Musica & Libri

Professione Bookstagrammer. Intervista doppia a Serena Rossi e Filippo Taddia

30-10-2020

Di Pietro Romozzi

Bookgrammer, bookstagrammer, book influencer, questioni di nomenclatura a parte parliamo di ragazzi e ragazze che utilizzano il proprio profilo Instagram, e più in generale i social, per occuparsi di libri e letteratura.

Noi di About vogliamo invece occuparci di loro, conoscendo e intervistsando due popolari bookgrammer bolognesi: Filippo Taddia (@leggoecammino) e Serena Rossi (@laserelegge).

 

Addentriamoci nel mondo dei bookgrammer, nella vastità dell’universo letterario e con tutte le possibilità di diversificare i contenuti di un post, qual è il fil rouge che lega i tuoi contenuti?

Filippo Taddia (FT): “Leggoecammino nasce da una passione, anzi due come indica il nome. È la passione che lega i miei contenuti e che mi spinge a cercare insistentemente uno sguardo e una poetica per raccontarli in modo sempre più preciso e riconoscibile”.

Serena Rossi (SR): Il fil rouge sono i libri, quelli che leggo e che mi ispirano di più. Sono anche un’appassionata camminatrice di montagna e sul mio profilo parlo anche di questo, sia attraverso i libri, che attraverso il racconto delle mie escursioni. Poi ci sono le mie serate di lettura ad alta voce che organizzo quando e dove posso e che propongo in diretta su Instragram o attraverso foto e storie”.

 

I vostri profili si sono anche incontrati in una collaborazione che avete realizzato la scorsa estate. Potete raccontarcela?

FT: “Su Instagram ci si incontra virtualmente e poi magari dal vivo. Ci si annusa un po’ e si scopre se c’è o non c’è una buona alchimia. Con Serena è nata subito e il progetto ‘Passi Scelti’ ne è scaturito quasi naturalmente”.

SR: “Passi Scelti nasce dalla passione comune per i libri e le camminate, così abbiamo pensato di organizzare una scampagnata portando con noi qualche libro. Ci abbiamo riflettuto molto facendo venir fuori titoli e tematiche che abbiamo condensato in sei brevi sketch che abbiamo girato nel Parco del Corno alle Scale. I video sono disponibili sui nostri rispettivi canali IGTV e su Youtube”.

Filippo Taddia e Serena Rossi

Un pregio e un difetto del profilo social dell’altro?

FT: “Di difetti non ne vedo: è un profilo coerente che racconta Sere in maniera impeccabile. Magari qualche diretta, eh Sere?“.

SR: “Di Filippo apprezzo la costanza invidiabile. Con le dirette riesce a tirare fuori delle chicche uniche. Ricordo ancora l’intervista che fece a un apicoltore e che mi ha letteralmente incantata. Difetti? È un vulcano, ogni giorno ne ha una nuova e io rimango sempre indietro! (ironizza, ndr)“.

 

C’è un libro proposto dall’altro che non ti è piaciuto?

FT: “Ho una mia posizione abbastanza personale e perplessa su ‘La Ferrovia sotterranea’ di C. Whitehead che invece a Sere è piaciuto”.

SR: “Forse non abbiamo tantissime letture in comune, potrei però citare ‘La strada’ di Kerouac che provai a leggere da adolescente e che abbandonai, forse ben prima della metà. Magari non era il suo momento, ma devo dire che non ho mai più avuto voglia di riprovarci”.

 

Un libro che invece hai apprezzato particolarmente?

FT: “Facile: Walden!”.

SR: “Direi i due romanzi di Roberto Camurri, ‘A misura d’uomo’ e ‘Il nome della madre’. Libri delicati e profondi che ho apprezzato tantissimo”.

Serena Rossi

Qual è la giornata tipo di un bookgrammer?

FT: “In una giornata media un bookstagrammer si pone il problema di esserci per la sua community, che significa principalmente due cose: farsi vivo attraverso contenuti (stories e post) e rispondere con una certa prontezza alle sollecitazioni che arrivano (messaggi, commenti e altro). È uno scambio continuo, un flusso a due direzioni, non certo un rapporto univoco. E incontrarsi è l’aspetto più bello di quello che facciamo“.

SR: “Ai social dedico parte del mio tempo libero. Nella mia giornata tipo ho lavoro d’ufficio che, per pura casualità, è una casa editrice, ma c’entra davvero poco con ciò di cui parlo su Instagram. Devo poi dire di essere una gran pasticciona in fatto di social, mi dimentico di fare foto durante gli eventi (persino durante i miei!), a volte passano giorni senza che pubblichi niente di nuovo, mi accorgo sempre tardi delle ricorrenze… insomma, non ho un’agenda dettata dai ritmi dei social, ma almeno sono spontanea!”.

 

Tra i presupposti per suggerire un libro dovrebbe esserci un gusto letterario “educato” e tanta passione. Come è nata la tua passione per la letteratura e come hai sviluppato nel tempo il tuo gusto?

FT: “Leggo fin dall’infanzia, leggo di tutto senza snobismo, ritengo la letteratura un’arte suprema (concedimi di esagerare un po’ dai!) e cerco di esprimere il mio gusto proponendo una mia linea editoriale. Parlo di un libro sulla base di molteplici fattori che dipendono però tutti dalla sincerità e dalla coerenza, due qualità fondamentali per un bravo bookgrammer”.

SR: La passione per i libri mi è stata trasmessa in famiglia. Fin da piccolissima mia madre sfruttava ogni attimo disponibile per leggermi una paginetta, fosse anche in fila dal panettiere. Poi c’era mio padre che ogni anno partiva per il mese di ferie con una valigia striminzita di vestiti e un borsone pieno di libri. Infine mia sorella maggiore, che ha cominciato a consigliarmi scrittori e grandi classici imperdibili che io assorbivo estasiata, il primo credo che sia stato ‘La morte di Ivan Il’ič’.

Se da piccola leggevo prevalentemente per il gusto della storia o, per dirla alla Pennac, per puro bovarismo, oggi amo anche e soprattutto riflettere, scoprire, incuriosirmi su ciò che ancora non conosco e quindi negli ultimi anni ho aperto gli orizzonti anche alla saggistica, ai memoir e ai reportage”.

 

Da una parte il bookgrammer influenza, ma da chi si fa influenzare?

FT: “Bella domanda! Per me è molto importante il rapporto con le case editrici affidandomi a quelle di cui apprezzo il lavoro. Poi presento anche libri dal vivo, quindi ho librai di fiducia con cui scambio opinioni; inoltre cerco di stare al passo con la stampa culturale”.

SR: “Dai social arrivano molte ispirazioni. A seconda delle tematiche so quali pagine o profili andare a cercare. Poi seguo alcune riviste online, chiacchiero con i librai e non perdo mai di vista le pagine delle mie case editrici preferite“.

Filippo Taddia

È più importante un post con una bella foto o il libro oggetto del post?

FT: “Questa è difficile… Instagram è un social fotografico; se l’obiettivo è arrivare alle persone e convincere loro a leggere la tua didascalia anziché scrollare alla foto successiva non puoi fare a meno di proporre contenuti curati. È anche una forma di rispetto verso chi ti segue vestire i libri con abiti da sera e non con tute da lavoro. Certo, lavorando ci si accorge che solo laddove l’immagine e la sostanza coincidono si genera la magia: senza l’una o senza l’altra qualcosa manca”.

SR: “50 e 50?! Intendiamoci, il libro è ciò di cui vogliamo parlare, quindi riveste certamente un ruolo fondamentale, ma Instagram è il social visuale per eccellenza e quindi il messaggio passerà soprattutto attraverso la foto che scattiamo. Se questa non richiama l’attenzione, non suscita nessun tipo di emozione, difficilmente ci si fermerà a leggere la didascalia o a guardare il titolo del libro ritratto. Ecco allora che la composizione, la luce, l’inquadratura necessitano di una certa attenzione e magari anche di un po’ di studio”.

 

Confessate: li leggete davvero tutti i libri che postate su Instagram?

FT: “La risposta è si, ma il tema potrebbe essere oggetto di un lungo dibattito. Se per esempio ho letto tanta critica su un romanzo e magari ho letto più romanzi precedenti della stessa autrice, ho elementi sufficienti per raccontarlo o devo averlo fisicamente letto dalla prima all’ultima riga? A che mi segue interessano le trame e sapere se un certo romanzo mi è piaciuto o piuttosto conoscere le domande di fondo che quel testo pone? 

Provo a sintetizzare: leggere è un piacere estetico ed estatico, una meraviglia di cui godo personalmente ogni volta che leggo; per parlare di libri invece, da critico, da bookstagrammer o da giornalista, leggere può diventare meno necessario”.

SR: “Ebbene sì! E forse proprio per questo non pubblico tantissime foto. Leggo molto, quasi tutti i giorni, ma amo anche prendermi tempo per riflettere e lasciar sedimentare un libro che può quindi durare a che due o tre settimane”.

Vorremmo riportarvi ad un recente dibattito sulla figura dei bookgrammer, a partire da un articolo al vetriolo dello scrittore Massimiliano Parente, in cui si critica la caccia al “carino” che renderebbe il bookgrammer un “vetrinista social” promotore di un’idea superficiale e meramente estetica di libro. Come rispondete all’accusa di banalizzazione del libro mossa al bookgrammer? 

FT: “Si dice che ‘una volta c’erano i critici letterari e oggi i blogger’, così le vecchie generazioni accusano le nuove di impoverimento culturale. Trovo sbagliato tentare di rimanere agganciati nostalgicamente a paradigmi ormai incapaci di parlare alle persone. Dieci anni fa cantavamo la morte imminente della carta a favore dell’e-reader e oggi siamo di nuovo qui a saturare gli scaffali di libri stampati. Declamavamo la decadenza della letteratura italiana e il crollo del consumo dei libri e oggi ci ritroviamo con nuovi scrittori e scrittrici che diventano star e un mercato che stando ai dati è, finalmente, in crescita.

Credo che in questo processo Instagram e i blog abbiano giocato il ruolo predominante. Se non ci fossimo stati noi a ricreare interesse intorno al libro forse chi ci critica oggi farebbe un altro mestiere!”.

SR: “Credo che su Instagram, come ovunque nel mondo, ci sia molta varietà, c’è chi offre contenuti a mio parere più profondi e validi e chi magari è più leggero o se vuoi anche superficiale, ma è giusto così, poi ognuno sceglierà di seguire chi preferisce. Fare una foto di un libro però non implica per forza banalizzarlo; l’immagine può essere il punto di partenza per trasmettere un messaggio e per far nascere discussioni e riflessioni”.

 

Fuori dal non-luogo dei social e dentro il luogo reale di Bologna, quali sono i luoghi “letterari” che più vi stanno a cuore?

FT: “La libreria La Confraternita dell’Uva senza dubbio è uno dei miei luoghi preferiti. Ottimi libri, ottimo vino, c’è quasi tutto ciò che amo di più al mondo in pochi metri quadrati. 

Poi il Portico della Morte, ovviamente. Infine le vie letterarie di Bologna, quelle da camminare mentre pensi dove ogni porta rimanda a una storia: Vicolo Ranocchi e via delle Oche, per dirne un paio”.

SR: “Anche io non posso non menzionare La Confraternita dell’Uva. Un’altra bellissima libreria indipendente è poi la Libreria Trame

Poi c’è naturalmente la Salaborsa, a cui mi legano i ricordi degli anni universitari e dove ancora oggi vado a fare ricerca ogni volta che inizio a preparare una serata di letture”.

 

Non solo nei luoghi ma anche nelle iniziative Bologna è una città molto attenta alla dimensione letteraria. Un esempio è il “Patto per la lettura” che si occupa di promuovere e diffondere la lettura. Cosa ne pensate?

FT: “Conosco e apprezzo molto il patto per la lettura, anche se non ho avuto modo di collaborare con loro”.

SR: “Con il Patto collaboro da un anno, tramite una redazione partecipata del loro canale Instagram: ogni mese pubblico la foto di una raccolta di racconti e qualche volta contribuisco con qualche altro titolo, magari in occasione di una ricorrenza o evento. Sempre grazie a loro l’estate scorsa ho poi potuto tenere una delle mie serate di letture ad alta voce nel Cortile Guido Fanti, all’interno di Palazzo d’Accursio”.

 

Da bookgrammer mi sembra ovvio che condividiate le intenzioni del Patto, ma perché a vostro avviso la lettura è così importante?

FT: “Nel mondo c’è tanto rumore che molti non sentono il suono dolce della lettura. Ma io so e tutti noi sappiamo che quel suono, quando lo scopri, non ti abbandona mai”.

SR: “Attraverso la lettura ci si informa, si imparano tante cose, si cresce, si articolano i pensieri e ci si crea opinioni. Ma si provano anche emozioni, ci si intrattiene e si evade dal presente, a volte troppo gravoso. I momenti difficili della mia vita sono sempre stati accompagnati da tanti libri che mi hanno tenuto compagnia e mi hanno aiutata a guardare oltre. Leggere è una splendida avventura, ed è importante che lo si sappia!”.

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