Musica & Libri

Sul crinale tra lealtà ed egoismo. I “Brividi immorali” di Laura Morante

11-07-2018

Di Silvia Santachiara
Foto di Giulia Fini

Ci sono parole taciute che arrivano all’altro come bugie e storie che rimangono sospese e si inzuppano di fraintendimenti. “Non detti” che scatenano fantasie alterate, menzogne, paure e rancori inevitabili ma covati per anni che arrivano poi improvvisi a scompigliare le carte, mandando all’aria ogni morale, ogni etica.

Dire la verità, rimane una delle cose più difficili. Rimanere leali mentre la tentazione della slealtà e dell’interesse personale viaggia dietro alle nostre spalle, pure.

Laura Morante scende giù, dentro le nostre piccole e grandi contraddizioni di uomini e di donne. E dentro famiglie, coppie, amicizie, dentro quel mare di relazioni in cui ogni giorno nuotiamo; relazioni dove a relazionarsi sono le tante parti che popolano ognuno di noi. Spiazzanti, imprevedibili.

“Brividi immorali” (La nave di Teseo) è il suo esordio letterario e l’ha presentato nel cortile dell’Archiginnasio nell’ambito di “Stasera parlo io”, rassegna della Biblioteca comunale Archiginnasio e Librerie.coop Zanichelli in collaborazione con Associazione MusicaInsieme , Premio Giuseppe Alberghini e Unipol Banca  , magistralmente moderata dallo psiconalista Stefano Bolognini che ci ha guidato lungo le pagine del libro e tra i sentieri che ci attraversano.

Otto racconti e sette interludi (con note musicali in testa e in coda di Nicola Piovani), dove i personaggi sono diversissimi per linguaggio, mondo interiore, mentalità, ma si destreggiano tutti sul quel crinale tra l’etica e l’egoismo, l’onestà e la finzione, l’ordine e il disordine. Su di loro un’implacabile ironia, che fa da contraccolpo al dolore che proviamo ogni giorno nel farci largo dentro di noi e con gli altri, tra i nostri affetti, su e giù tra la corrente delle emozioni.

“Non c’è niente di più affascinante di chi sa dire la verità, ma pochi lo sanno fare. Perchè ci vuole talento, un talento straordinario-  ha detto Morante-. Non ho mai amato il dramma perchè sta sul confine tra il recitare e il fingere, che è ignobile. Ho sempre preferito la commedia, che è un modo più pudico di affrontare il dramma”. 

A fare da padrona nelle nostre relazioni, c’è una e una sola cosa.

La parola.

“Ogni altra relazione è esplosiva – ha continuato Morante-. Pensate ad esempio al guardarsi negli occhi senza parlare, alle esplosioni che può scatenare, di ogni tipo. E la parola serve proprio a questo, ad evitare o mitigare altri tipi di esplosioni. La parola poi non è solo il senso, il significato. E’ piena di riflessi, di riverberi, di memorie”

Per ciascuno di noi, la stessa parola, assume una valenza diversa. Così come la realtà oggettiva, che non c’è, ed è tra i tanti piani del “sentire”, che ci confondiamo e confondiamo.

“Non è che un fantasma che si muove sul fondo delle scene, perchè non esiste. I miei racconti si compongono di diversi piani narrativi, come l’ultimo, “Controvoglia”, il più ardito. Una giovane ragazza racconta una storia ma spesso si ferma e nega quello che aveva detto. Si muove su tre piani; quello che ci racconta, quello che non ci racconta, e la sua interpretazione della realtà”

Dalle pagine della Morante trapela una profonda amarezza, che però non è mai diretta, ma solo suggerita, evocata, così come molti altri sentimenti che sono spesso inevitabili, a volte fatali, come l’odio; che qualcuno prova e qualcun altro subisce, sopporta, arrivando perfino a sentirsi in colpa nell’aver provocato quel sentimento nell’altro.

“Non ci sono sentimenti da rifiutare in blocco- ha continuato Morante-. Sono racconti che hanno la leggerezza e la crudeltà. Ne è uscito un ritratto dell’umanità non troppo positivo, ma in fondo anche buffo”.

Rimane un fatto: sottrarsi alla tentazione del “male”, è quasi inevitabile. “Perchè le piccole e le grandi tentazioni esistono. E se non si prova il piacere in sè nel mantenere un’etica, nell’essere persone oneste e leali, la tentazione ci coglie alle spalle”.

Moralità, immoralità. E la ricerca di un equilibrio che ci attraversa quotidianamente.

Morante ci lascia delle suggestioni, degli spunti. E il suo lavoro di attrice è entrato a gamba tesa tra le pagine del suo libro.

“Quando si recita ci si deve immedesimare negli altri, anche se per me non è l’unico elemento e nemmeno il più importante. Conta il ritmo, che è entrato fortemente nella scrittura, più dei temi e dello stile. Non mi piace la parola stile perchè denota un approccio esteriore. I grandi scrittori non cercano la parla bella, ma la parola giusta. Hanno un approccio etico, non estetico. In cui c’è la ricerca della verità, dell’onestà”

Attrice e regista di indiscusso talento, Laura Morante scrive fin da bambina ma solo adesso, ha deciso di farlo davvero. Complice Elisabetta Sgarbi.

“Se non fosse stato per lei…da anni mi chiedeva di scrivere qualcosa e finalmente è riuscita a convincermi con  suoi metodi molto decisi: è arrivata con il contratto. Elisabetta ha interpretato un mio desiderio a cui non osavo dare forma. L’idea del romanzo però mi faceva paura e sapevo di avere un tempo frammentato. Così le dissi: voglio scrivere racconti alternati a preludi, apologhi brevi'”

Ma c’è un però.

“Si dice che i racconti si vendano meno bene- continua-. Ma a me, piace vivere pericolosamente” 

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