Sono gli incontri che danno senso alle parole (Roberto Roversi) C’è un silenzio che osserva, una voce che non si impone ma trasforma. È in quel silenzio, e in quella voce, che continua a risuonare Roberto Roversi: poeta, intellettuale, partigiano della parola. Una delle anime più radicali e umanamente generose del Novecento italiano, capace di coniugare l’urgenza civile con una scrittura libera, mai addomesticata. A Bologna, la sua città, nasce un progetto che porta avanti quella visione: le Targhe Officina Roversi.
Non un concorso, non un premio, ma un riconoscimento. Un atto collettivo di ascolto, apertura, e cura. Promosse dall’associazione Officina Roversi, un laboratorio di formazione e produzione artistica rivolto ai giovani che ruota intorno al nome del poeta bolognese, le Targhe vogliono valorizzare la parola d’autore nella musica e nella poesia. Con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, del Comune di Bologna, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, il supporto organizzativo di ReteDoc e Doc Music e in collaborazione con realtà culturali come DiMondi Festival e La Baracca-Testoni Ragazzi, lil progetto prende forma fuori dal mainstream e dalle logiche del mercato. Lontano dalla retorica competitiva che spesso accompagna le selezioni artistiche.
Dal 10 giugno al 20 luglio 2025 (data che potrebbe estendersi fino al 30), autori, cantautori e poeti di tutte le età possono iscriversi gratuitamente alle tre sezioni previste: Canzone, Poesia e Testi per Musica. È possibile partecipare ad una o più sezioni compilando, il form online qui oppure per ulteriori informazioni andare sul sito ufficiale
Una prima selezione individuerà 24 artisti, i cui lavori saranno affidati a una giuria di qualità, ampia e autorevole, composta da autori, orditori, musicisti e in generale lavoratori del settore musicale. Sei i presidenti giurati, scelti per rappresentare simbolicamente i mondi che Roversi ha attraversato e intrecciato nella sua vita: la musica, l’editoria, il giornalismo, il teatro, la critica, la scrittura. Sono Paolo Fresu, Alessandro Bergonzoni, Angela Baraldi, Roberta Giallo, Antonio Bagnoli, Paolo Talanca e Pierfrancesco Pacoda. Guideranno i lavori insieme a professionisti e professioniste della scena culturale italiana.
A settembre, nelle due date del 16 e del 26, i 24 selezionati si esibiranno sul palco del DiMondi Festival, in Piazza Lucio Dalla, in due giornate pensate per creare un vero scambio tra artisti, pubblico e addetti ai lavori. Un ascolto partecipato, non filtrato, che mette in relazione chi crea e chi riceve. La serata conclusiva sarà il 29 novembre al Teatro Testoni Ragazzi sarà il momento della consegna delle tre Targhe e della celebrazione pubblica del progetto.
Ma il senso profondo dell’iniziativa non si esaurisce nella forma. Le Targhe Officina Roversi nascono da una visione più ampia: creare una piattaforma che dia spazio alle poetiche indipendenti e a chi, con le parole, tenta di leggere il mondo da fuori. È una scommessa culturale che parte da Bologna ma guarda oltre: un laboratorio di linguaggi, un cantiere umano e artistico che proseguirà negli anni. Come ha spiegato Francesco Guarino, tra i fondatori di Officina Roversi, «stiamo creando un manifesto che possa essere d’aiuto per rendere più circolare la cultura aggregativa della canzone, della poesia, del teatro. Non c’è competizione, c’è ascolto. C’è scambio».
La scelta di dedicare tutto questo a Roversi non è casuale. Il poeta che rifiutava i riflettori e le etichette ha lasciato un patrimonio etico e artistico immenso. La rivista “Officina”, fondata nel 1955 insieme a Pasolini e Leonetti, la Libreria Palmaverde di testi rari che gestiva con la moglie, i brani scritti per Mina, Angela Baraldi, Paola Turci, Claudio Lolli, Francesco De Gregori, Gaetano Curreri e gli Stadio ma soprattutto Lucio Dalla. È stato proprio Dalla, ricordando la canzone Millemiglia scritta insieme, a dire: “Ho pianto. Mi ha fatto diventare più pazzo lui di mia madre quando mi proibiva di uscire la sera – mi ha insegnato delle cose ininsegnabili”.

Foto di Valentina Perna
Le Targhe Officina Roversi, alla loro prima edizione, sono il primo passo di un cammino che vuole restituire alla parola il suo potere generativo. Non è un palco per vincere, è un luogo per farsi ascoltare. E magari, insieme, immaginare un nuovo modo di stare al mondo. “Tutto questo nasce su base valoriale” aggiunge Guarino. Tutto il percorso di Roberto Roversi è un invito a un altro modo di essere artisti. Più scomodo certo, ma forse più anche vero.

Foto di Claudio Guerra
“I dischi come i libri non devono restare immobili, nemmeno in una fondazione. Devono girare, passare per mani diversi, amori e umori che cambiano, una vita che continua”. Con questa frase, l’autore bolognese ci lascia un testimone. Un invito rivolto a chi, con le parole ha ancora il coraggio di dare un senso alla vita.
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