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BigMama a Oltre Festival. Intervista alla queer queen del rap, simbolo del body positive

17-06-2022

Di Matilde Pasqualin

BigMama, al secolo Marianna Mammone, è nata nel 2000 ad Avellino. È cresciuta in un piccolissimo paese di provincia, nel 2019 si trasferisce a Milano per studiare al Politecnico. A 13 anni si appassiona di rap, e decide che quello è il mondo a cui vuole appartenere. Durante l’intervista ci ha raccontato il suo primo approccio alla musica, prima di scoprire che l’hip hop poteva davvero aiutarla a sentirsi bene nel suo corpo.

È un’artista simbolo del body positive del nostro tempo, nonché il simbolo di una donna che fa rap (e che spacca).

Sabato 25 giugno salirà sul palco di Oltre Festival, nella stessa serata di Myss Keta e La Hasna. Qui altre informazioni sul festival. Qui invece trovate i biglietti per il live.

Vorrei partire da un’intervista che ho letto: io e te abbiamo più o meno la stessa età (1998-2000), e mi ha fatto piacere leggere che sei stata sincera su ciò che ascoltavi da pre-adolescente, come ad esempio gli One Direction. Solitamente si tende a fare i radical chic davanti a queste domande, ma oggettivamente la nostra generazione viene da quel pop che andava fortissimo ai tempi. Cosa ti hanno ti lasciato gli One Direction?

«In realtà, a differenza di molte persone che crescono in ambienti dove la musica c’è e si ascolta in famiglia, nella mia nessuno era appassionato. Mio padre ad esempio adesso ascolta solo me [ride]. Le mie influenze musicali, dunque, venivano dalle amicizie e dai social. Sinceramente, non credo che gli One Direction mi abbiano lasciato qualcosa a livello musicale, di quel periodo forse mi è rimasta solo un po’ di pazzia. Poi, sicuramente mi hanno fatto capire che si possono provare tante emozioni quando si ascolta la musica. A 13 anni sono poi passata al rap hardcore, quindi è stato un bel salto di genere».

 

Anche io, come te, sono una grande fan del rap italiano. Durante l’adolescenza ci siamo approcciate a testi indiscutibilmente sessisti, oggi secondo te il rap è ancora un genere maschilista o fatto da uomini per uomini?

«Il rap secondo me è un genere che rispecchia la realtà. Di conseguenza, se la società era molto maschilista, anche la musica andava in quella direzione. Oggi sicuramente qualcosa sta evolvendo, ma ci sono ovviamente artisti che rimangono indietro, alcuni pensano ancora che faccia figo essere maschilisti. Penso che comunque il pubblico oggi non abbia più voglia di ascoltare testi violenti o sminuenti, data anche la società in cui viviamo».

È uscito da poco il tuo album Next Big Thing, raccontacelo un po’.

«Next Big Thing è l’insieme di tanti esperimenti che ho fatto in studio. Penso di essere andata oltre a quello che pensavo di saper fare; è stato in primis uno sfogo e un modo per farmi sentire bene. Pensandoci, probabilmente il modo migliore per definirlo è “sberla in faccia”, è un lavoro che penso di aver creato con la giusta forza e le giuste parole. È stato in primis uno sfogo e un modo per farmi sentire bene».

 

Quando si parla di te spesso si parla di standard estetici, di body positive e di autoironia. Tuttavia, sei un’artista emergente da tenere in considerazione anche al di là di queste tematiche. Quali sono quindi le tue caratteristiche come artista?

«Sono tutti meccanismi collegati tra di loro. Io ho iniziato a fare musica per sentirmi bene nel mio corpo, molte persone ascoltano la mia musica con lo stesso intento. Una ragazza, ad esempio, mi ha scritto qualche giorno fa dicendomi che questa sarà la prima estate in cui metterà il costume. Questi messaggi mi fanno estremamente piacere e sono contenta che le mie canzoni possano aiutare davvero qualcuno. Tuttavia, oltre al personaggio, c’è un’artista che vuole semplicemente fare musica, se poi le mie caratteristiche fisiche possono essere la mia cifra distintiva ben venga, non ho niente in contrario. In questo momento, il mio peso che è stato sempre ciò che mi ha ferito nella vita, mi sta portando fortuna. Mi sto prendendo la mia rivincita».

È iniziato il tuo tour. Cosa ti aspetti dalla data bolognese e cosa ti ha stupito delle prime?

«Io sono molto felice e molto grata di questo tour, è come se il mio sogno si stesse concretizzando piano piano. Inoltre, io non sono ricca di famiglia, quindi non ho mai viaggiato. Grazie al tour ho la possibilità di girare l’Italia. Vedrò Bologna per la prima volta e sono molto felice».

 

Un feat dei sogni?

«Sicuramente Salmo, è il mio papà del rap».

 

Un emergente che ti piace?

«Boyrebecca mi piace molto e Sethu».

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