Musica & Libri

Quando Lucio Dalla fu censurato per blasfemia al Festival di Sanremo. I 50 anni di “4 marzo 1943”

03-03-2021

Di Redazione

Il 4 marzo è un giorno speciale per i bolognesi. Ma quest’anno lo è ancora di più.

Oltre a festeggiare il compleanno di Lucio Dalla, quest’anno si ricorda anche il 50 anniversario dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo. Quando Lucio cantò per la prima volta il brano 4/3/1943.

Ad accompagnarlo sul palco c’era l’Equipe 84, arrivò terzo e vinse anche il premio per il miglior testo. Ma forse non tutti sanno che il brano, uno di quello che oggi molti ricordano con più affetto, fu inizialmente escluso dal festival, ricevendo accuse di blasfemia.

Il testo era uscito dalla penna dell’autrice bolognese Paola Pallottino e racconta la storia di una ragazza di 16 anni che rimane incinta di un soldato che poi morirà in guerra. Anche la madre verrà a mancare e a ricordare la storia sarà il figlio chiamato ancora in età adulta Gesù bambino. E proprio Gesù Bambino era il titolo scelto inizialmente per la canzone, che alla commissione di Sanremo proprio non andava giù. Per non parlare della frase presente nel testo: “Io sono Gesù Bambino”.

Furono i membri di una giuria speciale inserita in quell’edizione che si batterono, con successo, per il ripescaggio. Ma a un patto: di cambiare il titolo e alcune parti del testo. Seppur con molte remore, i due decisero di accettare il compromesso, così la canzone fu chiamata 4/3/1943 e la frase “Io sono Gesù Bambino” diventò “Mi chiamo Gesù Bambino”. Il brano, che nelle intenzioni iniziali era nato come una sorta di risarcimento all’infanzia del cantautore, che perse il padre a soli 7 anni. Diventò invece una canzone sulla madre e il titolo nuovo sottolineò l’aspetto autobiografico, a cui inizialmente la Pallottino non aveva pensato.

Il brano fu un grande successo che superò i confini nazionali. Nacquero subito diverse versioni molto amate, come quella interpretata in francese da Dalida e quella di Chico Buarque de Hollanda che, commosso dopo averla sentita cantare da Lucio in un ristorante a Campo de’ Fiori, tornò in Brasile e ne fece la sua versione in portoghese.

Lucio Dalla e Paola Pallottino

Quest’anno non si potrà festeggiare nella nostra Piazza Grande, ma qui vi suggeriamo altri modi con cui il mondo della cultura ha deciso di omaggiare e farci scoprire di più su questo grande artista.

Libri

La storia del brano 4/3/1943 è stata raccontata in un libro in uscita il 9 marzo: Dice che era un bell’uomo… Il genio di Dalla e Pallottino (Edizioni Minerva), scritto da Massimo Iondini, con contributi, tra gli altri, di Gianni Morandi, dell’amico di sempre Tobia Righi e di Pupi Avati, che ammette di non aver apprezzato il brano quando Lucio si presentò a Sanremo, per quello che lui chiama il suo “snobismo jazzistico”. Non chiamò l’amico per complimentarsi, ma rimediò anni dopo, quando, per un lavoro in Rai, ascoltò con attenzione L’anno che verrà.

Per conoscere di più la vita di Lucio, a febbraio è uscito un altro libro, la prima grande biografia di uno dei più importanti cantautori della musica italiana: Lucio Dalla (Mondadori). Irriverente e libero, capace di andare contro tutto e tutti grazie al suo genio e alla sua caparbietà. Questo testo è un racconto dettagliato della vita artistica e personale di Lucio Dalla, scritto da due giornalisti e critici musicali Ernesto Assante e Gino Castaldo.


Film

Su IWONDERFULL, piattaforma streaming di I Wonder Pictures si potranno vedere due film dedicati a Lucio:

Caro Lucio ti scrivo, diretto da Riccardo Marchesini, che mescola fiction e documentario, realtà e fantasia. Egle era la postina di Lucio Dalla ed entra in possesso di una serie di lettere indirizzate a Lucio. I mittenti sono i protagonisti di alcune delle sue canzoni, da Anna e Marco a Futura, e naturalmente Il “caro amico” de L’anno che verrà. Un modo diverso per conoscere Lucio Dalla attraverso i personaggi del suo universo musicale e, naturalmente, con Bologna come palcoscenico.

Senza Lucio, documentario di Mario Sesti che racconta Dalla attraverso gli occhi di Marco Alemanno e le voci di molti che lo avevano conosciuto bene, come Charles Aznavour, Paolo Nutini, John Turturro, i fratelli Taviani, Isabella Rossellini, Ernesto Assante, Gino Castaldo, Renzo Arbore, i Marta sui Tubi, Piera Degli Esposti, Paola Pallottino, Toni Servillo. L’uscita di Senza Lucio è accompagnata da una chiacchierata con l’autore Mario Sesti, critico e giornalista cinematografico e tra i direttori della Festa di Roma.

Sempre il 4 marzo IWONDERFULL insieme a #IorestoinSALA sarà in diretta streaming con Jacopo Tomatis, esperto musicologo e autore di E ricomincia il canto (Il Saggiatore) per parlare del grande Lucio e ricordarlo insieme.


Mostra diffusa in città

Prima dell’annuncio della zona rossa, era già stata organizzata una mostra itinerante in giro per Bologna: grandi manifesti, messi a disposizione dall’Archivio Pressing Line, accompagneranno chi potrà uscire per lavoro e necessità. Lucio è il protagonista di una serie di scatti del 1967 che ne restituiscono una versione inedita, in grado di cogliere l’essenza del suo spirito geniale, ribelle, divertito e divertente. È un progetto della Fondazione Lucio Dalla, insieme al Comune di Bologna, a Bologna Welcome, a Confcommercio Ascom e al Consorzio degli Esercenti di via D’Azeglio Pedonale.

Le immagini di Dalla verranno proiettate anche sul maxi schermo della Galleria Cavour tra il 4 e il 7 marzo, accompagnate dalle sue canzoni che saranno la nostra colonna sonora in queste giornate.

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