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Nino Migliori, quattro notti con i resti del DC-9. A quarant’anni si ricorda la strage di Ustica con la mostra Stragedia.

27-06-2020

Di Laura Bessega
Foto di Nino Migliori

 

L’ultima volta che sono entrata nell’Ex Chiesa di San Mattia a Bologna è stato tre anni fa. Sono subito stata avvolta dalle melodie di Vivaldi, Satie, Schubert, Bach. Ed ero  letteralmente immersa nei colori, intensi e cangianti, dei quadri di Van Gogh. Migliaia di immagini gialle, blu, arancioni di grandi dimensioni si alternavano intorno a me.

Ieri sono entrata in una chiesa completamente buia. Il nero ne avvolgeva le pareti e il soffitto e la modesta luce che entrava dalla porta d’ingresso permetteva appena di distinguere le poche persone presenti, distanziate e rigorosamente munite di una mascherina di protezione. Dopo qualche minuto è partita una sequenza di foto e suoni che sembrano provenire da un altro mondo. Un mondo molto più lontano. Non sembrano trascorsi solo tre anni. Sono quaranta esatte le primavere che ci separano da quella tragedia mai risolta che ricordiamo come la strage di Ustica. 

Oggi alle 18 nell’ex chiesa di San Matteo in via Sant’Isaia 13 ci sarà l’inaugurazione della mostra “Nino Migliori. Stragedia”, un progetto del fotografo bolognese con Aurelio Zarrelli, Elide Blind e Simone Tacconelli, a cura di Lorenzo Balbi, direttore del MaMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, in collaborazione con la Fondazione Nino Migliori e il MiBACT e con il sostegno di MAST. Per rendere omaggio alle vittime e tenere presente il ricordo di quello che è successo.

Il 27 giugno 1980 alle 20:08 dall’aeroporto Bologna Borgo Panigale decolla un DC-9 della compagnia Itavia con destinazione Palermo Punta Raisi. Quasi un’ora dopo, in quel tratto di mare tra Ponza e Ustica, l’aereo scompare.

Diverse ipotesi, nessuna condanna. Tutti morti, 81 persone tra passeggeri ed equipaggio.

Bisognerà aspettare più di venticinque anni perché il 96% dell’aereo venga recuperato, esaminato e portato a Bologna in quello che diventerà il Museo di Ustica.

“Quando seppi di questo aereo partito da Bologna e di ciò che era successo e successivamente che tutti i frammenti sarebbero stati recuperati, mi emozionai molto. E quando venni a conoscenza dell’intenzione di farne un museo, chiesi subito al Comune di Bologna l’autorizzazione per poter entrare prima dell’apertura e scattare alcune fotografie. Il Comune mi diede la chiave”, racconta Nino Migliori.

Foto A. Minzoni

 

Lui, la moglie e la sua assistente entrarono in un deposito buio, senza corrente elettrica. A terra c’erano solo dei grandi mucchi di frammenti di aereo, alcuni pezzi più grandi e altri molto piccoli. Presero pile e torce da casa e lì dentro trascorsero quattro notti. 

Le prime due notti le passammo a scegliere i frammenti più adatti ad una ripresa a lume di candela, le altre due a fotografarli. Perché il lume di candela? Perché la candela è un fatto emozionale, è legata alla meditazione, a tempi diversi quando non c’era la corrente elettrica. Volevo provare a rappresentare le sensazioni e la sofferenza che avevo provato in modo così intenso, non so nemmeno io per quale ragione”. 

L’oscurità che ti avvolge quando entri nell’Ex Chiesa di San Mattia è la stessa di quelle quattro notti passate tra i detriti di una tragedia ed è anche l’oscurità della notte, che rende il mare nero, e gli fa perdere il confine con il cielo. Quel mare io l’ho visto per la prima volta a diciannove anni quando degli amici mi hanno portato pescare totani al largo delle coste siciliane, e mi è sembrato immenso e potente e angosciante.

Le foto di Nino Migliori sono i frammenti ritrovati del DC-9 che emergono dal buio, riaffiorano alla memoria i ricordi tragici di un passato ancora sospeso. Bulloni, giunti, lamiere illuminati da una luce radente, inclinata in varie direzioni per regalare tridimensionalità e contrasto, sono i muti testimoni di questa Stragedia, neologismo che il fotografo ha usato per rafforzare il significato di tragedia. I dettagli dell’aereo si alternano su sette schermi di diverse dimensioni, pezzi grandi e piccoli non trovano più la propria misura. La perdita di scala ha la funzione di spaesamento.

L’astrazione del bianco e nero dialoga con i suoni originali realizzati con strumenti come torce, acqua, vetri rotti e induce una sensazione di sospensione.

L’angoscia si fa materica, diventa oggetto metallico che urla, come un quadro di Munch senza colore. Una luce bianca e una lista di nomi, 81 come il numero dei frammenti di aereo fotografati, chiudono questa esperienza immersiva e poetica.

“Mi chiedevo come Nino, vedendo quel relitto, attraverso le foto potesse realizzare qualcosa di artistico. Poi vidi queste 81 immagini e mi dovetti ricredere. Non pensavo si potesse raggiungere un così alto livello”, ci racconta Daria Bonfietti, cofondatrice dell’associazione dei parenti delle vittime di Ustica, il cui fratello morì nella strage.

Progetto: Nino Migliori con Aurelio Zarrelli (musica e sound design), Elide Blind e Simone Tacconelli (direzione video ed editing), Paolo Barbieri (audiovisual design), a cura di Lorenzo Balbi

Sede: Ex Chiesa di San Mattia – via Sant’Isaia 14/A Bologna

Apertura: sabato 27 giugno 2020 h 18.00 – 24.00 – e fino al 7 febbraio 2021

Orari di apertura: venerdì, sabato h 20.00 – 22.00 domenica h 18.00 – 20.00

Ingrasso libero con prenotazione