Musica & Libri

“Una vita al giorno”. Massimo Vitali ci porta dentro la vera impresa eccezionale, quella di essere normali

22-01-2019

Di Silvia Santachiara
Foto di Laura Bessega

Ci hanno sempre detto di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Poi è arrivato Massimo Vitali a sparigliare le carte: “E se fosse molto più saggio trovare ogni giorno un motivo per cui la vita ha avuto un senso?”.

Qualsiasi cosa, un episodio, un’emozione, un oggetto, un momento, un frammento di quotidianità. Ogni giorno.

A trentanove anni quasi quaranta lo scrittore bolognese si ritrova due nuove consapevolezze: che a volte ti godi di più la vita se non capisci e che no, non riesce ad essere pienamente depresso da vivere ogni giorno pensando sia l’ultimo.

Vitali gli eroi li lascia agli altri e sulla “normalità” ne ha fatto un romanzo, il suo terzo, a qualche anno dal precedente Se son rose sul quale Rai Cinema sta producendo un film a Roma in questi giorni. Si chiama Una vita al giorno (Sperling & Kupfer editore) e dal 22 gennaio lo trovate in tutte le librerie d’Italia e negli store digitali. “È una sorta di autofiction in cui però ho costruito una storia, un intreccio e un finale tristissimo”, sorride.

A volte la vita è stata una coppa di mascarpone o un biglietto d’amore trovato in libro usato. Altre volte una patata bollita sbucciata in due movimenti, un abbraccio spiato alla fermata dell’autobus o una canzone che accompagna a casa pedalando nella notte. Perfino un calzino portato via per sbaglio nello spogliatoio della piscina o lo sguardo di un bambino davanti al bancone di una pasticceria.

Casualità, momenti che nel tran tran della vita sfuggono sotto agli occhi distratti e che invece sono lì a ricordarci che oggi abbiamo vissuto, se sappiamo fermarci un istante. Per ciascuno sono diversi, tanto che Vitali porterà lungo lo Stivale, insieme al libro, un nuovo format: Una vita come la tua. Uno sguardo sul quotidiano dalla letteratura al lettore ma per sapere in cosa consiste non rimane che partecipare. La prossima occasione è sabato 26 gennaio, alle 17, all’Oratorio San Giovanni Battista dei Fiorentini, sala di rappresentanza Banca di Bologna, in Corte de Galluzzi 6, per la prima presentazione nazionale del romanzo. 

Noi siamo stati a Milano, dove l’ha presentato in anteprima alla stampa, accompagnato dalle parole e dalla musica di Brunori Sas. Come un film la serata si è svolta in più tempi, tra letture, canzoni, una cena, un gioco. Scherzano, improvvisano. Sembra si conoscano da sempre. “Ho conosciuto Dario diversi anni fa. – spiega Vitali – Era appena uscito il mio primo romanzo e una rivista musicale con cui collaboravo mi chiese di intervistare un certo Dario Brunori. Lo trovai veramente in gamba”. Ride, poi tira fuori quell’intervista. La legge, tra battute e aneddoti.

“Questo è un libro che non ho letto”, ride poi Brunori. “Non è vero, l’ho letto ed è un libro che mi somiglia. E infatti è un bel libro. Ma mi hai tolto questa parte dalla quarta di copertina!”. Poi si fa serio: “Mi somiglia davvero perché osserva gli esseri umani e cerca l’umanità negli uomini. È uno sguardo pulito, bambino, capace di osservare un elemento che ci dice ‘oggi ho vissuto’. E poi il modo con cui racconta un certo tipo di sguardo, d’amore e di relazioni d’altri tempi, con ironia e autoironia”.

Nessun colpo di scena. Nessun vincitore ne vinto. Nessuna impresa eccezionale, se non quella di essere normale.

Vitali ci regala uno sguardo diverso. C’è tanta vita in questo romanzo, c’è la delicatezza di chi sa osservare e c’è l’amore. O meglio, la fine di un amore. Attaccata ad un tergicristalli. “Forse in amore – dice Vitali – il segreto è occupare gli spazi”.

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