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Con “thINK Different” i quadri tatuati di Pellerone. Arriva a Bologna uno dei tatuaggi più grandi del mondo

31-01-2018

Di Giulia Fini
Foto di Giulia Fini

“Tatuare è come dipingere, se ci fai caso oggi gli aghi assomigliano sempre di più a pennelli”.

Tatuatore, pittore… insomma, un artista.

A raccontarci il suo lavoro è Gabriele Pellerone, tattoo artist di fama internazionale che, da oggi 31 gennaio fino al 28 febbraio, porterà a Bologna in anteprima nazionale i suoi “quadri tatuati” nello spazio espositivo Dueunodue in via Galliera 2/b. La mostra thINK Different, che inaugura stasera alle 18.30, nasce grazie all’iniziativa di Campogrande Concept.

‘Omaggio a Ozzy Osbourne’ di Gabriele Pellerone

Prima di iniziare la conferenza stampa osservo le pareti già allestite per la mostra. All’apparenza sembrano classici quadri ma avvicinandosi si nota subito qualcosa di strano: la tela non è ruvida ma gommosa, il tratto che definisce i dettagli della figura è inchiostro nero. Gabriele mi invita a toccare l’opera “è un tatuaggio non si rovina come gli altri quadri”.

Molti tatuatori si considerano artisti, ma tu hai fatto un passaggio ulteriore. Hai deciso di incorniciare il tatuaggio e appenderlo al muro rendendolo un’opera d’arte. Come ti è venuta questa idea?

“È vero che si parla di ‘arte del tatuaggio’ però, per quanto un tatuaggio su una persona possa essere davvero arte, questo accade in modo più autentico quando lo porti su un supporto che può essere esposto. Quindi la differenza qual è? Che il tatuaggio realizzato su una persona è destinato a morire con lei, invece quello in un quadro può essere esposto per sempre. Il desiderio che mi ha spinto è quello di permettere l’ingresso del tatuaggio nelle gallerie e nelle nuove collezioni”.

Gabriele Pellerone realizza un’opera omaggio da donare a Re-Use with Love, associazione di donne imprenditrici che si occupano di recuperare abiti usati e trasformarli in nuovi oggetti

Spiegaci un po’ come funziona. Quali sono i tuoi strumenti di lavoro? Cosa usi come tela?

“Sono gli stessi materiali che si usano per tatuare, sia la macchinetta che gli inchiostri, l’unica cosa che cambia è il supporto. Si tratta di gomma siliconica che riesce a trattenere l’inchiostro, come la pelle”.

In realtà in esposizione non ci sono solo tatuaggi ma anche dipinti, com’è iniziata la passione per l’arte?

“Disegno da quando avevo tre anni, mia madre mi ha indirizzato. È stata una cosa che inizialmente tenevo nascosta, disegnavo nel tempo libero, senza dargli troppa importanza. Poi ho capito che la cosa bella nella vita era poter trovare un lavoro che mi piacesse, e siccome a me piaceva disegnare ho continuato su quella strada integrando quest’arte con l’altra mia passione, quella per il tatuaggio”.

L’opera che verrà completata durante l’inaugurazione di questa sera, in cui sarà possibile vedere l’artista cimentarsi in una performance tecnica dal vivo

In mostra primeggia un’opera in particolare. È un quadro 1,80 x 2 metri, classificato come uno dei tatuaggi più grandi al mondo. Come molti altri tatuaggi di Pellerone, rappresenta volti di donne. “Il perché vero non lo so, forse è l’espressione e la particolarità del lineamento femminile che mi attrae molto”.
Il quadro in questione si chiama ‘Liberazione’ in cui il soggetto è una donna che si libera da tutte le sue paure ed esprime la propria forza, rappresentata attraverso l’immagine del ghepardo. “È nato strada facendo, non avevo un disegno iniziale al quale ispirarmi. In base a come mi sentivo prendevo la macchinetta e continuavo a fare un pezzo, fino a quando è uscito questo quadro. Così, all’improvviso”.

opera ‘Liberazione’ di Gabriele Pellerone

Pensi che il futuro del tatuaggio sia anche nel mondo dell’arte contemporanea? Hai trovato un po’ di diffidenza?

“Lo credo fortemente: il tatuaggio deve cominciare a rivolgersi al mondo dell’arte, è un processo inevitabile. Come ogni cosa ci sono diversi pareri, c’è chi ci crede e chi meno. Io lo promuoverò con tutte le mie forze, cercando di far ricredere anche tutte quelle persone che sono contrarie ai tatuaggi. E ad oggi ce la sto facendo: i galleristi e collezionisti che verranno a visitare la mostra non hanno neanche un tatuaggio, però sono attirati comunque da questa nuova forma d’arte”.

‘Pensieri d’inchiostro’ di Gabriele Pellerone (in omaggio a Bansky)

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