“Lei come fa con i ricordi?”
“Me li tengo, e lei?”
Marta lascia Andrea, Laura viene lasciata da Piero.
Due coppie prima e oggi quattro persone che a oltre cinquant’anni si ritrovano sole in una parte del letto, facendo i conti con la solitudine e con una vita che comunque, va avanti.
Cristina Comencini, nel suo ultimo libro “Da soli”, si infila nelle pieghe del dolore del distacco raccontando la vita di chi, pur avendone già vissuta una, ha l’audacia di cambiare.
Marta, Andrea, Laura e Piero si separano nella seconda metà della vita, dopo 25 anni insieme, quando ormai si potrebbe lasciare correre, rimanere stagnanti nella vita che si ha ancorandosi alla saggezza, alla calma, all’esperienza. E invece ancora le tempeste travolgono, i sensi sono vivi. C’è chi di colpo, se ne va. E chi rimane ad arrovellarsi tra i perchè? Tutti soli, in un modo o nell’altro, a barcamenarsi tra la disillusione, cumuli di ricordi, le cose dette e non dette, i tradimenti, l’energia della libertà, nuovi incontri e vecchie malinconie.
“Mi interessava raccontare il peso che ci portiamo dietro, che nel libro è rappresentato dalle valigie. Il peso della storia, ma anche la leggerezza del potersene andare, in particolare per le donne che non hanno potuto esprimere il fuggire, quel silenzio che hanno sempre tenuto sulle spalle. Volevo dare voce a cose che non hanno avuto voce per molto tempo”
La regista e scrittrice romana ci porta dentro quel primo anno, dopo una separazione. Il più duro. Quello in cui la mancanza è ancora viva e ci sono le paure: della sofferenza “solo grazie alla quale si cambia”, della fatica, della solitudine, della morte. Quando sei ancora di qua dal guado e devi arrivare dall’altra parte, ma non sei più giovane. E ognuno lo fa a modo suo.
“Questo libro è l’attraversamento del dolore del distacco. Lo è stato per me che l’ho scritto. E che insieme a questi quattro ho avuto il coraggio anche di farlo. Ma mentre per Marta è proprio la paura della morte a spingerla ad allontanarsi da Andrea, Per Laura, quando Piero le ha detto vado via, è stata come una morte in vita”.
Laura si ammala.
Ci si può ammalare per abbandono? le chiedo.
“Si, penso di si. Non è una verità scientifica, ma sicuramente il dolore non contribuisce alla salute fisica”
Comencini tocca corde delicate di questo traghettamento e sono diversi gli aspetti che esplora, a partire dalle parole in una relazione. Dal rapporto tra il silenzio e le parole.
“E’ un equilibrio tra essere autentici e nascondersi un pò. In ogni coppia c’è sempre una parte che si nasconde, una parte propria che non viene mostrata. A volte si può passare molto tempo in silenzio passandosi tante cose, ma diverso è il silenzio delle cose non dette. Quello che frega è sempre e ancora la paura, di come l’altro reagisce, di essere visti diversamente”.
Ci mostra anche che la sofferenza è di tutti, ma non è uguale per tutti. La donna e l’uomo lo vivono in modo diverso, quel dolore. Due punti di vista, lontani dagli stereotipi, che però a volte si confondono, si mescolano, si sovrappongono.
“Le donne hanno un linguaggio interno ed esterno più sviluppato sui sentimenti. Ne fanno uso continuamente tra loro. I maschi no, hanno la tendenza a pensare da soli. E si portano il fardello di questo silenzio”
Poi la diversità nella coppia, che per Comencini è oggi la sfida più grande. “Non che io non veda l’amore anche tra simili, ma non c’è niente di più interessante di un rapporto d’amore tra persone diverse. Forse amarsi è vedere l’altro nella sua totale diversità. E amarlo proprio per questo, perchè è diverso da te”
Alla fine, cosa resta?, le domando.
“Rimane tutta la vita che hai fatto. Nel libro c’è un questionario di un fisico che fa capire che presente, passato e futuro nello spazio-tempo non ci sono. Possono rovesciarsi, dunque. E questo succede anche a noi, in continuazione. Si può considerare come qualcosa che si chiude perchè si apra altro. Il destino non è da soli, anche se bisogna saperci stare. D’altronde, la relazione con l’altro inizia nel momento in cui nasciamo”
E i figli? come hanno vissuto tutto questo?
“I figli sono un pò in disparte perchè volevo concentrarmi sulla relazione. Cercano comunque di farsi andare bene le cose che accadono, vogliono stare bene. Solo la figlia incinta sta male, perchè vede la precarietà del suo rapporto. I miei figli ad esempio sono conservatori, cercano in ogni modo di far funzionare i loro rapporti. E forse è proprio questo l’esito della libertà”
Due cose accomunano le due donne e i due uomini del romanzo: nessuno riesce ad ancorarsi alla maturità quando la spinta al cambiamento travolge e trascina e la consapevolezza che si può sempre ricominciare. “Il futuro -dice Comencini- non si costruisce sulla nostalgia”
Anche se le valigie sono stracolme.
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