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Amanti Distanti. Venti storie instabili, scomode e non riconosciute da nessun decreto ministeriale

24-08-2020

Di Martina Fabiani

Ve lo dico subito: questo articolo parla d’amore, ma non è come pensate.

Cominciamo con una domanda scomoda: avete mai ricoperto il ruolo di amante?

Se in tanti si sono chiesti qual è stata la sorte di molte coppie dopo la quarantena, le giornaliste e scrittrici Isa Grassano e Camilla Ghedini si sono domandate, invece, che cosa ne è stato degli amanti, quelle figure, per antonomasia, abituate all’attesa.

Amanti distanti, antologia uscita il 1 agosto per Giraldi Editore, scardina un argomento tabù e raccoglie venti testimonianze, provenienti soprattutto da donne, che parlano di sentimenti naufragati o ritrovati nel susseguirsi di decreti legge, di equilibri da recuperare, di vite da riprendere in mano.

“Tempo fa la mia collega Camilla Ghedini scrisse il libro ‘Amo te, starò con lei per sempre’, dove affrontava proprio il tema dell’essere amante. Durante il lockdown ci siamo chieste come avrebbero fatto le coppie clandestine a sopravvivere senza vedersi né sentirsi. È nata così l’idea di questo libro diffuso”, racconta Isa Grassano.

Le curatrici hanno lanciato l’iniziativa attraverso i social, chiedendo, a chiunque fosse interessato, di mandare il proprio manoscritto a un indirizzo di posta elettronica creato per l’occasione. Tra le molte proposte arrivate, ne sono state scelte venti. Vi sono contributi di nomi già noti al pubblico come Corinne Savarese, Eliana Enne, Marcella Nigro, ma anche autori e autrici in forma anonima che hanno scelto di raccontarsi o raccontare storie di altri, suggestioni o fantasie.

“Abbiamo lasciato le persone libere di esprimersi nella forma che preferivano: poteva essere una lettera, un racconto, una favola o una poesia. L’unico parametro era quello di non superare le 6000 battute”, aggiunge Isa.

Il libro è disponibile in e-book o in versione cartacea sul sito di Giraldi Editore.

Amanti distanti dà voce a storie instabili, scomode, parallele, inetichettabili e non riconosciute da nessun decreto ministeriale. E se da maggio 2020 sono stati proprio i decreti, di volta in volta, a stabilire chi poteva vedere chi, gli amanti non erano certamente in lista.

Camilla Ghedini nella sua prefazione sostiene che fare l’amante, tranne in rari casi, non è una scelta, ma è qualcosa che accade e travolge senza, però, negare la fatica, la solitudine e l’esasperazione di vivere nei ritagli di tempo dell’altro.

Camilla Ghedini

E se è vero che gli amanti muovono l’economia e che, spesso, è a loro che si mostra il meglio di sé , è pure vero che, in questi tempi liquidi, è diventato un ruolo complicato da interpretare.

“La figura dell’amante è cambiata. Le tecnologie a disposizione forniscono più scelta, più possibilità di incontri. Mentre prima le storie parallele duravano anni, adesso durano mesi. È venuto meno il senso di fedeltà anche nell’essere amanti e credo che si stia vivendo un momento di instabilità generale”, commenta Isa.

Alla luce di tutto questo, fino a che punto è disposto a spingersi un amante? E come lo ha trasformato la quarantena forzata?

Il lockdown ci ha costretti a una convivenza forzata con le parti più nascoste di noi stessi, ci ha obbligati a rispondere a domande esistenziali a lungo evitate, ci ha fornito qualcosa che spesso è mancato: il tempo. Di pensare, capire, sviscerare, approfondire.

Nelle testimonianze di Amanti Distanti a prevalere sono sentimenti di affrancamento, stanchezza, esasperazione e, in alcuni casi, coraggio. Come Giorgia, protagonista del racconto Coraggio è tempo che, stanca di aspettare, decide di far prevalere “la voglia di riprendersi la sua libertà piuttosto che la malinconia dell’inottenibile”.

O come la protagonista del racconto L’angelo e il diavolo: “Il cuore si ferma, ma non ce la faccio a farmi scivolare addosso, ancora una volta, il tuo egoismo. Richiudo la porta e faccio un respiro profondo, la pandemia ha spazzato via le cose inutili, come le relazioni sbagliate. Benvenuta fase due”.

“Credo che la quarantena abbia contribuito a esasperare stati d’animo già esistenti, dando il colpo di grazie a molte storie e, in alcuni casi, cambiandone anche gli esiti”, afferma Isa.

Isa Grassano

Venti storie, diverse le une dalle altre, pochi lieto fine, tante consapevolezze. “Io credo che l’amore, è l’amore che ci salverà”, scriveva Lucio Dalla in Henna, come ricorda la Grassano nella sua prefazione. C’è un altro verso di quella canzone che, credo, sia importante sottolineare e fa così: “io credo che il dolore è il dolore che ci cambierà”.

Se l’amore, talvolta, porta dolore, il dolore porta amore. E l’amore, sia chiaro, è anche e sopratutto quello verso se stessi.

La quotidianità che con il lockdown siamo stati costretti ad assaporare, ci ha riportato, forse, a un bisogno dirompente di verità. Nel bene o nel male. E queste venti storie, che ci piacciano o no, che siano condivisibili o meno, trasudano verità e si fanno testimoni della complessità e del valore di ogni unione, nelle sue molteplici sfaccettature e declinazioni.

Su questo, seppur molto diverse tra loro come mi confessa Isa, le due curatrici saranno d’accordo.

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