Hai mai pensato di affrontare il femminismo e il transfemminismo attraverso l’ironia?
È proprio questa la chiave di lettura scelta da Flush Festival, la rassegna curata dall’associazione Orlando dedicata all’editoria femminista indipendente che, dal 26 al 28 settembre, animerà gli spazi del Centro di documentazione delle donne in via del Piombo 5/7. Il progetto vede, inoltre, la preziosa collaborazione della Libreria delle donne di Bologna e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Giunto alla sua quinta edizione, il festival conferma una direzione chiara: parlare di editoria femminista in tutte le sue forme. Non solo carta stampata, ma anche connessioni, pratiche digitali e linguaggi nuovi. Perché oggi l’editoria è anche (e soprattutto) uno spazio ibrido, vivo, multiforme. Come racconta Tiffany, una delle organizzatrici: “Mosse dal desiderio di unire tutte queste anime, Flush si è evoluto”.
Il festival si presenta come una vera e propria vetrina dell’editoria femminista e transfemminista, accogliendo 25 realtà editoriali: case editrici, riviste, fanzine e autoproduzioni che pongono al centro delle proprie pratiche una riflessione politica e culturale attenta alle questioni di genere. Le loro pubblicazioni saranno in mostra per tutta la durata dell’evento, creando uno spazio di incontro, scoperta e confronto.
Accanto all’area espositiva, Flush propone un ricco programma di appuntamenti: talk, laboratori di scrittura umoristica e di tecnologie digitali, visite guidate e incontri pensati per trasformare la riflessione teorica in pratiche condivise, vissute assieme.
Oltre alla parte espositiva e ai momenti di approfondimento, il festival propone occasioni informali per stare insieme, uno spazio per le cosiddette “chiacchierine” come sono ormai abituate a definirle le organizzatrici – piccoli momenti di scambio e convivialità all’insegna della leggerezza e del gioco.
Uno degli obiettivi centrali del festival è dare visibilità e voce a progetti che ruotano intorno all’universo transfemminista, valorizzando esperienze, generazioni e motivazioni diverse. La commistione – di linguaggi, età, formati e pratiche – è una cifra identitaria di Flush, che si propone come uno spazio realmente attraversabile da soggettività differenti.
Parlavamo di ironia, ricordate? Ebbene, ogni edizione si costruisce attorno a un macrotema diverso. La scelta di quest’anno si muove dalla volontà di raccogliere una sfida, cioè quella di dimostrare “come l’ironia sia, in realtà, una chiave di lettura attraverso cui il femminismo si è espresso e può tuttora esprimersi”. Uno strumento inaspettato, se confrontato con le narrazioni convenzionali che spesso accompagnano i temi femministi e transfemministi, ma che in realtà permea — da sempre — la loro produzione artistica e letteraria, tanto contemporanea quanto passata. L’ironia, infatti, lungi dal voler essere espediente di minimizzazione e deresponsabilizzazione, si rivela un aiuto “a decostruire clichè e stereotipi di genere”, aprendo nuovi orizzonti possibili per la narrazione femminile.
Uno dei punti di forza più significativi del Festival è la sua capacità di mettere in dialogo, di far incontrare, di creare comunità e unità tra esperienze e vissuti diversi, spesso anche lontani. Si rifugge dall’imporre un punto di vista che sia egemonico, unificante. Piuttosto si vuole creare una piccola comunità che possa crescere di anno in anno, attraversata da un’ampia gamma di sfaccettature e di diversità che hanno un luogo in cui incontrarsi e mettersi a confronto, “creando connessioni che prima risultavano impensabili. Una realtà che ha generato, nel tempo, molto altro”.
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