A un anno dall’uscita del suo ultimo lavoro “Diventeremo Adulti”, prodotto a Roma con la collaborazione artistica di Edoardo De Angelis, la cantautrice palermitana Giulia Catuogno, in arte Giulia Mei, ha festeggiato con il video di uno dei brani dell’album, “La bellezza”.
Il video è interamente girato a Bologna, città in cui Giulia si è trasferita da qualche mese per trovare nuovi stimoli nella musica e nella vita, ed è stato girato e montato da Vittorio Di Matteo, musicista coinvolto anche lui nel progetto musicale dell’artista.
Dall’incontro con Guccini ai suoi ultimi riconoscimenti, mi ha anche anticipato che la quarantena sta tirando fuori nuovo stati d’animo che porteranno tante novità.
Cos’è per te “diventeremo adulti”?
“Diventeremo adulti” è stato il primo piccolo passo verso la mia strada, l’insieme di tutte le ricerche, delle cose che ho scritto, studiato e fatto, che poi hanno visto in questo lavoro la loro consacrazione. È la storia di Giulia che porta avanti il suo cammino verso il mondo degli adulti, nella speranza e nella paura di arrivarci. Perché diventare adulti non ha a che fare con quanto guadagni all’anno o se hai un’indipendenza economica e sociale, non è un passaggio obbligato dato dall’età, perché si può anche invecchiare senza mai diventare adulti.
Diventare adulti significa imparare a vivere davvero, da soli e con gli altri, e questo, soprattutto di questi tempi, è sempre più difficile da trovare. La voglia e la paura di diventare adulti hanno scritto e dato senso e forma a questo primo lavoro, che ha significato tanto per me e mi ha aperto tante nuove porte, nella vita umana e professionale”.
Il tuo ultimo lavoro ti ha portato degli importanti riconoscimenti…
“Dopo qualche mese dalla bella notizia della finale alle Targhe Tenco, è arrivata un’altra notizia che mi ha fatto tanto bene, ovvero che il Forum del Giornalismo Musicale aveva eletto “Diventeremo adulti” uno dei migliori 5 album di esordio usciti nel 2019 e il Meeting Degli Indipendenti mi aveva assegnato il premio come migliore figura femminile del panorama esordiente della canzone italiana.
Sono cose queste che danno forza al mio percorso e al mio lavoro, e mi ripagano di tutte le scelte di produzione, e non solo, che ho fatto durante la realizzazione di questo disco”.
Perché hai scelto di trasferiti a Bologna?
“Chi non lo farebbe? Suvvia, sai anche tu quanto sia magnetica questa città!
La prima volta che ci ho messo piede ho avuto subito il desiderio di restare. Ma ciò che mi ha spinta a lasciare, non per sempre sia chiaro, la mia bella Palermo è stata, più che altro, l’esigenza di nuovi stimoli nella musica e anche nella vita, la voglia di conoscere altre scene musicali e di stimolanti collaborazioni, ma anche l’esigenza di spostarmi più facilmente nel continente. Bologna mi ha accolta a braccia aperte, sia dal punto di vista lavorativo che umano. Qui, tra l’altro, insegno musica, e anche questo mi sta dando moltissimo, e in qualche modo confluisce nella mia carriera di cantautrice”.
Tra i tuoi idoli musicali c’è Guccini. Sappiamo che lo hai conosciuto, ci racconti del vostro incontro?
Ho avuto la fortuna di conoscerlo in occasione di una mia esibizione durante un grande evento dedicato a lui e organizzato dal Conservatorio di Palermo, dove mi sono laureata e ho studiato. Io cantai alcuni suoi brani, tra cui “Vorrei”, e strinsi una bella e genuina amicizia con la moglie, Raffaella, una persona meravigliosa e di grande sensibilità. Quella fu la prima volta che incontrai Francesco, poi lo incontrai un’altra volta a cena vicino a Bologna. Ricordo che iniziammo a parlare della musica degli anni ’70 e dell’Osteria delle Dame. Non sto a descrivervi quello che ho provato in quei momenti!
Le tue esibizioni quasi evocano performance teatrali, sono decisamente coinvolgenti! C’è un artista che ti ha influenzato particolarmente?
Ce ne sono talmente tanti che faremmo notte! Per riassumere, parlando di teatralità, il mio grande maestro è stato Gaber, iniziai ad ascoltarlo e a guardare le sue performance da bambina e fu per me una rivelazione. Molto, da questo punto di vista, mi hanno dato anche Brel e la scuola francese in generale. Ho preso un po’ anche da Jannacci e, ti sembrerà assurdo, anche dall’Opera. Dal punto di vista musicale le mie influenze sono tantissime, due nomi sopra tutti: De André e Vecchioni. Del nuovo panorama cantautorale italiano mi vengono in mente nomi come Giovanni Truppi, Dimartino, nonché il mio amico e anche lui adottato bolognese, Nicoló Carnesi.
Com’è ha influenzato questo periodo difficile di quarantena il tuo modo di fare musica?
Periodi come questi ti portano a riflettere e per me riflettere significa scrivere. Scrivo tanto e mi preparo a quello che arriverà dopo il capitolo legato a questo primo album. Tanta ricerca, tanto ascolto e tanta voglia di far uscire fuori tutti gli stati d’animo e le sensazioni che stanno accompagnando questo periodo così assurdo. È in arrivo una sorta di nuova Giulia che questi giorni stanno contribuendo a plasmare.
Condividi questo articolo