Seguendo il trend brasiliano di vivere le abitazioni degli artisti come spazi culturali da condividere, Clizia Ornato, designer di gioielli, aprirà le porte della sua Maison d’Artiste per ospitare 7 brand handmade di abbigliamento, accessori e knitwear, selezionati in collaborazione con Flowerista Boutique.
Un nuovo modo per creare un legame tra gli artisti, le opere, il pubblico e la città all’interno di un evento unico nel suo genere in cui ogni brand avrà a disposizione una diversa stanza della Maison creando un vero e proprio percorso all’interno della creatività made in Italy.
A riunirsi tra le mura di Maison D’Artiste (via Vizzani, 8), sabato 21 maggio dalle ore 17.30 alle 21 ci saranno: Giulia Moro (La Gimi Craft), che è passata da Chanel alla grafica e alle illustrazioni per bambini; la sartoria Sambugar di Serena e Alessandra, che producono kimono con fantasie illustrate a mano; Balajanas, che produce costumi rigenerati dalle reti da pesca; il Filo d’Autore, che produce filati con telaio a mano o uncinetto; la Bottega Creativa Abbigliamento di Bergamo, che recuperare stoffe di scarto delle grandi industrie per dar loro nuova vita; Roberta Baiardi Couture, che dipinge a mano la seta per decorare abiti e katani; infine, Bottega Flora colorerà il pomeriggio con le sue composizioni floreali.
Cosa accomuna questi brand? La creatività, l’attenzione all’ecosostenibilità e il made in Italy. «L’autenticità paga sempre» dice Clizia Ornato. La forza dei brand emergenti è la capacità di unire tradizioni antichissime dell’artigianato con il design contemporaneo: questa è la vera marcia in più della produzione artigianale rispetto a quella industriale.
Oltre a ospitare altri artisti, Clizia esporrà anche due delle sue linee di design. La prima è ispirata al tradizionale artigianato italiano, prendendo spunto dalla lavorazione della filigrana e dal pizzo di Cantù, un’arte della quale in pochissimi conoscono ancora i segreti. La seconda è Letters from Japan, d’ispirazione giapponese, nella quale spiccano i particolarissimi bracciali con i francobolli giapponesi da collezione.
La maison non è un semplice atelier quindi, ma un luogo d’incontro. L’idea di fare della propria abitazione un luogo di scambio nasce dall’abitudine al diverso e al nuovo che Clizia ha avuto fin da bambina. Mi racconta, infatti, che quando abitava a Torino i genitori erano parte di un’associazione (Servas) che negli anni ’70 funzionava come una versione di Couchsurfing in un’era senza social media. Ogni membro poteva ospitare viaggiatori per alcuni giorni basandosi sull’affinità del proprio profilo con quello del viaggiatore stesso.
Clizia è molto appassionata di tradizioni antichissime, e non solo italiane: infatti, si è specializzata in antropologia culturale con una tesi sui griot dell’Africa Occidentale, dove torna periodicamente e della quale è innamorata. La sua casa è piena di strumenti tradizionali africani, e al piano di sotto si trova anche un piccolo dance studio dove il suo compagno tiene corsi di danza e di musica con strumenti tradizionali del suo paese d’origine, la Guinea. Da lì vengono anche le stoffe coloratissime, una delle quali Clizia indossa come gonna: ciascuna di queste, mi spiega, le ricorda uno specifico viaggio. E anche a me, uscendo dalla Maison, sembra di aver concluso un piccolo viaggio.
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