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Federico Del Buono sceglie Bologna: “Per fare cinema qui bisogna saper osare”

30-07-2019

Di Claudia Palermo

È giovanissimo ma sta già pensando alla sua quarta sceneggiatura e al suo secondo libro.

Federico Del Buono, bolognese classe ‘92, si laurea nel 2015 alla facoltà di Scienze della comunicazione di Bologna e si addentra nel mondo del cinema come attore. Intanto, però, si avvicina alla scrittura, sua passione da sempre. Nel 2016 scrive Trovami, il suo primo cortometraggio, dopo il quale non si è più fermato.

Mercoledì 31 luglio alle 20,30, al centro sociale culturale Foscherara in via Cesare Abba 6, il regista racconterà il suo primo libro, The Milky Way (Alter Ego Edizioni), in compagnia della comicità e della musica del Duo Idea. La storia è quella di uno scrittore che dopo un primo grande successo si trova bloccato davanti alla pagina bianca. La sua avventura in macchina lungo la Milky Way, l’autostrada speciale che collega lo stato di Washington alla Florida, sarà un percorso tra il comico e il paradossale per recuperare ciò di cui non può fare a meno: se stesso.

Ho bevuto uno spritz con lui. Mi ha raccontato dei suoi film, dell’amore per il suo lavoro e di quanto bisogna essere determinati e coraggiosi per raggiungere i propri obiettivi.

Come nasce il tuo percorso da regista?

“Dalla passione per la scrittura: amo scrivere e raccontare. La prima cosa che ho fatto, non a caso, è stato il mio primo libro, ‘The Milky Way’, che ho portato a termine dopo dieci anni e che ho pubblicato un anno fa. Domani io e il Duo Idea presentiamo in sinergia i nostri lavori. Sarà divertente perché loro mettono in chiave comica ogni cosa che fanno. E visto che il libro è folle e bizzarro, abbiamo pensato di combinare le nostre follie!

La mia prima sceneggiatura, invece, è stata quella per il cortometraggio ‘Trovami’, in cui ho anche fatto parte del cast capendo ancora di più che il ruolo adatto a me era vicino alla cinepresa”.

Federico Del Buono | Foto di Claudio Sangiorgi

 

Subito dopo Trovami, il corto Conquista il mondo è entrato a far parte di Italie tout court, progetto di Le Petite Septième, portale che sostiene il cinema indipendente. Un evento che promuove gli autori italiani trasmettendo gratuitamente un cortometraggio italiano recentemente pubblicato al fine di entrare a far parte del programma della Settimana italiana a Montreal. Ci parli di questo progetto?

“L’ho messo in piedi nel 2017. Il corto nasce dalla necessità di raccontare una storia vera, mette in luce il coraggio di saper affrontare le proprie paure, i propri fallimenti, i propri limiti. Volevo fosse più un insegnamento di vita che un film stesso, io sono per le storie che vanno ben oltre l’immagine dello schermo, quindi volevo dare una chiave, un messaggio che poi ognuno potrà interpretare come vuole.

Non a caso, ‘Conquista il mondo’ ha un finale aperto, non termina con una risposta ma con una domanda. Abbiamo presentato questo lavoro in vari festival ricevendo molti meriti a livello mondiale, soprattutto in India, a Calcutta. La protagonista, Vanessa Montanari, è un’attrice giovane ma bravissima, è una persona stimolante e sono felice di aver lavorato con lei, spero di continuare a farlo.

Francois Grondin, l’organizzatore di Le Petite Septième, mi ha contattato entusiasta dicendomi che il film aveva fatto molto successo in Canada. Verrà proiettato dal 6 all’8 dicembre a Toronto, e sarà online sottotitolato in francese”.

Sul set di “Il muro tra di noi”

Cos’è, invece, Il muro tra di noi?

“È una storia nata due anni fa, insieme allo sceneggiatore con cui lavoravo, Filippo Marchi, subito dopo aver scritto ‘Conquista il mondo’. La storia di un lutto e di alcune incomprensioni familiari, ma anche di quanto si possa essere simili nonostante le distanze. Non era una di quelle storie che pensavo di girare, invece è addirittura diventata un presupposto per superare il corto di prima: avevo il desiderio di migliorare, di non ripetere alcuni errori a livello tecnico e produttivo, come, ad esempio, prima di tutto non addossarmi la responsabilità della produzione, volevo affidarmi ad un vero produttore.

Qui è entrato in gioco Giorgio Ciani, una persona che stimo tantissimo. Il corto non è ancora disponibile perché la nostra intenzione è quella di entrare a far parte del festival del cinema di Venezia”.

Sul set di “Il muro tra di noi”

Tra gli interpreti de Il muro tra di noi, Stefano Bicocchi, Ivano Marescotti e Stefano Pesce. Tre attori di un certo spessore e con anni di esperienza alle spalle. È stato difficile gestirli per te che comunque stai spiccando il volo adesso? Eri in soggezione?

“Sicuramente è stata un’esperienza fortissima. Io lavoro con determinazione e senza farmi condizionare dallo spessore di chi ho di fronte, ma è anche vero che davanti a me avevo tre grandi personalità. Per me Stefano Bicocchi è un mito assoluto, è Fellini, è Drive In, è Vito. Ricordo ancora la sensazione unica di quando ho incontrato Ivano Marescotti per la prima volta, un monumento del cinema italiano, non può non mettere in soggezione!

Stefano Pesce è una persona molto impegnativa, un grande amante della cultura, ha una conoscenza infinita, e questo a volte non è semplice da gestire. Sicuramente non dimenticherò la prima prova con loro tre e la giovane Vanessa Montanari. La parte più divertente è stata rimettere insieme una coppia che non si rivedeva da anni, Ivano e Stefano, che hanno fatto tanto teatro insieme e non si vedevano da anni. Vivere il loro rapporto umano e il loro scambio di battute è stato straordinario, non sono mancate le risate”.

A Bologna è difficile fare cinema?

“Negli ultimi anni stanno aumentando le produzioni quindi c’è molto più fermento, inoltre abbiamo una delle migliori istituzioni nel mondo che è la Cineteca, Farinelli ha creato un mostro a livello mondiale, tanto da permetterci di ospitare nomi come Oliver Stone, Martin Scorsese. Abbiamo dei buoni elementi, è chiaro che ci vuole più coraggio a Bologna e in Emilia-Romagna, bisogna saper osare. Ecco perché io ho deciso di lavorare nel territorio bolognese”.

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