Trend

Il mondo visto dal bancone di un bar della periferia di Bologna. Il fumetto de Lo Stato Sociale con Luca Genovese

01-11-2018

Di Luca Vanelli

Il bar di una periferia bolognese, gestito dal trentenne Andrea, diventa il fulcro da cui indagare il mondo intero. Emarginazione, senso di abbandono e ricerca della felicità si muovono insieme tra le pagine di Andrea, la graphic novel firmata dallo Stato Sociale; ideata da Alberto “Bebo” Guidetti insieme al fumettista Luca Genovese.

Uscita il 31 ottobre per Feltrinelli, verrà presentata martedì 6 novembre alla Feltrinelli di Piazza Ravegnana alle 18, non in Salaborsa com’era stato precedentemente annunciato.

Andrea non ha solo un passato un complicato con cui cerca di fare pace, ma anche un presente con cui deve fare i conti: il Comune vuole abbattere il suo locale per far passare un tram. Il suo passato e questa situazione si incroceranno, e Andrea dovrà pensare ad un modo per continuare ad esistere e trovare la felicità, malgrado tutto.

Bebo ha risposto con pazienza a tante mie domande e mi ha svelato alcune curiosità su questo Andrea, che siamo un po’ tutti noi con le nostre paure e alla ricerca di un posto giusto nel mondo.

Su Instagram hai spiegato che sentivi l’esigenza di dare parola all’uomo comune in difficoltà. 

“Sicuramente volevo dare vita e spazio ad un personaggio che incarnasse una persona comune, quindi né un super eroe, né un anti-eroe. Poi attraverso lui dare voce anche alle periferie. Da diversi anni penso a come le città siano distorte nella loro narrazione; penso a Bologna che è legata solo alla sua rappresentazione positiva, dove tutto va bene e tutto è bello. Ci si dimentica spesso però che buona parte della popolazione vive in periferie abbandonate: quartieri-dormitorio dove dopo le 21 non succede più nulla e i mezzi pubblici smettono di passare, e dove si rischia di vivere un vuoto dell’esistenza che spesso non viene raccontato”.

Com’è che un gruppo di musicisti si mette a fare un fumetto? Non potevate raccontare la storia di Andrea in un album o in una canzone?

“Alcune idee hanno bisogno di più spazio e insieme ad Alberto (altro componente dello Stato Sociale ndr) abbiamo capito che questa storia non poteva dare vita a duecento pagine di editoria classica: aveva bisogno anche di essere vista e fortunatamente abbiamo trovato Luca. Non volevamo nemmeno una graphic novel classica. Ci sono molti momenti solo testuali e altrettanti pittorici: le immagini e le parole sanno stare insieme, ma sanno anche riconoscersi degli spazi a vicenda. Era la formula giusta, ma soprattutto era giusto Luca, con cui ci siamo trovati benissimo e che ha colto l’essenza della storia”.

Quanto ti ha aiutato vivere il baretto del tuo quartiere nella stesura della storia?

“Fino ad un certo punto. In realtà mi ha influenzato molto di più girare tanto per Bologna, dentro e fuori le mura, e per tutta l’Italia, dentro e fuori le grandi città. Il mio intento è quello di indagare il mondo attraverso il punto di vista privilegiato di Andrea: il bancone di un bar. Il bar è ancora uno spazio comune, condiviso da persone anche molto diverse, in cui ci si ritrova e si vive il mondo”.

Se questo fumetto avesse una colonna sonora, quale sarebbe? 

“Mentre scrivevo ascoltavo moltissime cose disturbanti con suonacci scomposti, tipo techno e dub. Però se all’apertura della pagine del libro si potesse sentire della musica, questa sarebbe sicuramente quella dei Massimo Volume e di Theo Teardo”.

Più volte hai mostrato la tua passione per Carrère. Lo definiresti un fumetto diretto, schietto e sincero alla Carrère?

“Guarda, se qualcuno decidesse di accostarlo a Carrère lo prenderei come un grande complimento. Lui ha la capacità di sedurti e abbandonarti molto rapidamente e di tenere un alto livello di tensione, per centinaia di pagine, senza mai stancarti: elementi che ritengo fenomenali. In qualche maniera lo stile si può avvicinare: questa storia è un’indagine e Carrère è un grande indagatore, ma c’è anche tanto del cinema di Elio Petri”.

Come gruppo vi siete sempre contraddistinti per una forte connotazione politica. “Aldro Vive” sui vostri palchi, il sostegno a Mediterranea ora e tanto altro nei vostri album. Quanta politica c’è in Andrea?

“La politica c’è, però da un punto di vista solitamente trascurato: viene tirata in mezzo per il suo disinteresse nei confronti del singolo, per abbandonare l’uomo al male della vita, al vuoto.  Andrea esprime la sua delusione nei confronti della società perché si sente abbandonato dallo Stato: i suoi problemi, magari più legati al trovare un posto nel mondo o alla felicità, vengono ignorati dal dibattito pubblico. Mentre nel dibattito pubblico la felicità non esiste, ma esistono i beni economici, monetari ed il successo. Molto spesso ci si scorda che alcune cose purtroppo non possono essere trattate collettivamente perché ognuno di noi ha le proprie felicità e le proprie depressioni. Si dovrebbero dare i mezzi e le possibilità di ricolmare questi vuoti e ritornare ad una vaga serenità”.

Condividi questo articolo