Quante e quali sono le cose da non dire alla mamma?
Don’t tell my mom è il segreto della celebrità per 10 minuti. Un vero e proprio story show nato ormai più di 4 anni fa dal genio creativo dell’autore radiofonico milanese Matteo Caccia, e che invita storytellers, tra volti noti e persone comuni, esperti o alla loro “prima volta”, a salire sul palco per raccontare una storia, coinvolgendo il pubblico con i propri ricordi, aneddoti ed esperienze di vita spesso comiche, oppure meno, drammatiche o stupide, vergognose o valorose. Ma pur sempre storie, vere, personali, uniche.
Il contenuto non è importante, basta che il fatto sia reale e ci sia la voglia di condividerlo.
Due anni fa l’evento è arrivato a Bologna. Non sono stati sontuosi teatri, né cinema d’essai ad ospitare le decine e decine di persone che nel corso del tempo hanno deciso di regalare al pubblico dieci minuti di storie di vita vissuta, ma alcuni tra i locali più noti della città come l’Ex-Forno Mambo, Le Serre dei Giardini Margherita, il Cameo Bar.
Hanno risposto alla chiamata presentatori televisivi e formatori aziendali, comici e manager, maratoneti e infermiere, attori e camerieri, scrittori, registi e giornalisti.
Incuriositi, ci siamo fatti spiegare qualcosa in più da Emanuele Vicentini, che organizza le serate bolognesi insieme a Silvia Santachiara:
Come arriva a Bologna Don’t tell my mom?
“Nasce dal fatto che seguivo un programma radiofonico di storytelling condotto da Matteo Caccia e seguendo Matteo sui social ho scoperto che organizzava questo evento a Milano che si chiamava, e si chiama tutt’ora, ‘don’t tell my mom – story show’. Così una sera che ero a Milano per lavoro decisi di andare. Mi divertii tantissimo, saliva sul palco gente con storie di ogni genere, due sole regole: la storia doveva durare al massimo 10 minuti e doveva essere raccontata e non letta.
Diventati amici, Matteo mi chiede se ho voglia di raccontare una storia, così mi ritrovo catapultato sul palco, molto emozionato, però alla fine riesco a strappare un applauso a tutti. Da lì nasce l’idea di riprodurre lo stesso format anche a Bologna, propongo la cosa a Matteo, che accetta, così nel maggio del 2016 abbiamo fatto la prima serata, condotta da lui; da allora abbiamo proseguito più o meno tutti i mesi, lungo la strada abbiamo trovato altri conduttori, tra i quali presentatori radiofonici e formatori… e così si è creata una comunità di raccontastorie”.
Che tipo di storie sono quelle raccontate dagli storytellers volontari di ‘Don’t tell my mom’ ?
“Secondo me la cosa bella del format è che non è stand-up, non sono battute, ma è un racconto di una cosa bella che ti è successa, che non hai mai raccontato alla tua mamma, di qualunque genere. Sono salite sul palco storie a carattere comico, scherzoso, uno scampato pericolo o un vero pericolo, qualcosa di buffo o stupido, storie di tradimenti, commoventi, storie che hanno fatto pensare! Chiaro che la prevalenza è di storie che fanno sorridere, ma ne abbiamo portate sul palco di qualunque genere”.
Qual è il segreto del suo successo ?
“Sicuramente deriva dal fatto che la gente ama il racconto. Siamo in un epoca in cui con le serie tv o le storie di Instagram ci dimostrano che la forza della narrazione viene fuori in qualunque momento del nostro quotidiano; inoltre anche la possibilità di andare in un bar, dove non c’è teatro o biglietto, e sentire sei, sette, otto persone che raccontano una storia senza copione e titolo affascina. Questo è il segreto del successo”.
E tu ce l’avresti un segreto da non rivelare alla mamma ?
“Io in pratica ho svolto diversi ruoli: il ruolo principale è stato quello di importatore del format da Milano a Bologna, poi di produttore e organizzatore delle varie serate. Mi è capitato di salire anche sul palco eho raccontato un po’ di cose che erano un po’ segrete e un po’ no (sorride). Quindi un po’ di segreti li ho già svelati”.
Per candidarsi e salire sul palco basta scrivere a nonditeamiamammaBO@gmail.com
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