Cos’è oggi la parola? Un hashtag, uno slogan, un’eco che spesso si disperde tra messaggi rapidi e comunicazioni frammentate. Troppo spesso viene consumata, manipolata, svuotata. Eppure resta uno degli strumenti più potenti che abbiamo: non solo descrive il mondo, ma può trasformarlo.
Con le Targhe Officina Roversi, rassegna nazionale delle nuove targhe poetiche d’autore di cui vi abbiamo parlato qui, la parola torna al centro, indiscussa protagonista accanto alla musica. È qui che trova spazio nelle canzoni, nella poesia e nei testi per musica, intrecciando linguaggi diversi in una rassegna che domani, 16 settembre alle 20.00 in Piazza Lucio Dalla a Bologna, vivrà il suo primo appuntamento. Sul palco i 25 selezionati tra le oltre 500 candidature, in dialogo diretto con il pubblico e la giuria.

Angela Baraldi
La serata porterà con sé anche un momento di memoria e di emozione: un tributo a Stefano Benni, recentemente scomparso e legato da profonda amicizia a Roberto Roversi. A ricordarlo sarà Angela Baraldi, che leggerà un suo testo e e con la sua voce intreccerà memoria e presente, e due scrittori che hanno fatto della parola la loro forma più alta di libertà.
Abbiamo incontrato Francesco Guarino, cantautore e direttore artistico del festival, per fare una chiacchierata.

Francesco Guarino
Cosa ti ha fatto innamorare della figura di Roversi?
Diciamo che Roberto Roversi è il poeta che ha risolto i problemi alle mie diottrie, dotandomi di lenti speciali, schiarendomi la vista dagli appannamenti e dalle distorsioni del nuovo millennio.
Ho imparato da lui che non si legge per immaginare ma per toccare, per atterrare e non per volare, per immergersi, sbirciare il fondo, fotografarlo e riportarne a galla il negativo sviluppato.
Con Roversi ho capito che scrivere è un modo di porsi “nel mondo”. Che la parola è un mezzo locomotore inarrestabile, con cui muoversi in libertà e consapevolezza all’interno del suo labirinto (e cosa ancora più importante: che il gioco consiste nell’arrivarne al centro, non nel trovare l’uscita.)
Più che innamoramento, la chiamerei gratitudine.
Avete avuto più di 500 candidature e sono tantissime per una prima edizione: segno che c’è un bisogno forte di esprimersi anche attraverso la scrittura. Che tipo di voci sono arrivate? Cosa raccontano della scena contemporanea? Avete trovato più rabbia, più speranza, disillusione, intimità? C’è un filo comune nei testi che ha colpito la giuria? Cosa differenzia secondo te i brani di oggi da quelli dei tempi di Roversi?
Officina Roversi è pensata da artisti per gli artisti. L’idea è quella di cercare tempo e spazio a chi non aspetta il sole per mettersi in viaggio. Voglio dire che siamo consapevoli che sono tempi complessi per chi vuole comunicare attraverso la parola scritta o cantata. Il motivo non è la scarsa qualità della proposta, anzi. Semplicemente tra le nuove poetiche e il pubblico c’è un ingombrante buttafuori che si chiama mercato. Aver ricevuto per la prima edizione nazionale della Rassegna 529 iscrizioni in un mese e mezzo, che corrispondono a più di 1300 opere, rende evidente che questo imbuto tra il reale e il percepito crea delle storture. Noi, aprendoci all’ascolto, abbiamo sottolineato il problema. La fuori è vivo il desiderio di comunicare cultura.
Selezionare i 25 candidat* alle targhe è stata una prova durissima. I 20 selezionatori si sono confrontati tutto agosto per comprendere cosa ci fosse nel fondo di queste proposte, così vitali e autentiche. Il tema civile è sicuramente molto presente, svolto nelle prospettive più varie e personali. Quello che manca, e questo non si discosta dai tempi di Roversi, è sicuramente l’indifferenza al circostante e ai propri simili. Direi che è una base preziosa per il futuro della poesia e della canzone in Italia.

I primi 16 cantanti, cantautori e poeti selezionati
La parola non è solo ornamento, è soprattutto impegno, scambio, possibilità di cambiare le cose. Cosa significa per voi mettere al centro la parola oggi in un’epoca di comunicazione veloce, frammentata e spesso superficiale?
La parola, questo mondo può cambiarlo, eccome. In fondo lo fa tutti i giorni, anche se spesso è consumata come slogan, buona a tutto, e quindi a niente.
E può cambiare il mondo perché la parola è un fatto!
Il problema lo hai toccato tu: la parola diventa spesso ornamento. Viviamo in un periodo che parla per immagini, dove la parola è il sottofondo sottotitolato del contenuto. Il rischio di metterla in ombra e svuotarne così il significato, è più che probabile.
Ma ritorniamo di nuovo al tema del mercato e alla gara all’isolamento che provoca: come puoi dare luce al tuo lavoro se non adattandoti ai meccanismi, ai tempi e ai mezzi pubblicitari in voga?
Roversi ci ricorda che è possibile, che si può scegliere per non lasciarsi compromettere, che meglio dell’apparire c’è il pensiero e per non isolarsi occorre ascoltare, ascoltare, ascoltare. La parola è la più alta forma di civiltà.
La Rassegna perciò la riporta alla sua trasmissione più diretta: bocca-orecchio!
Angela Baraldi recita un testo di Stefano Benni, scrittore bolognese recentemente scomparso e grande amico di Roversi. È l’occasione perfetta per sottolineare il legame fra memoria e presente. Che significato assume per voi questo omaggio a Benni, proprio nella prima serata delle Targhe? Ci vuoi raccontare qualcosa qualche aneddoto?
Quando abbiamo iniziato a costruire Officina Roversi Stefano Benni era per noi un importante riferimento, una delle chiavi, anche se lui non ha avuto modo di saperlo. La bella amicizia e l’acuta stima ricambiata che lo stringeva a Roversi ci rendevano desiderosi di conoscere il suo punto di vista sulla missione che ci eravamo posti. Dal punto di vista artistico Benni è un gigante, quanto ha la sua scrittura dalla parola magnetica, obliqua. Aperta. Riflesso del suo amore per i libri: soggetti vivi, portatori di una propria volontà e sensibilità. La sua scomparsa è dolorosa. Il filo che lega la memoria al presente si ispessisce. La lettura di un suo testo non sarà un ricordo o un omaggio, è un modo per averlo con noi. Lui continuerà a farci comprendere tante cose e le vibrazioni delle sue parole non sapranno di certo arrestarsi ora.
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