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Arriva il Festival dello Schifo. Da Dumbo tre giorni sull’anti-performance

04-10-2023

Di Mattia Lusini

Da bambini ci hanno sempre insegnato a discriminare la parola schifo: «Non dirlo agli altri!», «Non dirlo del cibo!», al punto tale da pensare fosse meglio non conoscerla. Invece, i ragazzi di Schifo, Il Festival Che Fa sono qui per ribaltare ogni nostra convinzione.

La loro storia è simile a quella raccontata dalla canzone di Gino Paoli, ma gli amici seduti al bar Blue Hush questa volta sono sei e non quattro. La volontà comune è quella di creare uno spazio di sperimentazione nella quale le persone possano realizzarsi, senza sentire la pressione imposta loro dalla società. «Non vogliamo prenderci troppo sul serio, ma abbiamo organizzato un evento che permetterà di ricordare alle persone che va bene anche essere imperfetti» affermano i ragazzi orgogliosi.

Dal 6 all’8 ottobre alla Baia del Dumbo andrà in scena un evento unico nel suo genere: l’anti-performance sarà la vera protagonista. «Basterà seguire la linea blu all’interno del Dumbo per trovarci» sostengono i sei ideatori. Durante il giorno ci saranno workshop con esperti di vari settori: musica, cinema, yoga, giochi da tavolo, uncinetto. Tra i più particolari Il corso di sopravvivenza ai postumi e L’angolo dell’ascolto seguiti rispettivamente da una bartender e da una psicologa. Per quanto riguarda la serata, invece, musica e divertimento faranno da padrone.

A due di loro ho, inoltre, posto tre domande relative alla prima edizione di un format tanto particolare quanto affascinante: le risposte non sono state da meno.

Quando e a seguito di che cosa nasce l’idea di ideare un festival focalizzato sull’anti-performance? A quali persone, artisti e non, è rivolto?

«Nasce circa un anno fa a seguito di un brainstorming molto lungo. Tutti insieme sentivamo la necessità di realizzare qualcosa di anti convenzionale. La società di oggi ci vuole insegnare che performare ci renderà felici, ma non è così. Siamo persone che nella vita ci siamo scontrate nei vari ambiti con il concetto di performance, ma abbiamo capito che le imposizioni esterne non concorrevano al nostro benessere, ma lo ostacolavano. Il festival è rivolto a tutti coloro che sentono la necessità di non essere perfetti e a volte vorrebbero fare schifo».

 

Il fatto di essere consapevoli che, anche se il festival dovesse fare “schifo”, nessuno vi giudicherebbe, con quanta tranquillità vi consente di lavorare?

«SCHIFO è un’idea non imposta da nessuno, ma ci teniamo molto a fare bene. Abbiamo lavorato moltissime ore da un anno a questa parte e ci crediamo davvero. Vogliamo mettere le persone nelle condizioni di sentirsi a proprio agio in un ambiente che li rispecchi e li accolga. Non sentiamo l’esigenza della perfezione e siamo consapevoli che grazie all’impegno dedicatoci, i risultati saranno quelli attesi».

 

In quanti modi si può declinare il concetto di schifo? Quali attività rappresentano al meglio l’esaltazione dello “schifo”?

«Lo schifo ha diverse sfaccettature, direi infinite forse. Qualsiasi attività umana è declinabile proprio perché noi siamo esseri imperfetti. Se dobbiamo sceglierne una che lo esalta di più direi, forse, le interazioni umane».

Questa prima edizione avrà come slogan Facciamo schifo insieme e sarà la prima di una serie di attività future accomunate dallo stesso concept: l’anti-performance.

Parlando con loro mi sono tornate in mente le parole di una celebre canzone di Fabrizio de André “Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior”.

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