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Late Night Dance – un road trip emozionale verso il dancefloor con Godblesscomputers

27-06-2025

Di Beatrice Belletti

Ci sono dischi che si ballano, e dischi che si attraversano. Late Night Dance, il nuovo EP di Godblesscomputers, producer, beat maker e dj bolognese di adozione, uscito il 20 giugno per Délicieuse Records, fa entrambe le cose.

Late Night Dance è un lavoro pensato per il dancefloor” ci dice Lorenzo Nada, AKA Godblesscomputers, con radici profonde nella house, nel jazz e nell’UK garage, ma con un suono unico e sempre più personale, ci porta dentro a un viaggio notturno tra groove morbidi, riflessione interiore e aperture oniriche.

In un panorama in cui l’elettronica italiana oscilla tra trend, revival, la funzionalità da club e produzioni iper-digital, Godblesscomputers rimane una costante, da oltre dieci anni, costruisce mondi sonori tangibili e personali, in cui il groove non è mai pretesto, ma linguaggio. Late Night Dance conferma una coerenza rara: una voce che evolve senza inseguire.

Che tu stia andando verso la dancefloor o te la stia lasciando dietro, le cinque tracce di questo EP sono la colonna sonora del “viaggio notturno in auto, con le luci calde che lasciano scie” come quelle dell’immagine cover scelta dall’artista per rappresentare l’estetica che aveva in mente.

Il viaggio sonoro non è una novità per chi è familiare con il sound di Godblesscomputers: è da sempre il modo in cui la sua musica si muove, tra suggestioni materiche e traiettorie interiori, alla ricerca di un punto d’equilibrio tra corpo e spirito, club e contemplazione. Abbiamo chiesto a Lorenzo di raccontarci questo percorso, ne nasce una conversazione intima e consapevole, che si fa autoritratto, lucido e gentile, fatto di ricerca sonora e nuove libertà creative; una late night dance, dentro e fuori di sé.

Il disco apre con Maitri, che etimologicamente richiama il concetto di benevolenza/amorevolezza verso di te e verso gli altri in sanscrito e rappresenta uno dei quattro sublimi stati nella pratica buddista. Cosa rappresenta per te?

“Maitrī è un concetto molto prezioso, indica l’amore, inteso come attrazione alla felicità dell’altro, ad un livello universale, slegato dall’ego o dal bisogno di ricevere qualcosa in cambio. È qualcosa di cui far tesoro ed una meravigliosa pratica da portare nel cammino spirituale. È un’energia che ci aiuta a sviluppare più amore, più compassione e credo che ognuno debba provare a sperimentarne i benefici.”

È con questo spirito che l’EP si apre, come se la prima traccia fosse un gesto di cura e accogliesse chi ascolta con calore meditativo: “ho cercato di mettere in musica la mia idea di Maitrī. Come se l’energia di quei suoni potesse diffondere amore a chi lo ascolta con il cuore aperto.”

Segue il mood sofisticato e morbido di Jazz Feel, in cui il beatmaker incontra il compositore, e Lorenzo fonde i mondi che abitano i suoi alias: “credo che la direzione del mio progetto si stia avvicinando sempre di più alle atmosfere e alla ricerca che faccio con Koralle, mantenendo però una particolare attenzione all’aspetto del dancefloor.”

Koralle è l’altro progetto, e moniker, di Lorenzo Nada, saturo di jazz, hip-hop e nu-soul come tratti distintivi. Il risultato di questa contaminazione direzionale è un brano raffinato, che porta il linguaggio del jazz in una dimensione club, senza perdere il tocco umano. Lorenzo ci racconta che in particolare in questo brano ha “voluto esplorare il campionamento jazz in ambito più uptempo/house. In pratica ho voluto portare un approccio compositivo che utilizzo per i miei beat di Koralle all’interno di una produzione di Godblesscomputers.”

La tua musica ha sempre avuto un’anima materica, fatta di texture, campionamenti, suoni raccolti nel mondo reale. Che rapporto hai oggi con la “raccolta” dei suoni — è ancora un rituale, un’abitudine, un archivio emotivo?

“Devo essere sincero: negli ultimi anni mi sono concentrato sempre meno sulla raccolta di suoni ambientali. L’archivio è già molto ricco e ho davvero tanto materiale da cui attingere per le mie produzioni. Mi sono concentrato molto di più nella ricerca di vecchia musica in vinile, in particolare jazz, da cui estrapolare suoni da processare e choppare sul mio campionatore. Molti di questi brani partono proprio da lì.”

Waving è stata immaginata “come un’onda musicale ed energetica fatta di groove che trascina le persone sul dancefloor” sospesa tra l’evocazione e il movimento, la traccia ha una forma liquida, una forza che accarezza e trasporta, mentre Night Runners sembra rompere gli schemi e prendere una direzione diversa, come una curva a gomito.

Quanto è difficile mantenere coerenza e coesione nella produzione di un disco?

“Personalmente credo che Night Runners sia molto coerente con il resto del disco. Forse ha un tiro più energico perché mi sono cimentato in un una ritmica serrata che supera i 125 bpm e una bassline spezzata suonata col Moog che contribuisce a quell’incedere zoppicante. Però anche qui sono partito dal campionamento di un disco jazz su cui ho costruito il resto del beat.”

È un brano vivo, irregolare, che sorprende senza perdere l’equilibrio. Lorenzo continua: “Ciò che mi piace di questo pezzo è l’incastro dei chop vocali e soprattutto l’ingresso nella seconda parte di un’apertura di accordi molto magici e sognanti.”

Maitri – cover

Nel 2024 hai festeggiano il decimo anniversario di Veleno, il tuo primo LP, quest’anno è il turno di Plush and Safe. Come è cambiato il tuo approccio alla produzione rispetto ai primi lavori? E com’è cambiato il tuo approccio alla creatività, e ai ritmi di creazione, rispetto agli esordi della tua carriera?

“Sono cambiate molte cose perché in primis sono cambiato io. Rispetto ai primi lavori qui c’è sicuramente molta più apertura ad altri musicisti e collaboratori nelle mie produzioni. Anche in questo disco c’è l’intervento di alcuni musicisti e amici che danno il loro personale tocco. I primi dischi erano più prodotti e meno suonati. Qui direi che è forse un 50/50. Mi piace creare qualcosa che mi rispecchi e per farlo mi piace attingere da una palette di colori più ampia rispetto a prima.”

Bologna è un’influenza silenziosa, la città non viene mai nominata apertamente nelle tracce, ma è presente come eco emotiva, nei suoni e nei ritmi. Bologna ha un sound che la identifica, come casa, per te?

“Sai che non ci ho mai pensato? Forse questo disco ha un’estetica più urbana e Bologna, in particolare alcuni suoi luoghi, possono farne parte. Credo che molte cose agiscano ad un livello profondo di cui non siamo perfettamente coscienti e consapevoli e questo vale anche con l’ispirazione.

Molti luoghi e realtà con cui entriamo in contatto lasciano segni e spesso entrano nel processo creativo senza che vengano esplicitamente dichiarati. A volte mi capita una cosa strana: riascolto delle mie vecchie tracce che mi ricordano alcuni luoghi, come ad esempio una strada che percorrevo spesso quando vivevo a Berlino, o il quartiere di una città che ho visitato. Mentre producevo quelle tracce non pensavo esplicitamente a quei luoghi ma è come se quella vibe fosse impressa in quei suoni.”

Self Talk è il brano più intimo dell’EP, il momento in cui il suono si fa riflessione, appunto mentale, accettazione, riecheggia della sua traduzione letterale ” parlare con se stessi”. Che tipo di conversazione interiore hai avuto durante questo progetto? Cosa hai capito di te, lavorando su questi brani?

“Ho capito in primis che nonostante faccia musica da diversi anni l’amore e la cura che metto in quello che faccio non diminuisce, anzi cresce sempre di più. Negli anni mi sono liberato di una serie di blocchi creativi e umani che talvolta mi facevano vivere male alcune situazioni legate al mio lavoro. Mi sento bene e ho compreso che ciò che stavo cercando era semplicemente già lì, bastava guardarlo con occhi diversi. Spesso nella musica sembra sempre di correre dietro al prossimo risultato, mossi da dinamiche di competizione e business malsane, come se quello che hai non ti bastasse mai.

Una delle cose più importanti che ho capito in questi ultimi anni è che quello che ho raggiunto è molto prezioso e in fondo è già tutto quello che desidero: svegliarmi la mattina ed essere felice e grato di poter prendermi cura e vivere della musica che amo. Non mi interessa arricchirmi, seguire dinamiche lavorative e artistiche che non mi appartengono seguendo percorsi e facendo scelte che non vengono da dentro.
In questo mondo frenetico è molto importante fermarsi, lasciare spazio interiore per capire meglio quali sono le cose davvero importanti per noi.”

Godblesscomputers racconta un percorso creativo in continua evoluzione. Late Night Dance ne è la prova: un EP che, internamente, si muove tra ispirazione, dedizione e consapevolezza crescente. Ma è anche qualcosa di più, per l’ascoltatore, diventa un momento di presenza, un invito a rallentare e lasciarsi attraversare. A ogni ascolto, qualcosa resta. Non perdere il suo live set a Montagnola Republic, questo sabato, 28 giugno.

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