Seta, pizzo e diversi ricami sovrastano la scrivania di Carlotta Checchi, che a soli 23 anni ha deciso di mettersi in proprio e aprire una sua linea di luxury lingerie: C.alla.
Ogni completo trae ispirazione da un periodo storico ben preciso: forme, colori, dettagli e accessori sono influenzati dalla moda di quel tempo. Tra tutti i materiali utilizzati ce n’è uno molto particolare, la fibra d’argento, presente fin dalla prima collezione: “Era la mia tesi di laurea: ho creato un tessuto con proprietà antibatteriche, antiodore e dermatologicamente testato: misto cotone e fibra d’argento. Oggi lo metto in gran parte dei miei capi”.
La moda non è sempre stata una sua passione: “ero un maschiaccio e giocavo con le macchinine”. Ha cominciato ad appassionarsi a 12 anni e ora è diventata la sua attività. “Quando mi sono iscritta all’università ho ben specificato che moda non la reputavo ‘una buona idea per il futuro’ e che l’avrei fatta solo per divertimento. Poi…”.
Come mai hai deciso di entrare nel mondo della lingerie?
“Ai tempi delle medie e compravo bustini, reggicalze, giarrettiere. Non le utilizzavo assolutamente, non sapevo nemmeno a cosa servissero ma le tenevo lì nel mio cassetto perché le reputavo le cose più belle del mondo. Non vi nascondo lo stupore di mia madre e la sua preoccupazione quando vedeva questo cassetto”.
Come mai il nome C.alla?
“Mi piace quando me lo chiedono… il fiore della calla è un insieme di contrasti: l’eleganza, la purezza e la sinuosità di un petalo attorno ad un pistillo, sinonimo invece di erotismo. La donna che vesto io è elegante, raffinata ma anche erotica al tempo stesso. Ho poi aggiunto un punto tra la C e la A per delimitare la C del mio nome/cognome”.
Entrando dietro le quinte di C.alla quali sono le difficoltà che stai incontrando e i momenti indimenticabili?
“Tantissime difficoltà: per mettersi in proprio da sola a 23 anni in Italia ci vuole tanto tanto coraggio e non bisogna mai arrendersi. Le difficoltà maggiori sono farsi conoscere da un settore ‘il negozio’ ormai molto in crisi e non incline a nuovi possibili fornitori. Momenti indimenticabili? Gli sguardi delle persone che vedono i capi e se ne innamorano“.
Dove viene prodotta la tua lingerie?
“Tutto viene prodotto in Italia, in particolare in Emilia-Romagna. Cerco di prediligere tessuti e ricami totalmente Made in Italy per continuare la tradizione di questo paese. Purtroppo tantissimi laboratori sono falliti perché anche molti grandi marchi fanno produrre all’estero, ed è stato difficilissimo trovare dei laboratori che facessero al caso mio e che ovviamente mi confezionassero la mia piccola produzione. Ma ci siamo riusciti e il risultato finale della ‘mano italiana’ si vede.
Però in futuro vorrei andare all’estero, purtroppo in Italia è davvero molto difficile e capisco lo sconforto di molti negozi. In particolare nei paesi come la Russia e negli Emirati Arabi dove esiste ancora la cultura dell’intimo. Qua, con mio grande rammarico, piano piano sta scomparendo”.
Hai mai pensato di ampliare la collezione?
“Ampliare? Mi devo già trattenere perché faccio il doppio dei capi che dovrei fare ma ogni capo ha un costo enorme. Fosse per me ne farei centinaia”.
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