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Quando le aziende scelgono creatività e street art. L’opera di Cheone sui muri di Fabbri 1905

06-07-2022

Di Laura Bessega
Foto di Laura Bessega

Una volta c’erano i cartelloni pubblicitari e oggi c’è anche la street art.

In realtà i cartelloni pubblicitari campeggiano ancora nelle strade delle nostre città ma sta prendendo piede una nuova tendenza, la mural advertising, ovvero l’incontro tra arte urbana e advertising. Oggi sempre più aziende investono nella creatività e la street art è un mezzo che si adatta perfettamente alle esigenze di comunicazione dei brand. L’ha capito bene Fabbri 1905, azienda alimentare bolognese che opera nel settore dolciario, attiva sul territorio da inizio secolo, che ha commissionato un’opera di street art lungo tutta la parete del suo edificio in via della Pietra all’artista Cosimo Caiffa meglio conosciuto come Cheone.

Oggi, 6 luglio, alle 18.30 si terrà l’inaugurazione.

E quando gli viene posta la domanda «Cosa significa Cheone?», lui risponde «Che?. Un mio amico ripeteva sempre “che?” ogni volta che non capiva qualcosa. Il mio nome non significa niente in realtà. È nato da lì per gioco e poi negli anni è diventato Cheone».

Nato a Gallipoli dove, da bambino, si dedicava alla pittura classica, si trasferisce in Germania e negli anni ’90 vede per la prima volta i graffiti. “Mi si è aperto un mondo. Ho visto che potevo esprimermi sui muri e quello he facevo sarebbe stato alla portata di tutti”. È una rivoluzione.

Ma attenzione a non confondere graffitismo e street art. 

Il Graffiti Writing nasce sui treni a Filadelfia sulla fine degli anni ’60 e si sviluppa nelle metropolitane di New York negli anni ’70 come movimento culturale e manifestazione sociale. Prodotto della cultura hip-hop, si manifesta attraverso le tags, ovvero il nome dell’artista, della crew di appartenenza o un suo simbolo per marcare un territorio, autoaffermarsi e inviare un messaggio. Usa esclusivamente la bomboletta aereosol e il disegno è rappresentato dal lettering, ovvero lo studio della lettera e della sua evoluzione.

La Street Art può essere considerata lo sviluppo di questo movimento che negli ultimi anni ha preso una connotazione anche commerciale, soprattutto a Milano e Torino. Si riferisce a forme artistiche che si manifestano in luoghi pubblici. Quando commissionata, viene eseguita alla luce del sole, spesso disegnando prima il progetto in studio. Utilizza strumenti e tecniche differenti come stencil, sticker, poster, pennelli o vernice. I soggetti non sono rappresentati necessariamente da una scritta ma anche da animali, persone o simboli grafici. E, last out not least, cerca di suscitare empatia ed emozioni nelle persone.

«La cultura del graffitismo è molto diversa da quella della street art. Quelli che la praticano sono molto radicali. Certo nell’insieme fa tutto parte di ciò che vediamo per strada. La street è un modo per accontentare tutti e rimane sempre nella legalità». Anche perché per disegnare un muro come quello commissionato dall’azienda Fabbri ci sono volute diverse settimane, lavorando per ore alla luce di un sole estivo che non dava tregua. Lo sanno bene anche i due artisti che hanno affiancato Cheone nella realizzazione dell’opera, Devil Art Design e Tackle Zero.

«Il mio gruppo  è stato fondamentale per finire questo lavoro. Sono artisti come me. Ci troviamo a fare lavori importanti e grandi opere. Insieme ci diamo una mano» commenta Cheone.

Poi aggiunge: «la street art riesce a riqualificare una zona degradata, a volte un intero quartiere con il solo uso di forme e colori. Provoca emozioni nella gente, mentre un muro bianco suscita indifferenza. Il bello del mio lavoro è proprio vedere la reazione della gente. Io disegno e poi me ne vado ma chi resta, chi ci abita, vede tutti i giorni quello che ho fatto».

Un’opera muralista è un concetto condiviso con la città, sia che veicoli un messaggio importante che viene restituito a chi guarda, sia che veicoli la mission e i valori di un’impresa in maniera innovativa e creativa, sia che conferisca nuova vita ai muri di aziende, fabbriche, negozi, capannoni, rendendoli luoghi unici di arte e bellezza.

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