A cosa sono disposto a rinunciare per trovare un Rifugio?
È la domanda che si sono poste quattro donne, Camilla Hilbe, fondatrice dello spazio espositivo Nelumbo Open project, Zoe Paterniani, curatrice e coordinatrice, Yulia Tikhomirova, curatrice e Guendalina Piselli, che si occupa dell’ufficio stampa e comunicazione.
“Dopo l’isolamento e un silenzio non pianificato di due mesi, ci siamo riviste e sentite nella nostra prima riunione virtuale. Eravamo entrate nella Fase 2 e sapevamo che il nostro modo di vivere, fare e percepire l’arte sarebbe cambiato. Abbiamo deciso di ragionare su questo tema. È così che è nato il progetto Rifugio” mi racconta Yulia.
Sulla stessa domanda dovranno lavorare i 12 artisti che sono stati selezionati per 10 residenze di 72 ore ciascuna nell’artist run space bolognese di via Arienti 10.
Fino al 27 settembre saranno coinvolti Lorenzo Ermini, Jacopo Ferrarese, Sara Lorusso, Xue Chen, Luca Cavicchi, Teodoro Bonci Del Bene, Barbara Baroncini, Shafei Xia, Didymos (Alessia Certo e Giulia Vannucci) e Studio Edera (Andrea Casciu e Kiki Skipi), artisti attivi nel territorio bolognese.
E sempre su questo tema si troveranno a riflettere anche i visitatori virtuali che a causa delle norme restrittive post Covid non potranno partecipare fisicamente alle esposizioni.
Ogni artista per 72 ore farà di Nelumbo il proprio rifugio, ragionando su quale sia il significato profondo di questa parola.
“Rifugiarsi è l’ammissione di un pericolo. È accettare i limiti della propria incolumità. Ne segue una riflessione sul senso della rinuncia. Bisogna imparare a misurare i propri confini per poterli allargare”, continua Yulia.
Ciascun intervento è destinato ad essere parte di una pubblicazione digitale che sarà inviata ogni domenica agli abbonati. Il contenuto, che può comprendere al massimo otto pagine, andrà a comporre un periodico dal titolo Rifugio. Una riflessione collettiva e condivisa all’interno della quale anche il lettore potrà portare il proprio contributo, componendo a suo piacere i capitoli e l’ordine delle pagine.
“Nelumbo, la nostra piccola galleria, è un luogo che ha sempre vissuto grazie alla presenza fisica delle persone, all’ energia che si crea tra loro, alle opere che diventano arte sotto lo sguardo dell’altro. Non poter accogliere il pubblico come abbiamo sempre fatto è un limite ma anche una condizione potenzialmente creativa”.
Il pubblico può abbonarsi a Rifugio in qualsiasi momento tramite una donazione di un minimo di 5 euro tramite Paypal (https://www.nelumbo.it/rifugio). Durante tutta l’estate ogni domenica verrà inviata una pubblicazione digitale. Chi è interessato può anche diventare socio inviando a nelumbopen@gmail.com il modulo dedicato, compilato e firmato. Iscrivendosi si riceveranno i numeri di Rifugio pubblicati fino al momento della sottoscrizione e quelli successivi. I fondi ricavati dagli abbonamenti e dalle donazioni saranno utilizzati per la gestione e l’organizzazione delle attività di Nelumbo Open Project.
Questo spazio è stato la prima galleria d’arte orientale di Bologna. Nato nei locali di una vecchia ferramenta il 19 novembre 2011 con il nome di Nelumbo -asian fine arts- diventa successivamente associazione culturale con lo scopo di creare uno scambio di visioni tra artisti occidentali e orientali. Dal 2018 diventa un cantiere creativo, voluto, gestito e curato da artisti per artisti. Occupa uno spazio piccolo, distribuito tra una galleria e un giardino. Ad ogni allestimento si modifica, si adatta e cambia i connotati.
Quest’estate cambierà dieci vestiti, assumerà dieci personalità ma le riflessioni e le impressioni che questi cambi d’abito provocheranno saranno molte di più.
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