Saverio Bari è un attore che intervistai qualche anno fa, e che un giorno mi chiese se conoscessi qualcuno disposto ad ospitare una performance teatrale “da salotto”, in una casa privata.
Un’amica mi consigliò La Casa dei Racconti, un edificio di epoca tardo medioevale, costruito su tre piani nel centro storico di Bologna che da qualche tempo ospitava simili eventi di taglio culturale. Una volta conosciuti gli ideatori del progetto, Flavio Boldrin e Patrizia Bottura, non ho avuto alcun dubbio: era il posto giusto.
Flavio è un uomo frizzante, sempre sorridente; questa è la casa che ha scelto per reinventarsi: “Avevo bisogno di trovare una casa vissuta, antica e possibilmente grande, non per usare tutto questo spazio soltanto per me, ma per condividere momenti e occasioni di incontro”.
Un’idea quasi hippie per essere nel 2016, anno in cui Flavio incontra Patrizia, che “mi fa mettere la testa a posto”. Patrizia ribatte: “ … e viceversa! Abbiamo legato le nostre due strane vite capendo, man mano, che questa relazione fatta di fuochi d’artificio procedeva, che entrambi desideravamo aprire la nostra vita e, simbolicamente, questa casa all’esterno, in modo che nascesse un qualcosa di vitale, esperienze di letture, teatro, che arricchissero noi ed i nostri amici”.
Patrizia conduce uno spettacolo radiofonico su Radio Fujiko, ha recitato ed ama immensamente il teatro e da questa passione è nata l’idea de La Casa dei Racconti come “un luogo dove dare voce alle persone che hanno qualcosa da raccontare, una casa dove il privato diventa pubblico”.
Nel 2017 la Casa prende slancio e diventa l’unico luogo privato ad ospitare una delle tappe del Festival It.a.cà. (Festival del turismo responsabile) con la presentazione di un libro. “Fu un’esperienza bellissima, ma mancava ancora qualcosa: molto spesso chi transitava in quelle giornate era solo di passaggio, invece dopo ‘Un minuto di silenzio’ si è davvero creata quell’atmosfera densa, conviviale, fra persone tra loro inizialmente estranee ma che la condivisione dello spettacolo ha reso familiari e ne ha facilitato il dialogo, lo scambio di impressioni. Ora sì che si percepisce un calore domestico!”.
Il loro desiderio pare essersi quindi esaudito con la rappresentazione che Saverio ha scritto ed interpretato, inaugurando con questa sorta di “spettacolo zero” una nuova stagione a La Casa dei Racconti.
Dopo avervi assistito, naturalmente, ho chiesto a Saverio qualche commento.
Un minuto di silenzio é un lungo monologo il cui protagonista é un enigmatico “G.”, un ragazzo calabrese semplice, che si scopre però capace di uno strano potere attraverso il proprio silenzio: ci racconti come é nato e quanto di te c’è nel protagonista?
“Il monologo è nato almeno una decina d’anni fa, in un periodo in cui avevo scelto di prendermi una pausa dalle mie precedenti esperienze teatrali. Questo momento d’introspezione credo sia servito per far nascere il testo e cominciando a scrivere mi sono accorto che stava prendendo una vita propria vita.
La figura di G., il protagonista, in realtà, più che a me, rimanda ad elementi della mia biografia famigliare; G. infatti è l’iniziale del nome con cui viene chiamato mio padre (Gino), che è effettivamente nato in Calabria negli anni in cui io ambiento la storia. Davvero ha emigrato per cercare lavoro in Germania come il nostro protagonista è infine tornato nel Nord Italia. Da qui inizia l’invenzione, la storia favolistica dello strano potere taumaturgico del ‘minuto di silenzio’ di G. ai funerali e con le conseguenze che questo porta nella vita di questo personaggio.
L’idea del ‘silenzio’ è arrivata attraverso l’osservazione, amara, di quegli anni nei quali in Italia prosperava il berlusconismo spinto, anni post Tangentopoli, osservazione che mi avevano allontanato dalla fiducia nell’uso della parola.
Questo lavoro, quando in seguito la mia vita artistica e professionale è ripresa, è rimasto lì, chiuso in un cassetto, ma oggi ha finalmente ha trovato il modo di vedere la luce ed essere presentata al pubblico”.
Perché come teatro della tua performance hai scelto il salotto di una casa, un luogo così privato?
“Il salotto di una casa è un esperimento scenico che avevo in mente da un po’ di tempo: in realtà il ‘teatro fuori dal teatro’ faceva già parte di alcune mie recenti esperienze. Oltre a questo è triste ammettere che da almeno una decina d’anni il teatro è diventato un luogo sempre meno accessibile, sia per gli artisti che per il pubblico; sempre meno le stagioni teatrali, sempre più costose, ecco che scegliere luoghi diversi dal palcoscenico classico diventa anche una necessità. Si recita così in giro per la città, in luoghi che non sono teatrali: Villa Sorra e le sue stanze tardo settecentesche ed il suo parco romantico, le vie del centro storico di Modena, e tanti altri luoghi insoliti.
In fondo il salotto è un luogo ideale per alcune rappresentazioni che rendano al pubblico, più ristretto, una dimensione ed atmosfera più intima, per esperire in modo del tutto diverso lo spettacolo e le sue suggestioni”.
Un minuto di silenzio fa parte di un progetto più vasto: Voci in corridoio. In cosa consiste esattamente?
“È una rassegna di spettacoli che sto cercando di portare in giro e che, idealmente, permetterà agli artisti di sostenere in una sola settimana diverse repliche a pochi km l’una dall’altra, in modo da creare delle micro-tournée, avere un numero di date tali che permetta di avvicinarsi alla dimensione di una vera tournée teatrale dando la possibilità, che oggi purtroppo in molti si vedono negare, di far girare il proprio lavoro a costi ridotti e di portarlo al pubblico, che è il fine ultimo del lavoro teatrale”.
Dove ti rivedremo prossimamente?
“Un minuto di silenzio alla Casa dei Racconti è stata una specie di puntata zero, la rassegna vera e propria partirà in Dicembre. Il 12 a Modena, il 13 a Reggio Emilia ed il 14 ancora a Bologna col medesimo spettacolo e format. L’idea è di far girare, nello stesso mese, lavori diversi in luoghi vicino fra loro. Al momento sto già progettando di portare ‘Un minuto di silenzio’ anche ad altre città: Carpi, Imola e Ravenna e da lì , se funziona, spostarmi verso altre regioni e come in una meccanismo automatico far entrare un mese dopo l’altro uno spettacolo diverso nelle case-teatro in giro per l’Italia“.
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