Vengono riprodotti in migliaia di copie, sono piccoli ma dietro nascondono grandi storie. Sono gli stickers o come li chiamiamo noi a Bologna, i “patacchini”.
Andrea e Marina, due ragazzi appassionati di street art, hanno voluto raccontare quelle storie.
Così, un po’ per diletto, hanno deciso a gennaio dell’anno scorso di aprire una pagina instagram Bologna Stickers, un progetto fotografico di archivio di questa particolare forma d’arte, la sticker art. È stato un po’ come aprire il vaso di Pandora: il progetto, che nel mentre si è spostato anche su Facebook, è diventato presto un forte canale di aggregazione per artisti e amanti dell’arte di strada di tutta Italia. E non solo, la sua voce è arrivata anche all’estero.
Sui social dicono che il progetto è nato “nei peggiori bar di Bologna”, decido di incontrarli per farmi raccontare di più.
“Nei peggiori bar di Bologna – mi spiega Marina – perché noi frequentiamo molto spesso il bar ‘Modo’ in via Mascarella che è famoso per avere questo bagno stracolmo di stickers, tag, disegni. In quel momento c’era un adesivo che era diventato virale con la scritta ‘BNE’, se ci fai caso lo vedi dappertutto. Io ero andata a Torino, a Bari, a Cuba e vedevo sempre questo sticker. Se uno è interessato all’arte urbana e vede questa scritta si chiede cos’è, e ti viene da andare a cercare su internet. Abbiamo scoperto che BNE è questo artista newyorkese che ha mandato i suoi stickers nel mondo. Quello è stato il nostro primo sticker fotografato sulla pagina che ha dato il la al progetto. Ma non ci aspettavamo questo seguito, c’è un mondo dietro che abbiamo scoperto in questo ultimo anno che è incredibile. Non siamo gli unici pazzi che vanno nei bagni a guardare gli stickers”, conclude sorridendo.
Quindi il mondo della sticker art è una nuova forma di street art?
“È arrivata ancora prima – interviene Andrea – moltissimi street artist usano lo sticker come metodo di condivisione. È più immediato: lo attacchi, lo invii, lo scambi a mano con una persona. Ognuno ha la sua grafica e il suo progetto. È una micro street art più fruibile e virale, un piccolo link che rimanda a qualcosa di più grande. Lo stesso sticker lo puoi trovare a Roma, lo puoi trovare a Bangkok. Così si crea uno scambio, una rete”.
Lo spirito di condivisione ha travolto presto anche Bologna Stickers: la pagina in un anno di attività è diventata una community di appassionati di street art.
“Ci contattano dalla galleria più istituzionale al ragazzino che vuole diffondere la sua tag. Siamo riusciti a diventare un canale di aggregazione per promuovere artisiti, associazioni culturali, piccole gallerie. Per noi è diventato anche un modo alternativo di viaggiare e di vivere la città. Ci è capitato di girare in Italia e all’estero sempre in cerca di street art e sticker art. È importante secondo noi mettere un’impronta: l’arte di strada è sempre in divenire. È bello avere una gallery dove tu scopri che in quel posto c’era quella roba lì”.
Marina mi racconta che in occasione di Artefiera hanno anche avuto la possibilità di realizzare la prima stickerata. L’associazione culturale Serendippo ha messo loro a disposizione uno dei container in via del Guasto, pronto per essere riempito di stickers.
“Abbiamo fatto una call e nel giro di una ventina di giorni ci hanno mandato stickers da tutto il mondo per poter partecipare: Germania, Francia… ci avevano contattato anche dei ragazzi indiani. In più abbiamo chiesto a chi si trovava a Bologna di venirci a dare una mano. Ci aspettavamo tre persone in croce, in realtà eravamo una trentina. È venuta molta gente gasatissima, dalla bambina di tre anni al signore più anziano”.
“Ne abbiamo ancora una marea. Questi stickers vanno attaccati, per una questione di rispetto per chi te li ha mandati. C’è dietro un mondo con regole precise: vengono scambiati come delle figurine. Se tu non li mandi indietro o non fai vedere che li hai attaccati, finisci in una lista nera per cui vanno in giro a dire ‘non mandateli più a loro!’ Anche noi prendiamo i nostri stickers, li mandiamo a questi artisti e loro li vanno ad attaccare in giro. È uno scambio reciproco”.
Anche Bologna Stickers ha infatti il suo ‘patacchino’ molto bolognese con un Nettuno pop sullo sfondo. “Alcuni ci hanno chiesto se fosse Marx, Babbo Natale, Giuseppe Verdi… è bello anche il fatto che la gente non abbia chiaro che cosa sia”. Da bravi sticker artist me ne hanno portati un po’ e uno l’ho subito attaccato sulla mia agenda che uso per gli appunti di About. “Vedi – osserva Marina – ora quando andrai a fare le prossime interviste magari qualcuno si incuriosirà e ti chiederà cos’è quell’adesivo viola”.
E io gli parlerò di questa piacevole chiacchierata.
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