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“Se la città è viva, sono vivo anch’io”. I poster fotografici di Vantees in mostra a Portanova12

12-11-2019

Di Il Lato B di Bologna
Foto di Alice Donato

Camminando per Bologna sicuramente vi sarà capitato di notare delle figure di spalle incollate sul muro. Per la precisione, poster fotografici di persone di sesso, origine ed età diversa, sempre con il viso coperto e spesso immortalate nell’atto di camminare.

Magari ricordate l’uomo di colore ben visibile sul muro di fronte ai tavolini di Camera a Sud. Oppure la donna bionda vestita elegante affissa su una colonna grigia in via dei Mille, all’incrocio con Piazza dei Martiri. O, ancora, la signora anziana in tipica posa da umarell affissa su una colonna in via Mascarella, quasi come se stesse osservando le persone che camminano sotto il portico.

Di lì è sicuramente passato Estevan Reder, in arte Vantees, street artist brasiliano che da qualche tempo vive a Bologna e che il 18 ottobre ha inaugurato la sua prima mostra personale in Europa proprio qui in città, precisamente a Portanova12. Sarà visitabile fino al 22 novembre tutti i giorni dalle 16 alle 20, escluso il lunedì.

13 poster, 2 video, 1 foto a grandezza naturale e un poster rubato alla strada, dove il processo creativo di Vantees inizia e si conclude. La sua arte, infatti, si concentra proprio sulle persone che la popolano, immortalate attraverso l’obiettivo di una Nikon. Successivamente le foto, senza alcuna post-produzione, vengono stampate, tagliate e incollate sui muri delle città, creando dialoghi interculturali tra abitanti di luoghi lontani.

La mostra si intitola proprio Lambe-Lambe, termine che indica i poster fotografici che l’artista ha iniziato a incollare sui muri sei anni fa in Brasile e che, con la mostra, ha portato anche in Italia.

Ovviamente non abbiamo perso occasione per incontrare Vantees durante l’inaugurazione della mostra e di scambiare quattro chiacchiere con lui.

Perché hai cominciato a incollare le tue foto sui muri?

“Prima dei lambes, fotografavo per le strade gli interventi sui muri, scritte, graffiti, poster. Ho iniziato facendo stencil art utilizzando disegni e fotografie e trasferendoli nelle strade. Dato che è un luogo totalmente democratico, ho voluto condividere in questo spazio un po’ del mio sguardo da fotografo al di fuori di una cornice intoccabile. Ho iniziato a stampare e incollare i poster e il risultato è stato sorprendente”.

 

Tra tutte le foto che fai come scegli quelle che andranno in strada?

“È una delle parti più difficili perché ne scatto veramente tantissime. Stamperei tutte quelle che fotografo, ma è impossibile. Quindi non mi attengo a uno standard specifico perché credo che ogni immagine abbia la sua peculiarità e provocherà interazioni in modi sempre diversi e interessanti. Il mio obiettivo è quello di avvicinarmi all’altro, valorizzare le differenze, rispettando sempre l’identità particolare di ogni individuo”.

Ti definisci uno street artist?

Sì, il mio lavoro trova la sua forza nelle strade. Attaccare fotografie a forma di Lambe-Lambe crea murales urbani il cui scopo è quello di reclamare gli spazi pubblici come luoghi per la creatività e la libertà di espressione. Se la città è viva, sono vivo anch’io“.

 

Il primo attacchinaggio a Bologna?

“Il lambe che è l’immagine di uno dei manifesti della mostra. In un bagno pubblico non più in uso nel quartiere della Bolognina. La fotografia è stata scattata a Curitiba, in Brasile”.

Parlami della mostra.

“L’obiettivo del mio lavoro è quello di stabilire una nuova realtà, liberando i corpi che ho fotografato dalla condizione dell’anonimato delle strade.

Trasportandolo in una galleria volevo creare un ambiente espositivo in cui l’interazione e l’atto del camminare fossero messi in discussione, osservati e contestualizzati. In mostra troverete lambes a grandezza naturale, giganti, video, fotografie”.

 

Infatti ci sono anche due video. Le persone erano molto incuriosite.

“Sì, il video Ser nella prima sala, è un lavoro fatto in Brasile per una mostra per il Museo di Fotografia dello stato di Paraná, a Curitiba. La mostra consisteva in un’installazione video, con fotografie del processo di creazione e residui della parate distrutta.

Il secondo video, Via è una raccolta di alcuni video che registro quotidianamente di tutte le mie ricerche sull’atto di camminare. I video sono stati girati in diverse città del Brasile e dell’Europa”.

Perché la tua prima mostra personale proprio a Bologna?

“Mi sono trasferito a Bologna perché il mio ragazzo, anche lui artista, vive qui. Qui ho avuto l’opportunità di conoscere molte persone interessanti e interessate a ciò che facevo. Quindi Bologna è una città stimolante per me dal punto di vista artistico“.

 

Hai collaborato con altri street artist a Bologna?

“Quando ti concentri su qualcosa, stai collaborando con ciò in cui ti metti. Ho comunicato con vari artisti bolognesi creando interazioni tra i nostri lavori. Credo che tutti gli street artist collaboriamo tra loro nel contesto del rafforzamento delle manifestazioni urbane. Mi piacerebbe molto, però, fare delle collaborazioni dirette, cioè pensate congiuntamente”.

 

In Italia ci sono dei tuoi lavori in altre città?

“Sì! Oltre a Bologna ho fatto interventi anche in Toscana e in Puglia. Le prossime città in cui vorrei affiggere sono Roma e Milano”.

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