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Urbex Walkscapes, la mappa che raccoglie foto, video e storie dei luoghi abbandonati della città

09-04-2025

Di Valentina Toro

Cosa accade ai luoghi dimenticati? Quali sono e quanti sono? Come si può restituire loro una voce, una funzione, un significato?

A Bologna (e Pescara) c’è un progetto che si occupa di mappare in modo partecipato quelli che sono gli spazi abbandonati della città, mettendo al centro la solidarietà verso le associazioni culturali e i luoghi di aggregazione giovanile.

Si chiama Urbex Walkscapes, è stato ideato dall’associazione Y.S.T. (Youth-Solidarity Travellers) APS ed è il seguito di Solidarity Urbex. Esplorazione Urbana Solidale, svolto a Bologna dal 1° settembre 2022 al 31 luglio 2023.

No, non si tratta solo di una catalogazione di edifici dismessi ma di un progetto che mira a costruire una memoria collettiva attraverso fotografie, racconti, storie, video. Ma non solo, l’obiettivo è riportare in vita questi luoghi attraverso l’arte, trasformandoli in scenari di nuova espressione culturale.

Qui trovate la mappa, che consigliamo di aprire da Pc.

Co-finanziato dall’AIG (Agenzia Italiana per la Gioventù) tramite fondi europei del programma Erasmus Plus ed ESC (European Solidarity Corps) per quanto riguarda la prima edizione, il progetto, realizzato nella sua prima edizione con il supporto dell’Associazione Spazi Indecisi di Forlì, vede la partecipazione di un gruppo di 6 giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni che si occupano di documentare questi spazi attraverso video, foto e podcast.

Ho chiesto a Dario Benegiamo, presidente e project manager dell’associazione Y.S.T., di raccontarci qualcosa di più.

Solidarity Urbex

Com’è nato il progetto Urbex Walkscapes?

Nasce per dare una risposta concreta al fenomeno degli spazi abbandonati nelle città di Bologna e Pescara, partendo da questi ultimi e mettendo al centro la solidarietà verso le associazioni culturali e i luoghi di aggregazione giovanile di vario tipo che hanno più risentito della condizione di impoverimento economico e/o dalla mancanza di spazi dove poter svolgere le proprie attività artistico-culturali. L’idea è nata dalla sinergia con le referenti del progetto artistico di camminate notturne Attraverso la Notte che da qualche anno porta avanti un progetto di camminate artistiche notturne in varie città d’Europa in relazione a quello che è lo spazio urbano. Urbex Walkscapes non si limita ad esplorare solo il territorio bolognese ma anche quello della città di Pescara, grazie alla collaborazione con l’Associazione Mani Sporche APS, da anni impegnata in progetti per la diffusione della Street-Art.

Qual è il vostro obiettivo?

Il progetto è volto a creare una memoria condivisa dei luoghi in abbandono, che altrimenti rischierebbero di sparire nel nulla, attraverso una mappatura open-source, che raccoglie fotografie, racconti, storie, video, o semplici segnalazioni di quello che è stato l’abbandono culturale degli ultimi anni. L’obiettivo è quello di tentare di riportare in vita, anche simbolicamente, quegli spazi attraverso l’arte nelle sue più svariate sfaccettature e stimolando al contempo la cittadinanza attiva sull’importanza degli spazi culturali e sulla riattivazione dal basso dei cosiddetti ‘‘vuoti urbani’’ o ‘‘scheletri vuoti’’ di entrambe le città.

Solidarity Urbex

In che modo si può riqualificare un luogo? Puoi farci degli esempi tratti dal vostro progetto?

Più che riqualificare un luogo io userei il termine ‘’riattivazione’’ dal basso. Riguardo al nostro progetto, mi vengono in mente due esempi: il primo lo sento particolarmente nostro perché ci riguarda da vicino ed è rappresentato dall’ex-Voxel, un edificio colorato a più piani nel quartiere della Bolognina e a due passi da Piazza dell’Unità, in Via di Corticella n. 56. L’edificio, una sorta di piccola Bauhaus, fu prima Biblioteca di quartiere (biblioteca Pelagalli), poi asilo nido fino al 2012 per poi rimanere abbandonato. Nel 2016 fu occupato da attivisti/e per il diritto alla casa del collettivo Social-Log, ma fu subito sgomberato. Il 2 febbraio 2018 l’edificio tornò di nuovo a vivere diventando la sede di Voxel, uno spazio di co-working per artisti, imprenditori, produttori, designer. Nel 2020 però, un po’ a causa della pandemia ed un po’ per cause sconosciute, lo spazio chiuse di nuovo i battenti entrando a far parte della nostra mappatura. Dal 2023, l’edificio tornò ad avere nuova vita diventando quello che è ora, ovvero il Circolo HEX, dove si svolgono varie attività diurne e serali e che ospita temporaneamente la nostra sede “operativa” tramite la condivisione degli spazi in modalità coworking.

Un altro esempio è invece il MAAM Museo dell’altro e dell’altrove di Metropoliz a Roma, che all’inizio era un enorme ex-salumificio abbandonato. Dopo essere stato occupato da circa 200 persone di varie nazionalità, nel 2012 per idea dell’antropologo Giorgio De Finis e di tanti artisti diventò un vero e proprio Museo di Street-Art, con più di 500 opere di artisti provenienti da più parti del mondo come Alice Pasquini, Lukamaleonte ecc. È l’unico esempio di ‘’Museo abitato in Europa’’, dove i writers insieme agli occupanti hanno rigenerato attraverso l’arte quello spazio enorme che prima era abbandonato; un’esperienza talmente unica e particolare che ha evitato al MAAM persino lo sgombero.

Perché il MAAM? Perché ho visitato quest’esperienza poco prima di dar vita alla prima edizione del nostro progetto Solidarity Urbex, rimanendone fortemente colpito. Ecco, questa è la nostra idea di riattivazione dal basso degli spazi abbandonati.

Perché è importante sviluppare un progetto di mappatura e valorizzazione di luoghi abbandonati in una città come Bologna?

Credo che sia molto importante per varie ragioni: In primis perché ritengo che Bologna negli ultimi dieci anni (e ancor di più a partire dalla pandemia) abbia subito una grande perdita di spazi culturali e controculturali indipendenti che in passato l’avevano resa famosa; penso ad esempio a luoghi come XM24, Elastico fa/ART Laboratorio l’Isola ed anche i più recenti come il Circolo DEV ecc.

In seconda analisi, perché credo sia quantomeno doveroso, soprattutto per le nuove generazioni lasciare ‘’traccia’’ di questi spazi che nel bene e nel male hanno comunque segnato e continuano a tracciare la storia e la cultura della nostra città in termini politici, culturali e di aggregazione giovanile. Si è parlato di ‘’Modello Bologna’’, termine ripreso dal libro Skank Bloc Bologna: Alternative Art Spaces since 1977 di Francesco Spampinato e Roberto Pinto, volto ad indicarequanto la città fosse un modello di riferimento per la sperimentazione culturale e politica in particolare dal 1977 fino ai primi anni del 2000, nell’esattezza fino allo sgombero definitivo del Centro Sociale Livello 57′.  Credo che sia importante ancor di più al giorno d’oggi chiedersi cosa sia rimasto di quel modello.

R.U.S.C.O (Recupero Urbano Spazi Comuni, Ex-zincaturificio, un progetto ideato dall’Associazione Serendippo nel 2016

Quali potrebbero essere gli strumenti per contrastare e prevenire il fenomeno dell’abbandono culturale?

Ritengo che gli strumenti per contrastare l’abbandono culturale ci siano anche se la strada da percorrere, specialmente in un periodo così complesso come quello odierno, molte volte è in salita perché viene ostacolata dalla burocrazia e da molte altre cause. Un ottimo esempio in tal senso credo sia rappresentato dal caso dei ‘’Beni Comuni’’ di Napoli dove dal 2012 è nata la rete cittadina dei beni comuni napoletani, composta dagli spazi urbani che erano caduti in disuso e che libere cittadine e cittadini hanno restituito all’uso collettivo, valorizzandoli e restituendoli al libero attraversamento di tutta la comunità. Tale esempio è diventato negli anni oggetto di studio anche da parte di progetti europei simili al nostro, come successo anche a Barcellona dove si è attivato un percorso simile rispetto agli spazi. Ovviamente, vanno sempre considerate le peculiarità di ogni città e di ogni territorio ma comunque credo che le strade ci siano, basta volerle percorrere. Attualmente a Bologna ci sono svariate associazioni e collettivi di varia natura che fanno fatica a trovare uno spazio dove poter svolgere le proprie attività e ancor di più a trovarlo a prezzi considerati ‘’accessibili’’ rispetto a quelli di mercato, nonostante di spazi vuoti e abbandonati ce ne siano anche fin troppi, come del resto dimostrato dalla nostra mappatura.

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