“La mia arte è quella della parola, i colori la seguono; si notano per primi forse, ma stanno al suo servizio”.
Felicia Buonomo scrive sui muri. Dipinge pareti, spazi, serrande, e lo fa disegnandovi poesie. “C’è molto studio che precede l’impugnatura del pennello: il committente che mi ingaggia, il contesto urbano circostante.. mentre il tema resta pressoché unico”. L’amore e il tormento, dai quali Felicia crea firmandosi con una sigla inconfondibile e sempre più in vista anche a Bologna: Fuoco Armato. Al Guasto Village, per citare una location, il flusso delle sue tinte imperversa.
“Ho scelto un canale underground per esprimermi e manifestarmi: mi interessa rendere pubblica una mia opera, estrarla da una nicchia e proporla come liberamente fruibile ai più. E in calce voglio essere riconoscibile: rispetto l’anonimato altrui ma non credo aggiungerebbe credito ai miei lavori”.
Il progetto Fuoco Armato cerca un editore, intanto la sua mentore continua a comporre, pittura, e cura le proprie pagine social. Dove tra tag e messaggi la risposta è enorme. Il desiderio di uscire anche con un libro è vivo, probabilmente lo integrerebbe con foto dei suoi lavori più disparati: dalla riqualificazione di un centro sociale, agli adesivi di lavagna (proprio così!) con brevi poesie. Dai primi versi scritti su cartoni abbandonati per strada fino ai festival indetti da (e per) i poeti di strada.
“Il primo a cui partecipai fu a Roma: c’era tutta la summa della street poetry. Andò bene, non smisi più…”.
Già, la prima volta, quella che recitava così: “di te mi divora la fame non appagata.. ”
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