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Il groove di Sghetto Records: conosciamo la nuova etichetta discografica nata dalle jam session a Sghetto club

18-10-2024

Di Beatrice Belletti

Sghetto Records è la neonata etichetta discografica che ha le sue radici profonde nel cuore pulsante di Bologna, tra le mura dello Sghetto Club, live club nato nel 2022. In poco tempo, questo spazio si è affermato come punto di riferimento nella scena musicale underground locale e nazionale, offrendo una piattaforma per musicisti emergenti e sperimentali, e attraendo anche nomi noti della scena internazionale nella sua ricca proposta artistica settimanale.

L’etichetta si distingue per il suo sound originale, che unisce jazz, hip-hop e sonorità urbane. La missione di Sghetto Records è quella di coltivare progetti musicali che fondano nuove sonorità sull’eredità afro-americana, promuovendo artisti dal forte impatto creativo. La label attualmente conta quattro talenti nel suo roster: Kolosso, band trap-jazz di 8 elementi, il batterista e compositore nu-jazz Joe Allotta, il cantante neo-soul Subconscio, e il trio urban jazz Chromogen.

UN INIZIO PROMETTENTE: IL LANCIO DI “SHINIGAMI” DEI KOLOSSO

Il debutto della Sghetto Records è avvenuto il 16 maggio 2024 con l’uscita del singolo “Shinigami” dei Kolosso.

La band Kolosso, nata nel 2022 da un’idea di Davide Angelica, conosciuto come Kidd Prinson, incarna lo spirito sperimentale di Sghetto Records. Con radici profonde nella black music, Kolosso unisce la tradizione del jazz e della trap per creare un suono nuovo e avanguardista.

Questo brano incarna l’essenza della libertà creativa del jazz contemporaneo, fondendo black music strumentale con l’energia dell’hip-hop e della trap. “Shinigami” è un brano serrato e tagliente, con groove urbani e invenzioni ritmiche che richiamano la fusion degli anni ’70. L’artwork del singolo è stato realizzato in collaborazione con l’illustratrice Marla Splat.

Dopo “Shinigami”, i Kolosso hanno continuato il loro percorso artistico con il secondo singolo, “Hydra”, rilasciato il 6 settembre 2024. “Hydra”, ispirato alla più grande costellazione moderna, è un viaggio sonoro che riflette la complessità e la vastità dell’universo, fondendo temi e melodie in un crescendo armonioso.

Kolosso – foto cortesia di Sghetto Records

JOE ALLOTTA: IL TALENTO NU-JAZZ

Il batterista Joe Allotta, con il suo EP solista “Me vs Me, vol.1”, pubblicato il 7 giugno 2024, porta avanti la tradizione del jazz contaminato da ritmi urbani. Questo EP di quattro brani, suonato da diversi musicisti con cui Allotta ha collaborato negli anni, mescola soul, break beat e funk, con la batteria come protagonista centrale delle composizioni.

Joe Allotta, nato a Trapani nel 1996, si è formato tra il conservatorio e Londra, collaborando con artisti di calibro internazionale e portando il suo stile unico nella scena musicale bolognese. Oggi, è parte integrante del roster di Sghetto Records e continua a esplorare nuovi territori musicali con il suo suono originale e pieno di emozioni.

Joe Allotta – foto cortesia di Sghetto Records

CHROMOGEN: IL JAZZ FUTURISTICO CHE RISCRIVE I CONFINI DEL GENERE

Chromogen è la più recente e audace scommessa di Sghetto Records. Il trio, composto dal bassista e leader Matteo Magnaterra, dal batterista Vincenzo Messina, e dal sassofonista Matteo Diego Scarcella, ha debuttato il 20 settembre con una reinterpretazione jazz del classico grunge “In Bloom” dei Nirvana. Questa scelta non è stata solo un omaggio alla band di Kurt Cobain, ma una dichiarazione di intenti: Chromogen vuole sfidare le convenzioni e costruire un nuovo linguaggio musicale.

Il loro singolo anticipa l’uscita dell’album omonimo, “Chromogen”, prevista per il 4 ottobre 2024. Con un approccio che mescola jazz, funk, rock e persino accenni di progressive, l’album si presenta come un manifesto di militanza sonora e spirituale, spingendosi verso una dimensione olistica del jazz. Le composizioni di Magnaterra si distinguono per una ricerca timbrica intensa e una fluidità tra i generi che rende ogni traccia unica.

IN ATTESA DEL NEO-SOUL DI SUBCONSCIO

Il nuovo lavoro di Subconscio, cantante neo-soul dalle influenze elettroniche, una delle voci più innovative della scena bolognese, è la prossima pubblicazione in programma, prevista per la primavera 2025.

INTERVISTA AI FONDATORI DI SGHETTO RECORDS

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con le menti e le mani che hanno creato l’etichetta:

Sghetto Records nasce all’interno dello Sghetto Club, un luogo che è diventato in breve tempo un punto di riferimento nella scena musicale underground di Bologna. Quanto è importante per voi mantenere un legame così forte con la città e la sua tradizione musicale?

“Per noi il legame con la città rappresenta un fattore fondamentale. La nostra etichetta nasce infatti dall’esigenza di sviluppare e dar voce innanzitutto ai diversi progetti artistici che sono nati dall’incontro di molti musicisti della città e della regione durante i laboratori, le jam session e i concerti organizzati all’interno del club.
Lo Sghetto Club, sin dagli inizi, ha promosso e sostenuto attivamente l’interazione e la collaborazione tra i musicisti della scena locale, mettendo a disposizione spazi e risorse per facilitare la nascita e la crescita di nuovi progetti musicali.”

L’etichetta si concentra su un sound che mescola jazz, hip-hop e sonorità urbane, riflettendo la ricerca e la curatela artistica del live club. Da dove nasce questa combinazione e perché avete scelto proprio questi generi per il vostro progetto discografico?

“La direzione artistica dell’etichetta ha naturalmente seguito quella del club, che si è delineata facilmente sin da subito grazie alla passione comune dei componenti del suo direttivo per il jazz e in generale per la musica afroamericana. 

Uno degli obiettivi dello Sghetto, sia come club che come etichetta, è quello di riportare il jazz a quella dimensione popolare che contraddistingue le sue origini e di dissolvere quell’aura elitaria che lo ha spesso caratterizzato negli ultimi decenni. L’unione con la cultura hip hop e urban, oltre ad attirare l’attenzione delle nuove generazioni di musicisti e ascoltatori, permette di porre ulteriormente l’accento sull’intenzione sociale e politica della musica afroamericana di essere amplificatore per la voce delle classi subalterne.
Questi generi, infine, hanno certamente una radice comune: il piacere e il bisogno di vivere la musica insieme, in un contesto celebrativo, dove artisti possono ispirarsi a vicenda semplicemente condividendo il palco.

Sghetto Records è nata proprio da tutto questo, dando vita a progetti artistici scaturiti da incontri casuali alle jam session, da chiacchiere davanti a una birra, da momenti di collaborazione spontanea.
Dovendo dare una chiave di lettura che accomuna i nostri generi, pensiamo che la parola groove sia la più appropriata. Il “groove” è quella forza trainante che cattura l’ascoltatore non solo mentalmente, ma anche fisicamente, facendolo vibrare al ritmo della musica.”

Sghetto Records ha una forte attenzione verso i giovani artisti emergenti. Quale progetto vi sta più a cuore in questo momento, e cosa credete renda la scena musicale bolognese un terreno fertile per nuove contaminazioni sonore?

“Per noi il terreno fertile è rappresentato proprio dalle jam session e dall’occasione che questi momenti offrono ai musicisti per condividere reciprocamente la propria esperienza musicale e la propria identità. Crediamo fortemente che ancora oggi questi momenti siano centrali per la ricerca di nuove sonorità e nuovi stili musicali, esattamente come accadeva per le jam session degli anni ‘40 che sono state le fucine in cui il jazz si è evoluto e trasformato.

 È impossibile fare una scelta tra i progetti su cui stiamo lavorando, perché ciascuno di essi ci coinvolge profondamente, sin da prima della nascita dell’etichetta. Sebbene tutti i nostri progetti condividano una radice comune, ognuno ha una forte identità propria, sviluppata e rafforzata grazie all’incontro e alla fusione di diverse sonorità.”

Quali artist*/band rappresentano l’avanguardia del sound contemporaneo, che dovremmo aggiungere alle nostre playlist?

“Non essendo vincolati a un unico genere, ogni nostro progetto cerca di sviluppare un sound personale, ma sempre attuale e contemporaneo. Chromogen, trio nato dalle idee e dalle composizioni del bassista Matteo Magnaterra, esplora sonorità vicine al jazz contemporaneo, arricchite da forti influenze rock e progressive, con poliritmie, tempi dispari e stili d’improvvisazione che spaziano dal blues al free jazz.

Joe Allotta, invece, si muove verso un’avanguardia jazz-funk moderna, ispirata al sound della scena londinese attuale, dove ha vissuto e suonato per diversi anni.

Kolosso, il progetto guidato da Davide Angelica, propone un jazz contaminato da trap, drill e funk, creando una fusione originale e audace.

Infine, Subconscio, cantautore bolognese con due EP all’attivo, sta lavorando con noi al suo primo album. È l’unico progetto cantato, con testi in italiano e sonorità che si rifanno alle moderne produzioni soul e r&b statunitensi.

Con queste premesse, diremmo che tutti i nostri progetti troverebbero facilmente posto nella vostra playlist!

 
Infine, quali sono le sfide di una neonata etichetta discografica nel panorama odierno e che consigli avete per chi volesse intraprendere lo stesso percorso?

“Le sfide per una neonata etichetta discografica nel panorama odierno sono tante! Prima fra tutte, la saturazione del mercato musicale è evidente: con l’enorme quantità di musica disponibile sulle piattaforme digitali, emergere e farsi notare è sempre più difficile. 

Inoltre, la sostenibilità economica è cruciale. La distribuzione digitale ha abbassato le barriere d’ingresso, ma ciò significa anche margini più bassi per ogni singolo progetto. Serve una pianificazione attenta e diversificata delle fonti di guadagno, a cui aggiungere concerti, merchandising e licensing, se possibile, per mantenere l’etichetta in vita.

Noi siamo sicuri che distinguersi attraverso un’identità artistica chiara e coerente, che comunichi un messaggio autentico, possa essere una prima chiave di svolta. 

Una seconda chiave di svolta potrebbe essere quella di dare precedenza esclusivamente alla “qualità” e non alla “quantità” scegliendo accuratamente i progetti su cui lavorare e a cui poter dare un contributo concreto sotto tutti gli aspetti della produzione musicale invece di puntare alla sola crescita del proprio catalogo.”

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