Bologna negli anni Ottanta diventò un modello per le sottoculture giovanili, una fucina di nuove forme di espressione grafiche, musicali e artistiche che hanno poi influenzato intere generazioni.
Attraverso una selezione di materiali d’archivio, poster, riviste, vinili, dipinti, disegni e documenti riguardanti la musica, l’arte, il design e il fumetto, la mostra Dilettanti Geniali. Sperimentazioni artistiche degli anni Ottanta vuole raccogliere proprio le testimonianze della scena artistica bolognese di quegli anni. Un racconto il cui filo conduttore non è la nostalgia, ma la voglia di riscoprire una creatività non convenzionale e fuori dagli schemi.
La mostra, che ha inaugurato il 18 ottobre al Padiglione de l’Esprit Nouveau, è stata curata da Lorenza Pignatti con la direzione artistica di Alessandro Jumbo Manfredini. È visitabile gratuitamente fino al 5 gennaio 2020 ogni sabato e domenica dalle ore 14 alle ore 18.
Noi ci siamo stati la scorsa domenica, una classica grigia domenica di fine novembre bolognese in cui il morale è a terra e il divano chiama. I famosi Dilettanti Geniali saranno riusciti a catapultarci nei colorati anni Ottanta?
Appena entrati, sulla sinistra ecco la prima sala dove sono raccolti i vinili e le fanzine di Attack Punk Records, una delle prime etichette discografiche attive nel circuito punk; una selezione di testi di Pier Vittorio Tondelli, il primo a intervistare i Cccp – Fedeli alla linea sulle pagine de L’Espresso nel 1984; alcuni documenti visivi del Cassero Lgbt Center che, fin dalla sua fondazione nel 1982, fu un luogo interdisciplinare e punto di riferimento per il movimento Lgbt, in grado di unire la creatività all’impegno politico.
Il primo nome in cui ci siamo imbattuti nella seconda sala, invece, è stato quello della critica e curatrice Francesca Alinovi, tra le prime in Europa a occuparsi degli interventi dei graffitisti e a presentarli in Italia, come testimonia il video realizzato durante il montaggio del suo ultimo progetto, la mostra collettiva Arte di frontiera. New York Graffiti inaugurata il 17 marzo del 1984 alla Gam di Bologna.
Altri protagonisti di questa sezione sono la fotografa Daniela Facchinato, i videomaker del gruppo Grabinsky, il gruppo Giovanotti Mondani Meccanici e la pubblicazione Decoder. Rivista internazionale underground.
Salendo le scale, al primo piano, abbiamo incontrato i protagonisti del Movimento Bolidista e del gruppo dei fumettisti Valvoline.
Il Movimento Bolidista, formato da un gruppo di neolaureati alla Facoltà di Architettura di Firenze, creava oggetti e progetti basati su suggestioni formali derivate dallo streamline americano (il movimento di progettazione più significativo nell’ambito della cultura tecnica statunitense) e dall’architettura degli anni Trenta, riproposta in chiave post moderna.
Con il gruppo Valvoline, invece, il disegno diventa linguaggio che crea cortocircuiti con la pittura, il fumetto, il design e il cinema. Ognuno con il proprio tratto stilistico furono in grado di intercettare i cambiamenti in atto in ambito sociale e artistico e resero il disegno la striscia a fumetti uno strumento di connessione tra cultura elitaria e medium divulgativo.
La quarta sala, sulla destra, è dedicata alle connessioni tra moda e pubblicità. Nella pima parte una selezione di disegni, quadri e cataloghi illustrano la collaborazione tra l’azienda Wp Lavori in Corso e l’agenzia di pubblicità A.g.o. (Alcuni Giovani Occidentali).
Il protagonista della seconda parte, invece, è Massimo Osti, inventore dello streetwear e dello sportwear. Il creativo che, grazie alle suggestioni e le influenze del mondo del fumetto che si respiravano a Bologna negli anni Ottanta, ha trovato l’ispirazione per il percorso che lo ha portato ad essere “il più grande disegnatore di moda meno conosciuto dal consumatore medio”, come lo ha definito il padre della fantascienza cyberpunk William Gibson.
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