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Federico Aicardi e la Bologna di Lucio Dalla. Una notte tra osterie, vino e biasanòt

11-04-2018

Di Sara Musiani

Come descrivere il termine tutto dialettale bolognese di “biasanòt”se non come: “colui che gusta la notte, che mastica – letteralmente – la notte”?

Sarebbe riduttivo limitarsi a collegare questo termine allo stereotipo della “grassa” Bologna, dove si fa tardi seduti a qualche osteria  mangiando  mortadella e Parmigiano Reggiano; in realtà per gustare l’atmosfera gaudente e bohèmienne della città cantata da Lucio Dalla basta stare in compagnia di un calice di vino rosso e lasciarsi andare tenendo il tempo assieme ai giovanissimi cantanti di Federico Aicardi.

Il “biasanòt” in questione è un laureato in Farmacia ed un cantante,un cantautore, un talent scout. Uno come Federico non riesci però davvero ad immaginarlo con un camice bianco, dietro al bancone della sua storica Farmacia Aicardi, ma Federico lo indossa a modo suo e le nottate di guardia sfumano nel giorno cantando, accompagnato dalla sua inseparabile chitarra, fra gli amici che passano a trovarlo .

Definisce la sua “una vita passata tra ricette,chitarra e storie di notti bolognesi abbellite di poesia”, di “cantautorato colto”. Dotato di una voce poliedrica ha suonato con alcuni dei più grandi nomi della canzone bolognese: Guccini, Dalla, Carboni, Cremonini, Bersani, Morandi, Mingardi, Lolli, gli Stadio con cui ha diviso il palco in concerti collettivi benefici. Federico ha già sei album all’attivo e numerose premiazioni .

Leggo passate locandine di suoi concerti intitolati ”Federico ed i suoi amici” e posso confermarlo : Federico Aicardi è davvero un trascinatore. Nel 2010 ha registrato nello studio dell’amico Lucio Dalla il brano “La rumba della Rambla” che parla della vita scanzonata degli studenti Erasmus spagnoli, un soggetto che di certo conosce bene, poiché ne è sempre circondato, in ogni locale dove viene chiamato a suonare.

Lo incontro grazie ad un amico comune che mi fa da cicerone nelle notti della mia città .

Dal Pratello passiamo ad un’ enoteca più elegante a pochi passi da lì; Federico è già sul palco, e ci saluta sbracciandosi attraverso il vetro del locale.

Inizia il concerto che vede a turno salire ad esibirsi con un proprio pezzo i giovani artisti che seguono il loro “maestro” su di un piccolissimo palcoscenico con il minimo necessario per posizionare uno sgabello senza pretese, un amplificatore, un’asta ed un microfono.

Al nostro tavolo si brinda con un  giro di vino rosso, sorrisi, battute e pacche sulle spalle mentre arriva il turno di un ragazzo dissacrante, che canta in dialetto bolognese , e poi ancora vino e  Federico che  applaude ed incita a fare altrettanto.

Gli spazi occupati sono piccoli, il locale è angusto, ma il calore ed il coinvolgimento che si irradia da quel piccolo nucleo  di vibrazioni sonore è molto più ampio e quasi tangibile. Non è possibile cogliere la differenza fra artisti e pubblico poichè tutti, sia il gruppetto seduto a gambe incrociate sotto al palco che quelli ai tavoli,  applaudono e lanciano “bravi!” in giro come se ad esibirsi fossero stati loro amici.

Federico rappresenta l’eredità della musica bolognese delle osterie: uno degli ultimi biasanòt che hanno trasferito l’arte della musica dal vivo ai nuovi birrifici artigianali – come la Birreria Popolare nella centralissima Via del Luzzo , o all’Enoteca Tuata di Via Saragozza –  per poter abbracciare le nuove generazioni (spesso più ricercate nella scelta dei locali) e ricongiungerle al nostalgico popolo della notte delle storiche Osteria Contavalli di Via delle Belle Arti e della vicinissima Cantina Bentivoglio in Via Mascarella.

In onore dell’amico Lucio canterà anche Lunedì 16 Aprile al Bravo Caffè con il “Concertone Omaggio Lucio Dalla dei Musicisti Bolognesi”.

Grazie a cantautori come Federico questa è ancora la Bologna di Lucio Dalla, dove il comune denominatore è la cordialità spontanea, la mancanza di  ruoli e regole, ed il talento, che si regala a chi ha tempo e voglia di degustarlo a piccoli sorsi, come un buon calice di vino rosso.

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