L’infanzia è quella dimensione temporale che, da grandi, sembra quasi irreale, parte di un sogno vissuto a occhi aperti molto tempo prima.
L’infanzia è il luogo delle prime volte, delle scoperte, del gioco e della verità.
L’infanzia è quella condizione a cui, ogni tanto, dovremmo tutti tornare.
Pippi Calzelunghe lo aveva capito ed è per questo che, un bel giorno, insieme ai suoi amici decide di ingoiare al buio delle piccole pillole gialle chiamate “Cunegunde”, recitando la seguente formula magica: Piccole belle Cunegunde, non voglio mai diventare grunde.
E guai a dire “grande”.
Che l’infanzia sia un luogo necessario lo hanno capito anche Alice Galletti, Beatrice Corbini e Silvia Giuliani e nel giugno del 2020 hanno dato vita a Cunegunde, un progetto di divulgazione e formazione interamente dedicato alla letteratura per l’infanzia, quella buona, che prende in considerazione la dignità dei più piccoli e il loro sentire.
«Abbiamo cercato a lungo un nome ed è arrivato dopo una lunga ricerca; lo volevamo composto da una sola parola, simpatico e allo stesso tempo accattivante», racconta Silvia.
Alice, Beatrice e Silvia si sono conosciute alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’università di Bologna, per esattezza durante il corso di Milena Bernardi. Hanno iniziato a frequentare gli stessi workshop, a incontrarsi casualmente in libreria e a riconoscersi amanti della letteratura per l’infanzia.
«Milena Bernardi è stata per noi una mentore. Questa docente è parte di un gruppo di ricerca che lavora attorno alla letteratura per l’infanzia e che nasce dalla cattedra di Antonio Faeti, la prima in Italia legata al problematicismo pedagogico di Giovanni Maria Bertin. Ci sentiamo figlie di quella scuola e ci teniamo a dirlo», confessa Silvia.
Alice, Beatrice e Silvia continuano a studiare, diventano docenti di scuola primaria e Cunegunde nasce poco dopo per via di una passione, di amore, ma anche di un’urgenza.
«Siamo insegnanti ed entrando a scuola abbiamo avvertito pesantezza e rigidità nel proporre o nel non proporre la lettura ad alta voce, quella fine a se stessa, che ti riempie e ti assorbe. I testi che vediamo a scuola hanno come fine ultimo l’esercizio o l’apprendimento della lingua.
Noi crediamo che, oltre a questo, ci sia anche altro. Ci sono quelle che Natalia Ginzburg chiama le “piccole virtù“, oggetti, pratiche, cose, momenti che fanno sorridere e stare bene. Sono inutili, ma necessarie.
Inoltre, ci siamo rese conto di quanto bambine e bambini siano attenti e illuminati di fronte alla lettura ad alta voce. Questa consapevolezza ci fa guardare alla lettura come a un momento di raccoglimento, collettivo o individuale. Per molti insegnanti non sembra costituire una priorità, ma noi pensiamo che ce ne sia bisogno, anche a scuola», afferma Alice.
L’urgenza è quindi, quella di attestare l’inutilità necessaria della letteratura per l’infanzia. Inutile perché staccata da ogni logica dell’utile. Una logica a cui le nostre vite sembrano essere assoggettate, che ruba il nostro tempo.
Necessaria perché senza tempo, confini o gerarchie. Parla di noi, della vita, di ciò che siamo o vorremmo essere, ci rivela i significati nascosti delle cose, o instilla dubbi sacrosanti, ci riconsegna il nostro tempo, ci riporta alla riflessione, alla pace e al silenzio.
Approdando tra i colori pastello bianco, verde e arancione del mondo Cunguende troviamo innumerevoli consigli di lettura, suggestioni, rubriche, proposte formative, curiosità e conosciamo Alice, Beatrice e Silvia.
Tra le rubriche di Cunegunde torna il termine “inutile” nel Dizionario Inutile della letteratura per l’infanzia. Contiene delle lettere, che contengono parole, che contengono storie. F come fuoco, V come ventre, S come specchio.
È un dizionario che «osa dire l’indicibile e infila le mani dentro il tessuto umano.
Abbiamo un elenco infinito di parole, pronte a essere indagate. Quelle che abbiamo scelto rappresentano le prime metafore dell’immaginario della letteratura per l’infanzia e ci hanno permesso di approfondire luoghi e personaggi e restituire loro lo spessore e la complessità che meritano», racconta Alice.
I luoghi sono protagonisti anche nella rubrica Rifugi estivi, dove si trova una mappa, disegnata con minuzia da Alice. Sulla mappa ci sono 12 luoghi archetipici, cari alla letteratura per l’infanzia. Dentro a ognuno di essi proposte di letture, suddivise per età.
L’invito di Cungunde è di non badare alla fascia d’età perché la letteratura non ha età.
«La letteratura per l’infanzia parla all’umanità. Le buone storie hanno a che fare con la vita, e anche con la morte. I bambini lo sanno e dei grandi temi si può parlare con loro attraverso dei filtri: metafore, simboli, immagini», svela Silvia.
Da 3 dei 12 luoghi della mappa nasce la proposta formativa di Cunegunde, il cui scopo è parlare soprattutto al corpo docenti, a formatori ed educatori che vivono e toccano l’infanzia ogni giorno. Cunegunde propone delle vere e proprie “Immersioni”, ossia incontri laboratoriali nei quali promuovere, in maniera originale, la lettura ad alta voce e la buona letteratura. Ciascuna immersione è supportata da approfondimenti, materiali originali, bibliografia dedicata e rituali concreti per la quotidianità in classe.
«Lo scorso dicembre abbiamo proposto un evento su Rodari che ci ha permesso di fare rete e di coinvolgere docenti da tutta Italia. Le persone ci trovano soprattutto dai social perché è lì che prendono vita e si animano le nostre rubriche», ricorda Beatrice.
Alice, Beatrice e Silvia hanno come obiettivo quello di diventare ente eccreditato dal Ministero dell’istruzione e quindi entrare a far parte di SOFIA, il sistema operativo per la formazione e le iniziative di aggiornamento dei docenti.
Potete trovare le pillole Cungunde sul loro sito, su Facebook e Instagram.
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