Musica & Libri

Il cacciatore di labirinti. Ettore Selli ne ha raccolti in un libro oltre 400 da tutto il mondo

10-02-2021

Di Giovanni Corzani

Generalmente, quando pensiamo alle passioni più diffuse in Italia e nel mondo, è facile ricollegarsi a quella del calcio, delle automobili o dell’arte.

Più singolare è quella del giovane bolognese Ettore Selli, ovvero i labirinti vegetali. L’ingegnere ambientale di 32 anni ha tradotto questa passione in un volume pubblicato dalla casa editrice Pendragon, dal titolo Labirinti Vegetali. La guida completa alle architetture verdi dei cinque continenti.

Un racconto e guida ricco di foto, spiegazioni, curiosità e leggende sui percorsi. Ho fatto una chiacchierata con Ettore e mi ha spigato molte cose e tolto alcune curiosità.

Labirinto di Pinghu, Cina

Voglio partire da una domanda più che legittima, come ti è venuta questa idea?

“I labirinti mi sono sempre interessati, è una passione che ho dalla nascita. Negli anni ho avuto la fortuna di dedicarci sempre più tempo, la mia ricerca mi ha portato a cercare tutti i labirinti in giro per il mondo oltre quelli canonici. Ne ho trovati oltre 400, in tutti i continenti.

Mi sono messo in contatto con i vari proprietari, dopo lavoro mi scrivevo tramite email con loro, che andassero dalla Nuova Zelanda all’Argentina o la Scozia, quindi è stato molto bello, soprattutto un’avventura. Ho portato avanti questa passione e ho avuto la possibilità di trasformarla in un progetto editoriale grazie alla fiducia che ha avuto la casa editrice Pendragon nel progetto”.

 

Quanto tempo ci hai messo?

“Con la casa Pendragon ci siamo dietro da un anno e mezzo ormai, la mia ricerca è stata fatta negli anni. Avendo la passione ne conoscevo già in giro per il mondo, poi quando inizi cercarli e scoprirne nuovi ti domandi quale sia più bello, quale il più difficile o quale il più particolare. La mia era una ricerca senza confini, quindi veramente in ogni angolo della terra, e ho avuto anche la possibilità di visitarli negli anni, quello sicuramente”.

Ettore Selli

So che hai fatto lo scout, ha a che vedere con questa passione?

“Sì è vero, ho fatto gli scout per 16 anni. Gli scout devono stare all’aria aperta, hanno delle sfide, dei cammini da percorrere, quindi secondo me parte del mio spirito d’avventura deriva anche dall’aver condiviso questo cammino scout. Diciamo che la passione per i labirinti deriva da una serie di cose come l’interesse per la natura, l’ingegneria ambientale o il fatto che la mia famiglia abbia seguito un percorso scientifico sulla geologia, ce ne sono varie e sono tutte racchiuse lì dentro”.

 

Perché hai scelto proprio di mappare i labirinti? Cosa ti attira?

“Il labirinto mi attira perché come ti dicevo è una cosa innata, incarna quello che è lo spirito della sfida e dell’avventura. Quando entri dentro ti metti in gioco con te stesso, e se vai con un’altra persona diventa una sfida a due. In ogni labirinto ti cali nella parte e sai che comunque hai un tempo per risolverlo, la sfida è quello che ti chiama.

Molte volte in Europa sono stati costruiti nel corso della storia in dimore nobiliari, il labirinto spesso infatti è la ciliegina sulla torta di alcuni giardini storici o di regge meravigliose. Altre volte è proprio l’attrazione che fa da richiamo, non è più plus del giardino, quindi lo puoi trovare anche all’interno di aeroporti, come a Singapore, di parchi, in zoo, ormai è un’attrazione letteralmente parlando”.

Quanti ne hai visitati? 

“Non saprei darti un numero preciso, me ne rimangono ancora vari, perché così il piacere della scoperta non lo estinguo. Però ne ho visitati sia in Australia che in Spagna, in Scozia, in Irlanda del Nord, e pure in Italia ne ho visitati vari. Insomma, ne ho visitati tanti ma la lista è lunga”.

 

Che forme hanno questi labirinti?

“L’ispirazione è varia e diversificata. Spesso dalla natura, quindi hanno forme di animali, o divinità, città fortificate e così tanti altri, quindi in realtà è bellissimo perché ogni labirinto racconta qualcosa di sé. È un’insieme di storia, architettura e botanica, perché ogni labirinto è in funzione al luogo in cui si trova.

Ogni luogo segue delle caratteristiche tipiche, ad esempio in Italia e Inghilterra sono molto artistici, danno spazio alla fantasia, mentre in Germania sono molto rigorosi geometricamente parlando, in Cina invece, dove per sua natura è alla ricerca di record, ne sta costruendo anche adesso puntando più sulla dimensione”.

 

Da dove sei partito?

“Sono partito dall’Italia sicuramente per questioni geografiche. All’inizio mi capitava di visitarli perché si trovano nel posto in cui andavo per vari motivi e lo aggiungevo alle mie tappe, poi è diventato più mirato, quindi ti sposti anche per quello”.

Laberinto la Senda, Costarica

Vuoi lanciare un messaggio “green” con questa tua impresa?

“Non parte proprio da quest’idea, sicuramente il fatto che siano vegetali è bello perché la natura è affascinante e dobbiamo averne cura dell’ambiente che ci circonda. Comunque il collegamento green ce l’ha, infatti mi sono concentrato più sui labirinti fatti di siepi piuttosto che altri materiali. Quello che mi piace è che il labirinto vegetale sia una commistione tra l’uomo e la natura“.

 

Quanto tempo si può rimanere dentro uno di quei labirinti?

“Alcuni sono veramente semplici, fatti per il piacere di passeggiarci dentro, altri anche delle ore. Alcuni sono veramente complicati, quindi la sfida è lunga e ci sono degli stuart all’interno che ti danno una mano a uscirne”.

 

Sei stato definito cacciatore di labirinti, tu come ti definiresti?

“Mi piace come definizione, è bello perché essendo una passione è al di fuori del mio ambito lavorativo, quindi diventa anche un modo per viaggiare e scoprire nuovi paesi”.

Condividi questo articolo