Design & Moda

Punti, linee e meraviglia. Gaiamaya, i cappelli creati con la penna 3d

09-10-2019

Di Sara Santori
Foto di Lorella Pierdicca

Io sono in ritardo, lei cammina a piedi scalzi sul pavimento di mattonelle rosse e mi accoglie a braccia aperte.

È una di quelle persone che ti fanno sentire a casa. E se poi la casa è la sua ancora meglio: piante e piccoli dettagli, le sue creazioni appese alle travi in legno del soffitto e la sua risata che la riempie.

Lorella Pierdicca ha 43 anni, per più di 20 si è occupata di progettazione grafica. Da un anno e mezzo ha trovato un’altra strada, che aggiunge al suo percorso quel pezzettino che le mancava: si chiama Gaiamaya, ed è un progetto di creazione di oggetti con penna 3d.

Nei tentativi di incastro tra gli impegni dell’una e dell’altra finiamo per incontrarci per pranzo chiacchierando davanti a un’insalata di farro e una, anzi più, birrette.

Come è iniziato tutto?

“A gennaio 2017, un pomeriggio durante le vacanze di Natale. Caminetto acceso, insieme a Cicci, il mio fidanzato. Avevo comprato la penna 3d quindici giorni prima ma non l’avevo ancora provata. Volevo aspettare il mio momentum, quello alchemico. Ed eccolo lì.

Prendo la penna, la provo. Che poi è una cazzata la penna 3d, accendi e funziona“.

E com’è andata?

“Non so se hai mai visto come gli altri usano la penna 3d: è un po’ uno scarabocchiare, ottenendo superfici solide ma non realmente tridimensionali, in modo molto impreciso. E io non sono imprecisa, una delle regole della progettazione grafica, per come la faccio io, è il rigore.

Quindi ho iniziato a fare questa cosa e ovviamente volevo fare punti e linee, non volevo fare superfici spaciugate con uno spessore. Poi la plastica non mi è mai piaciuta troppo come materiale… tiravo queste linee e dicevo: ‘mah, si staccano, non funziona’…”.

 Poi?

“Poi… ho trovato il modo di fare un collegamento più solido, più robusto, tra un filamento e l’altro. Ho iniziato a fare i fili così, il collegamento così e…’Wow che figata!’: intrippata istantaneamente. Ma proprio subito. Perché finalmente potevo tracciare punti e linee, però in tre dimensioni, che era il limite che avevo raggiunto con la progettazione grafica”.

 Tecnicamente come funziona la lavorazione?

“La penna 3d è on/off, quindi non si può calibrare niente; a differenza della stampante 3d, che viene usata da tantissimo tempo, ha tanti parametri da regolare e consente di raggiungere un’altissima qualità.

Sono stata un mese e mezzo a fare esperimenti. Il grosso problema è che il filamento fa le bolle. Ma se un filo sottile come quello che faccio io ha una bolla d’aria dentro non è più robusto, si spezza, non sostiene più il peso e casca tutto quanto.

Ora cuocio i filamenti prima di usarli, in forno 15 minuti a 35°, perché tolgo tutta l’umidità e diventano… perfetti”.

E scoppia in una risata fragorosa.

Nel periodo in cui Lorella stava approcciando e sperimentando la penna 3d, le arriva la proposta di lavorare per qualche ora a settimana in un asilo nido.

“L’Universo, che ti manda sempre quello di cui hai bisogno, mi ha mandato questa proposta. Ovviamente è stato amore a prima vista. Immediatamente ho iniziato a notare che i pupi si meravigliano di qualsiasi cosa. Gli fai una cosa adesso, gliela rifai domani, gliela rifai tra un’ora e per loro è sempre la prima volta. Che bello. Noi lo abbiamo un po’ perso questo aspetto dello stupirsi, del meravigliarsi, perchè siamo tutti nel mentale. Invece i pupi sono sempre sereni, felici, sorridentoni.

Ecco, da lì ho iniziato a pensare soprattutto a questa emozione qua, al senso della meraviglia. L’ho analizzata e ho trasferito tutti i concetti teorici, i sistemi, i processi e le procedure di analisi dei sistemi relazionali (che ha studiato per alcuni anni) su quella roba lì, che invece è concreta, pratica. Non serve il mentale, perché ce l’abbiamo, e ce l’avevamo, tutti.

I primi oggetti che ha creato con la penna 3d, quando ancora non esisteva neanche Gaiamaya, erano quelli della serie Jardin en fleur: fiori con un basamento cubico in gesso alabastrino. Che, in tempi rapidissimi, ha esposto anche a Zoo.

Era il periodo in cui lavorava al nido, in cui non le stavano più capitando commesse grafiche e lo stesso in cui si è detta Che palle sto cubo, vediamo cosa succede se lo tolgo…”.

Fa un oggetto così, senza forma, e lo appende con un filo al soffitto.

In quel momento, una folata di vento. E l’oggetto inizia a muoversi.

Eeehhh non ci avevo pensato per niente che questi si potevano muovere! E lì mi si è aperto un universo. E lì ho fatto la stessa faccia che facevano i bimbi. Ho sentito la stessa emozione. E ho pensato che volevo provare a trasferirla. Ed era un po’ quello, a cui ancora non avevo dato un nome, che cercavo con la progettazione grafica: di riuscire a trasferire un’emozione, quell’emozione lì in particolare.

Io ce l’ho questa cosa: in che modo posso aiutare la collettività in cui sono? che cosa posso fare? come posso aiutare le persone?”.

Le creazioni 3d di Lorella sono oggetti d’arredo, sono cappelli e lei ne parla come di entità dotate di vita propria.

“La mia idea è di usarli, non dirlo a nessuno, come cavallo di Troia per trasferire questo stato d’animo di meraviglia e di stupore. Mi piacerebbe riuscire a farlo assaporare agli altri anche per soli tre secondi. Da quando li ho visti muovere mi sono resa conto che loro possono farlo, sta a me riuscire a metterli nei luoghi adatti”.

Serie Velo

 Quale pensi sia il luogo adatto per collocare i tuoi oggetti?

“Per adesso ho fatto alcuni modelli, suddivisi in serie per renderli più comprensibili, ma le possibilità sono infinite e la mia idea è lavorare su commissione in modo sartoriale, proprio per mettere gli oggetti in relazione con lo spazio.

Vanno collocati in uno spazio? Allora ti chiedo: com’è quello spazio? C’è una finestra? Cosa ci fai in quella stanza? Quando ci vai? E se fosse un cappello: che tipo sei? Hai la gobba? Non ce lhai? Baci le persone sulle guance oppure no?

L’idea è proprio quella della messa in relazione, di lavorare sulla persona, come una sarta”.

Velo, Nucleo, Cluster, Ohm, Bride, New Moon, sono alcune delle serie.

I diversi filamenti in Abs che Lorella utilizza sono bianchi, neri e fluorescenti. Con questi ultimi crea dei disegni interni agli oggetti, facendo sì che al buio assumano forme ancora differenti.

Serie Light in bloom

Per creare un oggetto possono volerci intere settimane e possono essere grandi quasi un metro pur rimanendo leggerissimi.

Li fotografa nel laboratorio accanto a casa sua dove, dopo diverse prove, ha trovato il colore giusto con cui dipingere la parete che usa come sfondo. La modella delle foto è lei, che si è forzata a metterci la faccia, in tutti i sensi.

Dopo aver esposto le sue opere in un evento durante la Bologna Design Week 2019, Gaiamaya parteciperà al progetto collettivo Deda project a Ravenna, che mette insieme 24 artisti che esporranno 24 opere in 24 case per un anno. Presentato lo scorso weekend, partirà a metà ottobre. Ogni mese, a rotazione, le opere cambieranno casa.

Serie New Moon

Condividi questo articolo