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Non tutte le magliette si indossano. Dresscodeguru veste la città

26-03-2019

Di Bruna Orlandi

Contro ogni mia aspettativa non indossa una felpa col cappuccio, né un paio di jeans da cui sbuca, fintamente disinvolto, l’elastico dei boxer. Contro ogni mia aspettativa, di fronte a me, a bere una birra, c’è un uomo sulla quarantina, tre figli, aspetto curato e una fede al dito.

È un aspirante street artist, realizza poster t-shirt e io sono caduta in uno stereotipo da quattro soldi.

Il suo incontro con l’ispirazione è avvenuto la scorsa estate sotto il sole agostano quando, passeggiando per il centro e osservando il dinamico mutare dei muri di Bologna, ha pensato che anche lui volesse fare omaggio alla città della sua creatività e lasciare un segno. Più che un segno, lascia magliette di carta firmate Dresscodeguru, e preferisce che la sua vera identità resti nell’anonimato.

Magliette dalla №141 alla №149

Partendo da un layout stilizzato, mescola colori, tecniche, parole, foto proprie, disegni o illustrazioni altrui, dando vita a un melting pot di magliette e modalità espressive sempre mutevoli ma fedeli al suo estro. Il gioco poi è fatto: le stampa, le ritaglia e le incolla sui muri con acqua e farina (o metylan), rispettando due sole regole: non toccare i muri ripuliti di recente e scartare quelli troppo degradati.

Ha iniziato con una maglietta e da allora non si è più fermato. Più di centocinquanta t-shirt, una più una meno, hanno rivestito Bologna, spaziando dalle affissioni site specific, ammiccando alle mode social, alludendo a velate provocazioni, sino a giungere a comunicazioni nonsense.

#10yearschallenge di Dresscodeguru

Qual è il tuo obiettivo?

“Vorrei stuzzicare la curiosità o, più ambiziosamente, strappare un sorriso. Lancio messaggi lievi e non calco la mano su nessun tema specifico. Propongo idee più che ideologie. C’è anche del narcisismo e vorrei lasciare un segno nella città in cui ormai da vent’anni vivo”.

Perché scegli le magliette e non un altro indumento tipo, che so, le mutande?

“Volevo proporre un capo di abbigliamento e un’idea di maglietta con cui vestirsi. Non ho mai cambiato la forma, sia per pigrizia che per riconoscibilità, ma più per pigrizia, direi. Inoltre, la maglietta, di cui sono un cultore, da ormai settant’anni è un forte veicolo di comunicazione e la sua forma mi permette di esprimermi più di quanto mi consentirebbe un altro indumento”.

Proponi diversi temi, ma vedo che sei appassionato di tette.

“Ho tratto ispirazione da una disegnatrice di San Paolo che fa sticker. Le ho proposte sotto forma di cassate, pere, ma anche realistiche e visibili attraverso una maglietta bagnata. Mi viene naturale inserirle perché se le immagino nel corpo femminile, sono proprio lì”.

Maglietta №83

Bologna non detiene l’esclusiva delle sue t-shirt, che vestono anche Roma, Firenze, Genova, Venezia, Barcellona e Amburgo, ma non è dato sapere se lui ci sia stato o meno e chi le abbia affisse.

Quindi collabori con altre persone?

Trovo molto gratificante e stimolante disegnare a quattro mani, completare un disegno insieme ad altri, aggiungendo ciascuno un particolare. Si tratta di collaborazioni da remoto: si parte magari dalla forma della maglietta e poi si aggiunge un disegno altrui, dalle linee alle icone usate nella propria attività solista, poi man mano l’elaborazione procede. È come un gioco, in cui posso esprimere la mia creatività. Inoltre, in questo modo si creano inevitabilmente legami con altre persone, sconosciute fino a pochissimo tempo prima. È molto gratificante ricevere negli ultimi tempi proposte di nuove collaborazioni: lo interpreto come conferma che la strada è giusta; mi stimola a pensare e creare qualcosa di nuovo”.

Il rischio dell’effimero lo ha messo in conto e tiene traccia delle sue magliette numerandole sull’omonima pagina Instagram, sottraendole così all’obsolescenza e all’estemporaneità propria della street art, che comunica sino a quando c’è e la cui durata è stabilita dagli agenti atmosferici e dal libero arbitrio di chi passando, guarda e si lascia meravigliare oppure decide che quell’opera è da strappare.

Maglietta №34

Ti dà fastidio passare per un posto e non trovare più una tua maglietta?

“Tantissimo, però cerco di pensare a cosa ho fatto, al perché l’ho fatto, e al posto che ho scelto: non è casa mia, non è un luogo chiuso ma un luogo aperto e di fatto fa parte del ciclo della vita dei poster affissi in strada essere danneggiati o eliminati. In verità, preferisco che una mia maglietta venga tolta del tutto, che sparisca piuttosto che venga rovinata o strappata, così posso immaginare che abbia avuto una nuova vita”.

Il muro non è un semplice supporto, una grande tela su cui esprimersi, ma anche un luogo di interazione con il pubblico, tanto che spesso propone magliette che chiedono a chi le guarda di agire, rispondere, pensare.

Maglietta №88

Prima di salutarci mi regala una maglietta che ha realizzato appositamente per noi, raffigurante il logo di About e il Nettuno. Sin qui un gran bel pensiero, ma nulla di strano.

Poi avvicina il suo cellulare alla maglietta e, mentre io assisto estasiata come una bimba davanti a un gioco di prestigio, il cellulare apre automaticamente il nostro sito. Non è una magia, ma è applicato, non visibile, un tag Nfc. La cederò alla redazione e sono certa che sarà un regalo gradito.

La maglietta di About

L’ideatore di Dresscodeguru è in continua ricerca di nuovi linguaggi e non è da escludersi che il futuro della sua arte possa essere interattivo o, chissà, in cotone. A noi non resta che seguirlo, on e off line.

Maglietta №49

La collezione primavera/estate è già a portata di sguardo sui muri della città e per ammirarla, mentre passeggiate, che siate in centro o in periferia, staccate gli occhi dal cellulare e guardatevi attorno. Cercate le magliette e, quando ne trovate una, riprendete il cellulare in mano, scattate una foto e postatela.

Riceverete tanti cuori e il vostro Instagram vi ringrazierà!

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