Così come i fili conduttori di un cavo elettrico, in termine tecnico chiamati ‘anime’, sono rivestiti da uno strato di materiale isolante, allo stesso modo il fascio di pensieri ed emozioni umane è protetto dalla pelle che copre vulnerabilità e sentimenti.
C’è una profonda metafora alla base di Elecktrochic, marchio bolognese di gioielli e architetture corporee fondato da Erika Morri nel 2012. La scelta di utilizzare fili elettrici per creare pezzi unici dallo stile inconfondibile raccontata dalla designer che ama definirsi ‘artista elettricista’.
Quali sono le tue principali ispirazioni?
“È dalla storia che attingo i miei stimoli creativi, in particolare avendo come modelli di riferimento le storie di donne forti e coraggiose. Le mie creazioni si ispirano ad eroine vissute principalmente durante il Medioevo e il Rinascimento e da loro prendono il nome. Tra queste ‘Fortezza’, dedicata al quadro mediceo Allegoria della Fortezza esposto alla Galleria dell’Accademia di Firenze e risalente al XVI Secolo. Dello stesso periodo storico è anche la storia che racconta le gesta della Regina dei Nibelunghi, figura leggendaria famosa per aver messo alla prova i suoi pretendenti in quanto intenzionata a non sposare mai un uomo più debole di lei. Da qui ‘Brunilde’, la mia creazione preferita. ‘Queen Elisabeth’ è una rivisitazione della storia del costume del XVI Secolo con un chiaro rimando alle gorgiere indossate da Elisabetta I d’Inghilterra. Il film del 1968 intitolato Barbarella ha dato vita a ‘Corallo Alieno’, collana simbolo dell’emancipazione femminile di quegl’anni. Dedicata invece alle connessioni dell’epoca moderna, ‘Chic Net’ è realizzata con cavi di rete e rj45. I gioielli Elecktrochic appartengono ad un’unica collezione in continua evoluzione arricchita ogni anno da nuovi pezzi”.
In che modo è reperito il materiale degli accessori Elecktrochic?
“Diversamente da come si potrebbe pensare i cavi elettrici che utilizzo non sono materiali di recupero ma di riuso e non-riciclo. Si tratta di prodotti elettrici non più fruibili in ambito industriale in quanto fuori norma e che andrebbero smaltiti. Li reperisco in negozi specializzati in cui acquisto pezzi nuovi e dove ho una vasta gamma di colori tra cui scegliere. Il recupero prevedrebbe molti step intermedi di pulitura, oltre che il pericolo di indossare cavi tecnici precedentemente non igienizzati e ricchi di metalli ossidati. Per quanto riguarda il packaging, invece, utilizzo scatole di derivazione da parete che chiudo con una vite”.
Come avviene la produzione?
“Mi occupo della produzione dei gioielli Elecktrochic insieme all’Associazione Casa delle Donne di Bologna, un centro anti-violenza con cui collaboro organizzando workshop per insegnare alle donne il mio metodo di lavoro. Da sola non riuscirei ad evadere tutte le richieste e non avrei abbastanza tempo per la manifattura in quanto a ciascun artefatto sono dedicate dalle due alle quattro ore di lavoro. Dedico particolare attenzione alle proporzioni così che, una volta indossato, il gioiello sia perfettamente in sintonia con le varie parti anatomiche. Le creazioni Elecktrochic si snodano lungo polsi, collo, braccia, schiena e torace e una misura standard non sarebbe sufficiente per tutte le clienti, anche se alcuni modelli sono dotati di catene modulabili per regolare le lunghezze”.
Qual è la connessione tra gli accessori Elecktrochic e il futurismo?
“Come per i futuristi, anche per me l’opera d’arte è energia e luce. L’esaltazione del movimento ostentata dal futurismo durante gli anni ’10 e ’20 è equivalente all’energia che i miei gioielli esprimono e celebrano. Significativo è stato l’evento Futuro Remoto organizzato a Rimini nel 2014 nello store Lacerba in Piazza Ferrari durante il quale Franca Fabbri, critica e docente d’Arte all’Accademia delle Belle Arti della città, ha individuato nell’elemento elettrico il trait d’union tra il design di Elecktrochic e la corrente artistica futurista”.
Quanto è importante il concetto di luce?
“Gli accessori Elecktrochic non sono solo ornamento ma veri e propri concetti da indossare che rappresentano la luce dentro ognuno di noi. Le mie creazioni rivelano l’energia interiore di ogni persona che, come un cavo elettrico, alimenta il mondo favorendone le infinite connessioni. L’utilizzo di materiale elettrico come ornamento per il corpo non è da intendersi come la volontà di illuminare la persona che lo porta ma, al contrario, è il soggetto che dona luce a ciò che indossa”.
Idee in cantiere?
“Sto lavorando ad un nuovo progetto chiamato ‘Anime Uniche’ da sviluppare insieme al gioielliere Cristian De Franchi che già vende il marchio Elecktrochic nel suo negozio in via Drapperie 5/2b a Bologna. Si tratta di un’idea nata dall’esigenza di sperimentare l’unione di materiali differenti. La sfida è quella di illuminare cavi elettrici e plastiche con materiali più nobili come le pietre preziose. In questo modo i gioielli Elecktrochic potranno essere del tutto personalizzabili rappresentando così l’unicità di chi li indossa e, accanto alla matericità del prodotto elettrico, sarà presente un piccolo dettaglio di luce. Tra le novità 2018 la pubblicazione del nuovo sito che racconta nello specifico le storie delle donne che più hanno influenzato la mia creatività”.
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