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Elastico. Il collettivo di artiste apre le porte dell’atelier creativo fa/Art

10-05-2019

Di Luca Vanelli

L’arte ha bisogno di spazi in cui pulsare e vivere. E ancora una volta l’arte si è andata a prendere questi spazi. Ancora una volta l’ha fatto in Bolognina, dove a fine 2016 l’associazione Elastico composta da Elisa, Sonia, Ilaria e Marzia ha dato vita a faArt, uno spazio polifunzionale e poliartistico dove l’arte vive e pulsa tutti i giorni.

Venerdì 24 maggio dalle 18,30, in occasione di Open faArt, ci sarà la possibilità di attraversare gli spazi della casa elastica in via Arcoveggio 49 e conoscere il lavoro degli artisti che vivono questo luogo, ma anche di poter scambiare, barattare, acquistare, prenotare spazi, proporre attività e collaborazioni. Una giornata ricca di eventi in cui verrà anche presentato il nuovo Elastico Records, uno studio di registrazione gender fluid a cura di Gianni Masci aka Nakata the Cat, Mauro Barnabei aka Noah e Simone Marinelli aka Domo, aperto a chiunque voglia registrare la propria musica.

Abbiamo parlato con Elisa Lapicci, una delle fondatrici di Elastico, che ci ha raccontato le origini di questo luogo e il sangue che gira tutti i giorni in questo cuore artistico pulsante.

Da dove parte la storia di Elastico?

“Nasce come associazione culturale e in origine era un piccolo spazio in vicolo dei Facchini: era nato per dare visibilità sia alle opere autoprodotte dal duo artistico To/let composto da me e Sonia, sia a quelle di altri artisti. A questo ci abbiamo unito poi l’organizzazione di piccole mostre, live, presentazioni su tutto quello che poteva riguardare l’arte a trecentosessanta gradi”.

Poi però avete sentito l’esigenza di muovervi…

“Sì, sentivamo bisogno di uno spazio più grande, perché non avevamo lo spazio sufficiente per produrre e mantenere qualcosa di pulsante e vivente, così nel 2016 ci siamo spostati in Bolognina. Ora Elastico è un mondo che vive e si attiva tutti i giorni: gli artisti che lavorano in questi luoghi possono accedere ai loro spazi in ogni momento”.

Ora chi vive in Elastico?

“In questo momento al piano terra abbiamo una sala più multifunzionale, in cui facciamo mostre, presentazione ed eventi, mentre i laboratori artistici attivi sono tre: il primo è Pap (Pap Ceramic Design), un progetto di Valentina Pinza legato alla porcellana; un altro è un collettivo di fumettiste ed illustratrici e l’ultimo è un gruppo di producer e dj. La cosa migliore è che sempre e chiunque può venire a conoscere sempre gli artisti, soprattutto per qualsiasi tipo di collaborazione artistica: c’è lo studio di registrazione dove il produttore Gianni Masci può aiutare a dar forma ad un’idea di progetto musicale; Valentina è sempre pronta a produrre qualcosa in ceramica con spunti e suggerimenti”.

Più scopro Bologna, più noto che la Bolognina è uno dei territori più fertili a livello culturale e artistico. Cosa vi ha portato qui e come vi trovate?

“Io ci vivo da dieci anni e quindi per me è vero amore. Abbiamo avuto un periodo di rigetto dal centro proprio perché non riuscivamo a trovare uno spazio abbastanza grande ed economicamente sostenibile per costruire dei laboratori da condividere. La ricerca si è allargata fuori dal centro anche per una questione di comodità e funzionalità rispetto ai nostri obiettivi: non essendo più solamente un locale di eventi, abbiamo scelto di dare priorità ai laboratori”.

La Bolognina storicamente ha sempre avuto cucito addosso uno stigma negativo, ma ora sta rinascendo. Come possono (e se possono) l’arte e la cultura cambiare l’immagine di un quartiere?

“Penso che questo movimento artistico e culturale stia aiutando a ripopolare, in tanti modi diversi, una zona che prima aveva una vita, soprattutto notturna, decisamente poco vissuta e poco vivibile. Adesso stiamo vivendo e ripopolando un luogo insieme a tante nuove realtà, come Checkpoint Charly, Fermento, Mercato Albani. Un quartiere più è vissuto e più riesce a dare qualcosa alla cittadinanza”.

Ormai è più di dieci anni che siete attive a Bologna. Come avete visto cambiare la città e dove la vedete andare?

“C’è stato un momento di repressione e sconforto generale in passato, ma ora vedo una piccola rinascita. Non solo in Bolognina, ma anche in tanti altri spazi super innovativi in tutta Bologna, come ad esempio Senape o Granata. È come se Bologna stesse rinascendo da questi piccoli spazi innovativi, poliartistici e polifunzionali e la direzione mi sembra quella giusta: si sta arrivando ad una rianimazione generale dell’ambiente, in un clima più gioioso da vivere”.

Invece voi? Dove state andando?

“Vorremmo continuare a proporre un piccolo progetto chiamato Prot, un format video che unisce arte visiva e musicale. In concreto invitiamo a collaborare per una giornata intera un gruppo musicale e un artista legato al mondo delle arti visive. Noi riprendiamo tutto il backstage della produzione artistica di entrambi e alla sera proponiamo un live. Il risultato finale è un piccolo video promozionale per entrambi gli artisti: ne abbiamo già prodotti quattro e pensavamo di ripeterci.

Mentre uscire un po’ dalla nostra casetta ci piacerebbe sia continuare a proporre ElasticOut, una rassegna musicale di due giorni al Baraccano, sia portare anche in altri luoghi ‘impatto’, un evento che solitamente si svolge allo Sferisterio nel periodo di ArteFiera in cui si unisce arte e pratica sportiva”.

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