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I had a dream. Due donne che sognavano un cambiamento politico

16-06-2019

Di Edoardo Novello

“L’idea iniziale era di fare un film che guardasse alla politica dall’interno e che ne mostrasse le varie sfaccettature che spesso non appaiono nei telegiornali”.

A parlare è Claudia Tosi documentarista italiana, ex-studentessa di filosofia presso l’Alma Mater bolognese e regista di I had a dream, uno dei film in programma in anteprima italiana al Biografilm Festival di quest’anno e vincitore dell’Audience Award Biografilm Italia 2019. Sostenuto da Emilia-Romagna Film Commission e da France 3, il film si propone di rinnovare lo sguardo sul mondo della politica attraverso gli occhi di due politiche, due donne.

È in programma il 18 giugno alle 21 al Cinema Arlecchino per le repliche del Biografilm.

La regista ha discusso con noi i temi portanti della sua opera, sviscerando gli intenti e le speranze.

“Da amante dei documentari character based, ho sempre avuto il desiderio di regalare un ritratto quotidiano di un politico a contatto con il cittadino. Quello che scrive le leggi e che porta avanti delle idee rivolte alla società, non quello che fa gli show in televisione. Ero interessata a dare un volto umano alla politica”.

Un’idea, quindi, di documentario a tutto tondo, che guardasse a quegli spaccati regionali, dove molte delle cariche istituzionali sono guadagnate con il sudore e l’impegno del singolo cittadino. Un impegno sempre più raro nella nostra società contemporanea. Peculiare è la struttura che assume il film: sviluppatosi nell’arco di ben 10 anni, il documentario è stato concepito man mano che il materiale si accumulava, mutando la propria direzione con il passare del tempo. “È rilevante come io sia partita da un’idea di base localizzata nell’era berlusconiana, per poi spostare la narrazione sulle vite di Daniela ed Emanuela, base di quello che era il movimento Se non ora quando?”.

Centrale nel film è, infatti, la rappresentazione delle vite pubbliche e private di Manuela Ghizzoni, parlamentare del governo Prodi, e della sua mandataria, l’allora consigliera comunale di Carpi, poi diventata assessora, Daniela Depietri. Attraverso le loro storie si dirama anche lo sfortunato percorso politico di Se non ora quando?, movimento femminista che negli anni si è radicalmente frammentato e di cui rimangono solo alcuni gruppi locali, i quali tutt’oggi tentano di portarne avanti gli ideali.

Precisando la sua posizione in merito a tali vicende, Tosi spiega come non voglia dare una visione pessimistica di questa storia, ma dimostrare che, seppur non siano stati raggiunti i risultati sperati, il cammino di Manuela e Daniela abbia dato vita ad altri fenomeni molto rilevanti nel panorama dell’eguaglianza femminile. Questo è uno degli aspetti del documentario su cui punta la regista. Non è importante il risultato che le due protagoniste possono aver ottenuto o meno, quanto piuttosto le conseguenze e l’influenza che il loro operato e le loro idee hanno avuto nelle persone.

Attraverso il loro impegno è avvenuto un cambiamento che definirei epocale, un nuovo e fresco punto di riflessione che ha al centro i diritti delle donne e la loro importanza nella società civile.

Tosi ha cercato, così, di dar vita a un prodotto che mostrasse ambo le facce del movimento, la sua sconfitta e, al tempo stesso, la sua vittoria. “Nacque così l’idea di formare due finali, uno che rappresentasse il senso di amarezza di Manuela e Daniela, l’altro che rispettasse la mia visione di speranza per il futuro”.

Addentrandoci ancora di più nella pellicola, è evidente l’intento della Tosi di voler reinstaurare nel cittadino un interesse maggiore per il mondo della politica tout court, spronandolo ad essere più partecipe: per me era importante riconoscere nuovamente l’importanza della politica, far riflettere il cittadino sulla necessità di essere presenti” dichiara la regista, consapevole di quanto l’uomo moderno sia sempre più indifferente a un mondo che tuttavia ne condiziona usi e azioni.

La prima a farsi carico di queste necessità è stata proprio la regista, che partendo da se stessa, afferma come questi 10 anni siano stati un’occasione per riflettere molto anche sul suo ruolo all’interno della società, come cittadina, come elettrice e come donna.

I had a dream, le protagoniste avevano un sogno, quello di cambiare la politica, ma ciò che è veramente cambiato in questi 10 anni di riprese è la società. E con essa di conseguenza anche la politica, che è diventata populismo. Questo film restituisce l’idea del bisogno di un confronto tra governo e cittadini, di una riappropriazione da parte di ciascuno di noi di un ruolo attivo nella res publica.

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