Di Silvia Santachiara e Claudia Palermo
Una storia d’altri tempi sulla prevaricazione maschile e una considerazione sulla società di oggi: disumanizzata, impaziente e in cui non si può nemmeno più sognare. Richiede troppo tempo.
“Tano” e “Uomini topo” sono i due inediti contenuti nel nuovo album di Carmen Consoli, “Eco di sirene”: un viaggio potente e intimo in ventidue brani contenuti in un doppio CD, che la cantantessa sta portando ora in giro per le Feltrinelli d’Italia, facendo tappa anche a Bologna.
Il disco, uscito per Narciso Records/Universal Music, contiene venti brani del suo repertorio e due inediti, con i quali ha voltato lo sguardo verso un passato in cui le donne sopportavano tutto e l’uomo Tano aveva il diritto di prevaricare, e verso l’oggi, dove tutto deve correre veloce e domina l’intolleranza.
Il nuovo progetto artistico è nato dal tour teatrale di concerti acustici con il quale la cantantessa ha portato in giro per i teatri d’Italia e d’Europa il suo repertorio, e vede una formazione tutta al femminile. I brani, registrati tutti su nastro in presa diretta come si faceva un tempo, sono stati riarrangiati e suonati insieme alla violinista Emilia Belfiore e alla violoncellista Claudia Della Gatta, come in una sorta di piccola orchestra da camera.
Accolta da una folla di fan e accompagnata solo dalla sua chitarra, ha portato nella galleria della Feltrinelli di piazza Ravegnana le canzoni che hanno fatto la storia della sua musica, da sempre specchio della società, anche di quelle realtà più piccole e nascoste, come i segreti familiari o gli scorci di una Sicilia popolare e dimenticata, e i suoi due inediti. La cantantessa non abbandona mai la verità, anche quella più cruda e scomoda. E ha parlato di quanto si possa essere disumani, alienati e travolti dalla sfrenata tecnologia. “E il topo sapiens? Cosa ne sarà di lui?” si chiede.
“Uomini topo”, primo inedito dell’album, racconta infatti di come i nostri scienziati siano riusciti a combinare il DNA dell’uomo e del topo per ambire ad una capacità di adattamento molto superiore a quella umana e adattarci così ad un pianeta che noi stessi stiamo distruggendo. Una “fantastoria” per riflettere su una società in cui i social network sono diventati un’illusorio antidoto alla solitudine e in cui regna il giudizio, la mancanza di empatia, lo scontro.
Poi l’energia di “Tano”, secondo inedito. Un brano sulla condizione della donna che rimanda ad una storia d’altri tempi, di vessazione e di prevaricazione, ma tremendamente attuale perchè la perdita di quel diritto ha scatenato nell’uomo la rabbia più cieca. Un testo potente, che è anche una critica al suo amato sud, dove la gente “si lamenta ma non agisce”.
Lo stile personalissimo: lessico elegante e ricercato, tagliente, morbido e sempre efficace. La sua forza dal vivo è rilevante, accentuata dalla rabbia con cui accompagna i suoi brani in dialetto.
Poi ha lasciato la sua chitarra per avvicinarsi ad una bambina piccolissima che da dentro la libreria la osservava rapita.
Un gesto semplice, che con tutta la sua potenza ci ha mostrato la bellezza del rimanere umani.
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