conti con la disillusione sulle aspettative future. Questo li/le ha res* più consapevoli delle problematiche della società contemporanea e più dinamic* nell’osservarle, giungendo spesso a soluzioni ibride e trasversali», ci tiene a farci capire la curatrice che relega ai giovani il ruolo di principali fautori di un effettivo e solido cambiamento nonché ponte con le generazioni passate.
«Allo stesso tempo, l’incertezza sul futuro – continua Simona – ha fatto sì che si dedicassero maggiormente alle loro passioni fino a renderle il fulcro della loro vita, cosa lontana dalle generazioni precedenti che, almeno nella maggior parte dei casi, ricercavano prima di tutto una stabilità economica e spesso relegavano le passioni al ruolo di hobby. Ai/alle genZ, dunque, il ruolo di guidare non solo i più giovani ma anche i più anziani verso una visione più sociale e affettiva e meno capitalistica della società».
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